Ex-Ilva, gas fermo: si cerca una via d'uscita con ArcelorMittal

Nel frattempo, si stanno svolgendo discussioni tra l'Autorità di Regolazione dell'Energia (Arera) e Snam, il fornitore di ultima istanza

di Redazione Economia
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Ex-Ilva, gas fermo: si cerca una via d'uscita con ArcelorMittal

Da adesso in poi, la procedura nota come "discatura", ossia il processo di posizionamento di specifici "dischi" che interrompono il flusso di gas, tecnicamente risulta possibile. Tuttavia, diverse fonti coinvolte nel dossier dell'ex Ilva affermano (e assicurano) che, almeno nei prossimi giorni, non ci sarà distacco per la più grande acciaieria d'Europa. Si attendono gli sviluppi futuri e le decisioni chiave entro la settimana, le quali si rivelano cruciali per evitare la chiusura dello stabilimento e per evitare una decisione che segnerebbe la fine della storia del gigante siderurgico.

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Nel frattempo, si stanno svolgendo discussioni tra l'Autorità di Regolazione dell'Energia (Arera) e Snam, il fornitore di ultima istanza, per definire le azioni da intraprendere in base agli scenari futuri. Un provvedimento giudiziario della Regione Lombardia ha respinto il ricorso di Acciaierie d'Italia, la società controllata principalmente da ArcelorMittal e con una quota minoritaria del socio pubblico Invitalia, che chiedeva il prolungamento della sospensione della fornitura di gas da parte di Snam Rete a causa di mancati pagamenti delle bollette.

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La situazione dell'ex Ilva si complica ulteriormente, con il rischio concreto di interruzione della fornitura di gas. Il Tar della Lombardia ha respinto l'istanza di sospensiva presentata da Acciaierie d'Italia, aprendo la strada alla possibile interruzione da parte di Snam Rete Gas. La decisione del Tar è basata sulle ingenti somme non pagate da parte di Acciaierie d'Italia, ammontanti a 109 milioni di euro, con ulteriori 69 milioni maturati nei mesi successivi. Nonostante l'annuncio del ricorso al Consiglio di Stato da parte di Acciaierie d'Italia, la prospettiva di interruzione della fornitura costituisce un colpo significativo per lo stabilimento di Taranto, al centro di un conflitto tra il governo e il socio privato.

Il provvedimento del Tar Lombardia ribalta la sua precedente decisione di mantenere la fornitura per motivi di sicurezza, evidenziando l'accumulo di nuovi debiti e la mancata ricerca di un fornitore alternativo. La situazione critica dell'ex Ilva si aggiunge alla crisi finanziaria, con ArcelorMittal che ha rifiutato il rifinanziamento da 320 milioni. La trattativa tra Invitalia e ArcelorMittal per una separazione consensuale appare complicata, mentre il governo ha fissato un limite temporale per una decisione definitiva. Nel frattempo, Confindustria Taranto ha sottolineato l'importanza di preservare i crediti dei fornitori e propone un tavolo di coordinamento nazionale per affrontare le urgenze della situazione.

Nel frattempo, il governo e ArcelorMittal stanno negoziando per trovare un accordo su una separazione consensuale, al fine di evitare una lunga battaglia legale. Il limite temporale per trovare un'intesa è stato fissato per mercoledì. Il governo ha comunque assicurato che l'era del gruppo indiano alla guida del colosso siderurgico è già considerata conclusa. Giovedì è previsto un nuovo incontro con i sindacati per discutere della situazione e delle prossime mosse. Le organizzazioni metalmeccaniche vedrebbero come soluzione ideale una temporanea maggioranza statale attraverso Invitalia, in attesa dell'ingresso di nuovi partner pronti a investire nell'acciaieria per garantirle un futuro industriale.