Deutsche Bank, stop al cash allo sportello. Tagli alle filiali in Italia

Rumors: Mediocredito non interessata al marchio Mps

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Una sforbiciata ulteriore delle 266 filiali e lo stop del cash agli sportelli che finirà per tagliare i ponti con la clientela microretail. Di converso, maggiori servizi per i grandi patrimoni e le imprese, una rete sul territorio focalizzata sulla clientela affluent e più spinta al credito al consumo.

Deutsche Bank, la prima banca tedesca che ha in Italia il suo secondo mercato, prosegue nel suo progressivo abbandono al settore rivolto alla clientela del mercato di massa, comparto a bassa redditività e, sulla base di quanto fatto in Spagna, ha deciso di concentrarsi, oltre alle grandi imprese nel corporate banking, su quella fascia di clientela “affluent” che ha una ricchezza tra i 50.000 e i 500.000 euro e soprattutto che utilizza la banca da remoto, che non vuole cioè la presenza fisica allo sportello. Lo scrive il Sole 24 Ore a cui il chief country officer per l'Italia Roberto Parazzini ha confermato per il nostro Paese le linee strategiche tracciate a Francoforte.

Il gruppo tedesco dunque abbandonerà la clientela retail con piccoli patrimoni, quello delle micro imprese, quello delle famiglie che utilizzano solo i prodotti più tradizionali allo sportello e si concentrerà su quelle aree di business più redditizie, meno costose e dove il gruppo guidato da Christian Sewing è maggiormente competitivo. In Italia, dove il gruppo impiega 3.400 dipendenti di cui 1.200 bancari, le filiali sono 266, ma erano 337 sei anni fa. Ammontare ridotto attraverso la chiusura e l’accorpamento di sportelli più piccoli in altri più grandi.Cura dimagrante” che il colosso di Francoforte ha applicato anche alla Spagna dove nel 2015 le filiali erano 250, mentre oggi sono 158.

Le forbici sul business bancario si abbatteranno anche sul Monte dei Paschi, il cui marchio potrebbe restare in mano pubblica e passare al Mediocredito Centrale, istituto di credito controllato Invitalia.


 

Secondo quanto scrive La Stampa, infatti, è probabile che il marchio della banca più antica del mondo, uno degli asset per i quali Unicredit ha da subito manifestato il proprio disinteresse, resti nell’alveo dello Stato, perché altre possibilità diverse, nei fatti, non ce ne sono. Il tavolo negoziale con il gruppo guidato da Andrea Orcel è ripreso nei giorni scorsi dopo la lunga pausa elettorale. E d'altra parte, se è vero che i risultati usciti dalle urne hanno aumentato le possibilità di un via libera politico all'accordo, nessuna decisione verrà presa prima dei ballottaggi previsti per il 17 e 18 ottobre.

Che i nodi sul tavolo siano ancora lungi dall'essere sciolti è testimoniato anche dal fatto che ieri, in un incontro per fare il punto sul coinvolgimento di Mcc, l'unico punto è stato quello delle filiali, per le quali Mcc ha manifestato il proprio interesse e che resta l'unico asset al quale la controllata pubblica, che a sua volta controlla la Popolare di Bari, è interessata. 

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In passato, la stessa Mcc ha già smentito il suo interesse per il marchio. Ma dati i paletti messi fin da subito da UniCredit e gli impegni presi dal ministro dell'Economia, Massimo Franco, in Parlamento nell'agosto scorso ("la salvaguardia dell'occupazione e del marchio, oltre che del risparmio, sono le priorità del governo", aveva detto il ministro) rendono difficili altre soluzioni come quella, pur sondata, di una permanenza "a tempo" del marchio Mps dentro al gruppo UniCredit. Non a caso Mcc è emersa anche come possibile acquirente delle controllate di Mps che non interessano a Orcel come Leasing, Factoring e Mps Capital Services.

Anche se, fonti vicino al dossier ribadiscono che Mediocredito non sia interessata al marchio Mps. Sottolineando come l'istituto che controlla anche la Popolare di Bari abbia espresso interesse solo a circa 150 filiali del Monte situate nel Sud Italia per le quali ha avuto accesso alla data room.

Secondo alcuni media, che rilanciano voci gia' circolate in agosto, Unicredit non sarebbe interessata al marchio senese il quale, per la sua conservazione, potrebbe essere ceduto cosi' a Mcc. Il logo del Monte pero' non rientrerebbe nell'ambito di azione di Mcc che focalizza la sua azione nel Mezzogiorno con una limitata presenza nel resto del paese dovuto alla rete di sportelli della Popolare di Bari e della controllata Cr Orvieto. 

C'è infine anche il punto interrogativo sul Consorzio Operativo, la controllata del gruppo Mps che si occupa dei servizi informatici, oltre 850 dipendenti per cui sul tavolo dei tecnici del Mef al lavoro sulla privatizzazione del Monte è spuntato il nome del colosso del fintech Nexi-Sia, gruppo per cui è in arrivo il disco verde dell'antitrust e che vedrà come primo azionista al 17% il braccio finanziario del Tesoro Cdp