Desertificazione bancaria e doppio standard: perché alla First Cisl non piace BancoBpm-Crédit Agricole?

Il segretario generale del sindacato, Colombani, osteggia l’aggregazione tra i due istituti. Giusto, ma allora perché non ha protestato in altri casi?

di Rocco Smatti
Economia

Desertificazione bancaria e doppio standard: perché alla First Cisl non piace BancoBpm-Crédit Agricole?

Il segretario nazionale della First Cisl, Riccardo Colombani, ha espresso una netta contrarietà a una possibile aggregazione tra Crédit Agricole Italia e Banco Bpm. Secondo lui, l’operazione metterebbe a rischio posti di lavoro e provocherebbe la chiusura di numerosi sportelli bancari, aggravando il problema della cosiddetta “desertificazione bancaria”.

Fin qui, nulla di nuovo. Il tema della desertificazione sembra essere diventato un cavallo di battaglia di Colombani: denuncia le chiusure, lancia allarmi, si dice pronto a difendere l’occupazione. Ma quando si passa dalle parole ai fatti, la musica cambia. Perché di fronte ai piani industriali dei grandi gruppi bancari, la First Cisl che lui gestisce non ha mai voluto attuare azioni concrete di protesta: nessuno sciopero, nessuna mobilitazione, nessun segnale di dissenso reale. E pensare che i gruppi bancari quando chiudono decine di agenzie lo preannunciano preventivamente ai sindacati nelle presentazioni dei relativi piani industriali. Solo dichiarazioni, dunque.

Se l’operazione andrà in porto, vedremo cosa farà la First Cisl e se sottoscriverà o meno l’accordo di fusione. E Affaritaliani – come del resto molti osservatori del settore – seguirà con attenzione la vicenda per vedere se alle parole seguiranno i fatti. Un faro che questa testata terrà puntato anche sugli atri sindacati, non soltanto sulla First Cisl. 

C’è però un dato che vale la pena ricordare. Da quando Colombani è segretario nazionale, la First Cisl ha firmato praticamente tutti gli accordi collegati alle grandi aggregazioni bancarie italiane. Accordi che, di volta in volta, hanno comportato migliaia di esuberi e centinaia di chiusure di filiali. Eppure, in quei casi, non si sono levate né accuse di desertificazione né proclami contro le fusioni.

Viene allora da chiedersi: l’attenzione improvvisamente riservata al dossier Banco Bpm–Crédit Agricole serve davvero a difendere i lavoratori o si tratta del tentativo di sollevare un polverone mediatico destinato, purtroppo, a dissolversi nel nulla? Ci sono istituti “più uguali di altri”?

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