Draghi striglia l'Europa e benedice l'IA: "Investire su questa nuova tecnologia, altrimenti sarà stagnazione"

"Negli ultimi vent'anni siamo passati dall'essere un continente che accoglieva le nuove tecnologie a uno che ha progressivamente retto barriere all'innovazione e alla sua adozione"

di Filippo Santi

Mario Draghi

Economia

Draghi, con Ai per l'Europa è possibile un boom economico: "Sarebbe l'accelerazione più significativa vista da decenni"

"Stime credibili suggeriscono che l'intelligenza artificiale potrebbe innalzare in modo sostanziale il percorso di crescita delle economie avanzate. Se la diffusione dell'IA ricalcasse il boom digitale statunitense della fine degli anni 90 la crescita della produttività potrebbe essere più alta di circa 0,8% all'anno. Se seguisse la diffusione dell'elettrificazione negli anni 20 il miglioramento
potrebbe avvicinarsi a 1,3%. Anche la parte bassa di queste stime rappresenterebbe l'accelerazione più significativa che l'Europa abbia visto da decenni". A dirlo è Mario Draghi nel suo discorso all'inaugurazione dell'anno accademico del Politecnico di Milano.

Draghi: "Ue adotti IA su larga scala o sarà stagnazione"

"L'intelligenza artificiale può essere solo uno strumento, ma ciò che la rende eccezionale è la sua capacità di diffondersi nell'economia in tempi molto più rapidi rispetto alle precedenti rivoluzioni tecnologiche", dice Draghi.

"La divergenza tra i paesi che abbracciano l'innovazione e quelli che esitano - ha osservato l'ex presidente della Bce - si allargherà sensibilmente e rapidamente negli anni a venire. È per questo che l'Europa vive oggi un momento di verità", dunque "se non colmiamo questo divario e non adotteremo queste tecnologie su larga scala l'Europa rischia un futuro di stagnazione con tutte le sue conseguenze".

"Negli ultimi vent'anni siamo passati dall'essere un continente che accoglieva le nuove tecnologie riducendo il divario con gli Stati Uniti a uno che ha progressivamente retto barriere all'innovazione e alla sua adozione. Lo abbiamo già visto nella prima fase della rivoluzione digitale quando la crescita della produttività europea è scesa a circa la metà del ritmo statunitense. Ora questo schema si ripete con la rivoluzione dell'intelligenza artificiale. Lo scorso anno gli Stati Uniti hanno prodotto 40 grandi modelli fondamentali, la Cina 15, l'Unione Europea solo 3. E lo stesso schema si osserva in molte altre tecnologie di frontiera dalla biotecnologia ai materiali avanzati fino alla fusione nucleare dove  - ha concluso - numerose innovazioni significative e investimenti privati avvengono al di fuori dell'Europa".

"Una politica efficace in condizioni di incertezza richiede adattabilità la capacità di rivedere le ipotesi, di equilibrare quei pesi adeguare rapidamente le regole man mano che emergono evidenze concrete sui rischi e benefici ed è qui che l'Europa si è inceppata".

Secondo l'ex premier "se c'è un filo conduttore nelle difficoltà dell'Europa a mantenere in passo il cambiamento tecnologico è la nostra incapacità di gestire questo tipo di incertezza radicale. Per ragioni storiche e culturali l'Europa ha spesso adottato un approccio improntato innanzitutto alla cautela, radicato nel principio di precauzione. L'idea è che quando i rischi di una tecnologia nuova sono incerti l'opzione più sicura sia rallentare o limitarne l'adozione. Questo metodo può essere appropriato in ambiti chiaramente delimitati come per esempio in alcuni settori, ma è inadeguato per tecnologie digitali e uso generale come l'intelligenza artificiale dove l'ampiezza e la variabilità degli esiti potenziali è enormemente maggiore". 

Draghi ha quindi aggiunto: "Abbiamo trattato valutazioni iniziali e provvisorie come se fossero dottrina consolidata inserendole in leggi estremamente difficili da modificare una volta che il mondo cambia".

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