Dazi, mercati da diversificare e norme più chiare: l’Europa alla ricerca di un equilibrio nel nuovo ordine mondiale
Dal Forum del Commercio Internazionale di Milano l'appello a un'Europa chiamata a ridefinirsi tra i dazi di Trump, la pressione cinese, la resilienza dei consumatori e la necessità di mercati più diversificati e regole finalmente chiare
Forum del Commercio Internazionale: tra dazi, geopolitica e nuove sfide per l’Europa
Si è svolta oggi, venerdì 10 ottobre, all’Hotel Excelsior Gallia di Milano, la terza edizione del Forum del Commercio Internazionale, appuntamento che riunisce in un’unica giornata imprese, istituzioni e media per discutere di geopolitica, regole e sfide del commercio mondiale. L’edizione di quest’anno, organizzata da ARcom Formazione, ha posto al centro del dibattito il tema dei dazi imposti dall’amministrazione Trump e delle ricadute sull’Unione Europea e sull’Italia, con particolare attenzione alle risposte delle imprese italiane e al nuovo equilibrio globale delle tariffe commerciali.
La giornata si è articolata in tavole rotonde e sessioni tematiche – tra cui “Nuovo ordine mondiale: chi detta le regole?”, “La guerra dei dazi”, “Europa che cambia” e “Oltre la globalizzazione” – con l’obiettivo di creare un confronto concreto tra esperti, istituzioni e aziende sulle strategie europee e sulle prospettive per l’export italiano. Affaritaliani ha seguito da vicino l’incontro, raccogliendo i passaggi e gli interventi più significativi della giornata.
Fitto: "L’Europa deve proteggere la sua competitività e i suoi valori"
Ad aprire i lavori con un videomessaggio è stato Raffaele Fitto, vicepresidente esecutivo della Commissione europea, che ha rilanciato il tema della competitività europea e della necessità di una risposta comune ai cambiamenti globali. "L’Unione Europea deve reagire proteggendo la sua competitività e i suoi valori”, ha affermato Fitto, sottolineando come l’Europa sia stata “unita e solida nei negoziati più delicati, come quello con gli Stati Uniti. Non perfetta, ma molto più equilibrata delle premesse iniziali, e tra le migliori in assoluto".
Fitto ha ricordato anche gli accordi commerciali con Mercosur, Messico e Indonesia, rimarcando l’importanza di "trovare il giusto equilibrio: essere aperti, ma anche capaci di reagire in fretta ai mutamenti geopolitici".
Fabbri: "I dazi americani? Misure imperiali, non economiche"
Tra gli interventi più incisivi, quello di Dario Fabbri, analista geopolitico, che ha criticato la logica dei dazi statunitensi. "I dazi non sono misure di politica economica. Gli Usa li applicano e, nel frattempo, puntellano la globalizzazione", ha spiegato, aggiungendo che "i dazi su di noi non hanno una matrice economica: Trump vuole riportare al centro la manifattura, in un Paese dove mancano reddito minimo garantito e capacità produttiva, con fabbriche che non esistono più".
Ma su quale sia allora il vero scopo dei dazi, Fabbri risponde senza esitazioni: "Sono di matrice puramente imperiale. Trump lo ha sempre detto chiaramente: vuole portare miliardi nelle casse americane. E per farne cosa? Spesa militare, tecnologica, in funzione anti-cinese".
Sul fronte europeo, e dell'accordo Usa-Ue sui dazi, Fabbri propone "Cosa avrei fatto io? Li avrei lasciati al 30%, tanto gli americani non producono niente. Questo genererà una grande incontinenza emotiva, costringendo la Corte Suprema a intervenire entro un paio d’anni. Con il 15% ci è andata di lusso. Ma ricordiamoci: gli americani vogliono che ci riarmiamo per aiutarli nella competizione con la Cina. Pensano di non avere tempo, e ci strattonano".
Fabbri distingue poi i dazi europei da quelli verso la Cina: "I dazi con la Cina non hanno nulla a che vedere con i nostri. Quelli americani colpiscono il surplus commerciale cinese, che viene speso in tecnologia e spese militari. Lo scopo è ridurre quel surplus, così che Pechino spenda di meno in armamenti".
E prosegue: "Gli Usa ragionano in funzione di dividere Russia e Cina. Devono prendere la Russia, oggi più debole, e usarla contro la Cina più forte. Per questo hanno proposto un cessate il fuoco favorevole a Mosca".
Armella: "L’incertezza ha cambiato le strategie delle imprese"
Nella tavola rotonda “La guerra dei dazi: impatti e prospettive”, l’Avvocata Sara Armella, Managing Partner dello Studio Armella & Associati e Direttore scientifico di ARcom Formazione, ha ribadito come il tema centrale resti l’incertezza: “Ha creato una discontinuità rispetto al passato. L’accordo Usa-Ue ci colloca in una posizione più agevole rispetto ad altri Paesi, ma con un cambio di scenario così forte le strategie sono mutate”.
L’Italia, secondo Armella, “esporta molti prodotti non facilmente sostituibili, punto di forza del nostro export, con mercati consolidati. Ma oggi serve diversificare: lavorare di più sul mercato unico europeo e incrementare gli scambi interni potrebbe rafforzare la nostra posizione esterna, compensando ciò che si perde con gli Stati Uniti".
Benedan (DHL): "Le PMI rischiano di reagire tardi"
Dal fronte logistico, Floriana Benedan, Managing Director Customs di DHL Express Italy, ha portato la prospettiva operativa: “Abbiamo una fotografia accurata dei comportamenti aziendali. Alcune imprese sono attendiste, altre hanno già aumentato i prezzi sull’estero, altre ancora hanno anticipato le esportazioni, mentre alcune le hanno fermate e stanno rivedendo la catena di distribuzione”.
Il rischio maggiore, secondo Benedan, è "una reazione tardiva e non strategica. Le PMI italiane hanno bisogno di formazione per esplorare mercati esteri in continuo movimento".
Benifei: "Serve un’Europa più unita e assertiva"
A intervenire sul tema dell’attrattività europea è stato Brando Benifei, presidente della Delegazione per le relazioni con gli Stati Uniti al Parlamento Europeo: "Serve un’Europa più unita, soprattutto nell’ottica di pretendere le esenzioni necessarie per azzerare i dazi industriali. È importante dare una scadenza chiara agli accordi per garantirne il rispetto. È vero che si tratta anche di un accordo politico, ma ciò non significa accettare qualunque situazione di incertezza: dobbiamo garantire stabilità".
Preiti (ADM): "Importazioni doganali in crescita, ma serve armonizzazione europea"
Maria Preiti, Direttore territoriale per la Lombardia dell’Agenzia Dogane e Monopoli, ha evidenziato un dato interessante: “Le importazioni doganali non sono diminuite, anzi. Parliamo di 93 milioni di operazioni, un numero cresciuto soprattutto grazie all’aumento dell’e-commerce”. Tuttavia, ha aggiunto, “l’Europa non si muove ancora in modo uniforme. Si dovrebbe applicare in maniera identica il Codice doganale dell’Unione: tariffe uguali per tutti. Arrivare a un’armonizzazione effettiva aiuterebbe a proteggere il nostro mercato e le nostre imprese”.
Colaninno: "Attenti alla regressione industriale europea"
Dal mondo industriale, Matteo Colaninno, Presidente Esecutivo del gruppo Piaggio, ha lanciato un monito: “C’è un vero rischio di regressione industriale. Le ambizioni europee, come il Green Deal, erano giuste, ma ci siamo dati obiettivi enormi e forse irrealizzabili. Oggi questi obiettivi ci stanno portando degli svantaggi, ma le imprese hanno tenuto duro e continueranno a conquistare nuovi mercati, restando però anche sul territorio”.
Sacerdoti: "L’oro ai massimi? Segno di incertezza geopolitica"
Sul tema della tenuta dei mercati è intervenuto Giorgio Sacerdoti, professore emerito dell’Università Bocconi: “Gli economisti avevano previsto che, con queste chiusure, i consumatori avrebbero sofferto, e anche l’economia americana. Invece non è andata così: i consumi crescono, ma la svalutazione del dollaro e il rialzo dell’oro – bene rifugio per eccellenza – indicano una fase di incertezza geopolitica. Tuttavia, oltre ai rischi, vedo anche opportunità: le PMI dovrebbero sfruttare la loro flessibilità per individuare nuovi mercati”.
Forte (ICE): "Diversificare i mercati, anche quelli tradizionali"
Nella tavola rotonda “Nuovo ordine mondiale: chi detta le regole?”, Maurizio Forte, Direzione Centrale Export di ICE – Italian Trade Agency, ha ribadito che “la diversificazione merceologica porta sempre con sé la diversificazione dei mercati. Lo abbiamo sempre fatto. Oggi guardiamo a tutti, in modo nuovo, anche ai mercati tradizionali. I dati dell’export restano positivi: crescono gli scambi con Stati Uniti, Spagna, Svizzera e Germania”.
Travaglini (Confindustria): "Serve armonizzazione normativa, in Italia e in Europa"
Laura Travaglini di Confindustria ha invece sottolineato: “Il mercato Usa è imprescindibile e dobbiamo mantenere alte le nostre quote. Ma serve guardare anche ai mercati alternativi. L’Europa si è mossa bene, accelerando i negoziati con partner strategici come Mercosur, India, Indonesia e Thailandia. Tuttavia, il nodo principale resta la certezza delle regole. Serve un’armonizzazione normativa e applicativa, sia a livello nazionale sia europeo. Oggi, persino all’interno del territorio italiano, esistono disparità che generano confusione tra le imprese. Uniformare le regole sarebbe già un grande passo avanti”.
Il Forum del Commercio Internazionale si conferma così uno spazio cruciale di confronto tra istituzioni, imprese e analisti, in un momento in cui la politica dei dazi, la transizione industriale e la ridefinizione degli equilibri globali impongono all’Europa – e in particolare all’Italia – di trovare una strategia chiara per restare competitiva, aperta e, soprattutto, protagonista del nuovo ordine mondiale.