Consob, parte la corsa alla poltrona più ambita. Al governo serve un uomo fedele (e preparato), ma chi può essere? I nomi
Ma oltre ai nomi che da mesi sono sul tavolo, all’ultimo potrebbe anche spuntarla un outsider, tenuto per ora nell’ombra
Consob, parte la corsa alla poltrona più ambita
Tra il tourbillon delle nomine di stato in scadenza, se ne profila una (a febbraio) che riveste forse mai come ora una grande rilevanza, quella di presidente della Consob. Si tratta di una nomina di primissimo piano, che anche per questo scatena gli appetiti di chi magari è fuori dai grandi giochi di potere legati alle nomine delle principali partecipate. Basti pensare alle polemiche che seguirono alla nomina di Paolo Savona a quel ruolo, nel 2019, da parte del governo gialloverde.
A quell’epoca, infatti, la nomina capo della Consob, servì come sorta di compensazione per la rinuncia obtorto collo al ministero dell’Economia, per il quale si rischiò un conflitto istituzionale con il Colle, che sollevò forti perplessità di nominare in quel ruolo uno come Savona, “una personalità che”, come disse lo stesso presidente della Repubblica, “avrebbe potuto provocare, probabilmente, o, addirittura, inevitabilmente, la fuoriuscita dell'Italia dall'euro”.
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Dopo un breve "parcheggio" al ministero per gli affari europei, per Savona, dopo nove mesi, si schiusero le porte della Consob, l'autorità per la vigilanza e il controllo dei mercati finanziari.
La Commissione nazionale per le società e la Borsa è composta di un presidente e di quattro membri, scelti tra persone di specifica e comprovata competenza ed esperienza e di indiscussa moralità, nominati con decreto del presidente della Repubblica su proposta del presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio stesso.
In precedenza, essi duravano in carica cinque anni e potevano essere confermati una sola volta, mentre adesso la legge del 28 febbraio 2008, n. 31, ha stabilito in sette anni (senza possibilità di riconferma) la durata in carica dei membri della Commissione.
La nomina riveste una certa importanza, considerando che dal 1974 quando fu istituita, si sono succedute personalità ed economisti del calibro di Tommaso Padoa-Schioppa, Luigi Spaventa, Giuseppe Vegas.
La nomina del 2019 di Savona fu assai tormentata, anche perché alla guida dell'autorità era stato messo da pochi mesi dal governo Gentiloni, Mario Nava, praticamente costretto a dimettersi, a settembre del 2018, dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte proprio per far spazio a Savona (anche a seguito delle pressioni dei cinque stelle che lo vedevano come una sorta di “cavallo di Troia” della Commissione europea, della quale Nava è dirigente).
Il governo vuole un uomo fedele e preparato per un ruolo che nei prossimi mesi potrebbe essere più delicato di quello che appare. Basti pensare allo scontro venutosi a creare tra la Consob e il governo per la vicenda Unicredit-Bpm. Il presidente Savona, infatti, ha sospeso, a luglio, l'offerta pubblica di scambio (Ops) per tutelare i risparmiatori e il mercato, situazione che ha provocato critiche dal governo e innescato uno scontro politico, portando Savona a dichiararsi pronto a lasciare l'incarico, se non gradito.
Ecco allora che secondo quelle che sono le voci che circolano nei palazzi del potere romano, a prendere il suo posto, gira il nome, un po' a sorpresa nelle ultime settimane, e sarebbe quello di Federico Freni, sottosegretario all’economia leghista, classe 1980, avvocato romano, e fedelissimo del ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti. Fino ad ora la scelta più naturale e gettonata sembrava essere quella di Gabriella Alemanno, sorella dell’ex sindaco di Roma, le cui quotazioni però sembrerebbero da qualche settimana in discesa.
Un altro nome che si fa sempre interno alla Consob, come l’Alemanno è quello del professore Federico Cornelli (entrambi sono stati indicati dall’attuale governo). Freni appare leggermente in vantaggio, ma il fatto che sia in quota Lega potrebbe rimescolare tutto, dal momento che il rinnovato interesse per la finanza potrebbe convincere la premier (anche per l’intercedere di qualcuno dei suoi più stretti consiglieri) che quel ruolo deve toccare ad un uomo di Fratelli d’Italia.
Tra l’altro Freni non appare particolarmente competente in materia di Borsa. E allora tutto potrebbe tornare in discussione, e oltre ai nomi che da mesi sono sul tavolo, potrebbe chissà all’ultimo anche spuntarla un outsider, tenuto per ora nell’ombra.