Dazi, blocchi e nuove rotte: l’Italia resiste nella guerra commerciale globale - Affaritaliani.it

Economia

Ultimo aggiornamento: 13:37

Dazi, blocchi e nuove rotte: l’Italia resiste nella guerra commerciale globale

Forum del Commercio Internazionale 2025: sfide, opportunità e il nuovo ordine economico globale

di Rosa Nasti

Dazi, blocchi e nuove rotte: l’Italia resiste nella guerra commerciale globale

L’Italia si conferma tra le economie più resilienti d’Europa, ma la nuova “guerra dei dazi” impone alle imprese una revisione profonda delle strategie di export.
È quanto emerge dal Forum del Commercio Internazionale 2025, organizzato da ARcom Formazione con il patrocinio di Commissione Europea, SIMEST, AICE e Regione Lombardia, che ha riunito oggi all’Hotel Excelsior Gallia di Milano istituzioni, imprese e accademici per discutere le nuove regole del commercio globale.

“I dazi non sono più solo uno strumento economico: sono diventati un’arma geopolitica”, ha osservato Sara Armella, Managing Partner dello Studio Legale Armella & Associati e direttrice scientifica del Forum. “In questo scenario, la conoscenza doganale e la diversificazione dei mercati diventano leve di sopravvivenza per le imprese italiane.

Moderato da Mariangela Pira (Sky TG24), il Forum ha fotografato un mercato mondiale in forte tensione: negli Stati Uniti, la politica tariffaria dell’amministrazione Trump ha portato le aliquote medie al 17,9%, il livello più elevato dal 1934, determinando un triplicamento delle entrate doganali, che hanno raggiunto 29,6 miliardi di dollari al mese. 

Questo irrigidimento delle politiche commerciali si riflette anche nell’aumento delle misure restrittive a livello internazionale, cresciute di 3,5 volte rispetto al periodo pre-pandemico: nel 2024 sono state introdotte 4.370 barriere, mentre nei soli primi dieci mesi del 2025 ne sono state registrate 2.235, evidenziando una chiara tendenza verso quella che viene definita “post-globalizzazione” o “frammentazione” del commercio globale.

Italia meglio di Francia e Germania

Nonostante la pressione tariffaria, l’Italia tiene il passo: nel primo semestre 2025 l’export ha toccato 322,6 miliardi di euro (+2,1%), mentre Francia e Germania hanno registrato una flessione dello 0,9%.
L’export vale ormai un terzo del PIL nazionale, con gli Stati Uniti che restano il principale mercato extra-UE (11,6% del totale).

“L’Italia dimostra resilienza in un contesto di forte competizione globale,” ha dichiarato Valentino Valentini, Viceministro delle Imprese e del Made in Italy. “La frammentazione geopolitica potrebbe far perdere al commercio mondiale fino a 3.000 miliardi di dollari entro il 2035. È fondamentale una gestione strategica dell’internazionalizzazione e un sostegno deciso agli investimenti esteri e ai distretti industriali.”

Tuttavia, l’impatto dei dazi non è trascurabile: secondo l’Agenzia ICE, le imprese italiane dovranno sostenere fino a 10,6 miliardi di euro di costi aggiuntivi, con un possibile effetto negativo sul PIL tra -0,2% e -1,4%.“Molte aziende hanno scelto di assorbire parte dei rincari pur di non perdere quote di mercato – ha aggiunto Armella – ma questo riduce i margini e aumenta la pressione sulla competitività.”

Le potenzialità delle nuove rotte di crescita

Il White Paper di ARcom Formazione, “Geoeconomia e guerra dei dazi: sfide e opportunità per le imprese”, presentato durante il Forum, individua nuove traiettorie di sviluppo: solo il 13% dell’export italiano viaggia oggi su rotte “nuove”, ma il potenziale inespresso vale oltre 85 miliardi di euro. L’Unione Europea conta già 45 accordi di libero scambio con 79 Paesi extra-UE, che generano il 46% del commercio estero europeo. Tra i mercati emergenti spiccano Mercosur, India e Sud-Est asiatico.

Intervenuto con un video messaggio, Raffaele Fitto, Vicepresidente esecutivo della Commissione Europea, sottolinea: “Proteggendo competitività, sicurezza e valori, l’Europa ha posto il commercio con Paesi terzi al centro del dibattito. Con accordi strategici come quelli con Stati Uniti, Mercosur, Messico e Indonesia, e un dialogo in corso con l’India, l’Unione Europea dimostra unità e preparazione. Il commercio internazionale resta leva di crescita, innovazione e lavoro: per questo la competitività e la solidità del mercato unico sono priorità. Oggi più che mai serve equilibrio: apertura e reattività ai mutamenti geopolitici, difesa delle regole con una voce europea forte, per continuare a guidare il commercio mondiale e garantire prosperità alle nostre imprese”. 

“Gli accordi di libero scambio non servono solo ad abbattere i dazi – ha poi commentato Tatiana Salvi, Segretario generale di Asso.AEO – ma anche a creare regole comuni su sostenibilità, diritti dei lavoratori e tutela delle indicazioni geografiche. È su questo terreno che il Made in Italy può fare la differenza”.

La forza della coesione europea

I dazi non sono un evento economico isolato, ma il sintomo di un cambiamento geopolitico più ampio, che ha innescato dinamiche di economia politica che vanno oltre la portata dei modelli standard. Il diritto doganale, in tutti i suoi aspetti, è tornato a essere protagonista delle strategie dei Governi, delle imprese e dei consulenti, in conseguenza della profonda e rapida trasformazione del commercio internazionale.

Enrico Letta, già presidente del Consiglio dei Ministri e Decano della IE University di Madrid ha dichiarato come il tema dell’autonomia strategica europea sia oggi fondamentale: “Abbiamo capito che non possiamo dipendere dalle grandi potenze: possiamo fare accordi, ma dobbiamo partire da una posizione di indipendenza. Che si tratti di difesa, transizione energetica o stabilità finanziaria, dobbiamo essere europei forti, uniti, integrati, autonomi.

Questo rafforzamento interno ha anche una forte dimensione esterna: ci costringe a confrontarci con nuovi mercati, mantenendo però la nostra identità e i nostri valori. Spesso veniamo percepiti come troppo esigenti, ma la nostra forza è proprio quella di avere regole e standard elevati. Oggi, a differenza di trent’anni fa, l’Europa non è più il centro del mondo: all’epoca l’economia italiana valeva quanto quelle di Cina e India messe insieme; oggi quei Paesi sono venti volte più grandi. Questo ci obbliga a essere più intelligenti, più aperti, ma anche più coesi".

Formazione e capitale umano: la nuova frontiera dell’internazionalizzazione

“Il commercio internazionale non è più una questione tecnica, ma strategica”, ha dichiarato Armella. “Le imprese devono dotarsi di competenze interne e formare figure capaci di leggere i cambiamenti geopolitici e normativi. È questa la vera infrastruttura competitiva del futuro.”

È con questo spirito che l’evento si è concluso, con l’assegnazione del riconoscimento “Alfiere del Commercio Internazionale” – Young International Trade Specialist (YITS), promosso in collaborazione con loStudio Armella & Associati e Hermes Validating and Consulting. Un momento pensato per coinvolgere nuove generazioni di studiosi e professionisti del commercio internazionale e del diritto doganale, creando un ponte tra giovani talenti e aziende leader del settore.

Valentino Valentini, Viceministro delle Imprese e del Made in Italy, ha espresso pieno accordo con questa visione, sottolineando: “Formare le nuove generazioni nel campo dell’export significa offrire loro opportunità professionali concrete e garantire alle imprese il capitale umano necessario per competere a livello globale”, ha aggiunto Valentino Valentini, Viceministro delle Imprese e del Made in Italy, esprimendo pieno accordo con questa visione.