Ex-Ilva, lo Stato ha un piano da 1,8 mld. Ma ArcelorMittal scatena i legali

a conversione del prestito obbligazionario da 680 milioni potrebbe portare Invitalia al 62%

di Redazione Economia
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Adolfo Urso, Giancarlo Giorgetti e Lucia Morselli
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Ex-Ilva, il tempo stringe

L'ultima assemblea dei soci di Acciaierie d'Italia, rinviata al 22 dicembre, ha sollevato preoccupazioni riguardo al futuro dell'azienda siderurgica. In questo contesto incerto, emerge l'ipotesi di una possibile nuova amministrazione straordinaria, che potrebbe garantire la tutela dell'occupazione ma mettere a rischio l'indotto, già compromesso dai problemi emersi dopo il fallimento del 2015. Acciaierie d'Italia si trova in una situazione critica, con ritardi nei pagamenti che colpiscono le imprese subappaltatrici. La gestione dell'appalto da parte dell'attuale management ha generato difficoltà anche per le imprese più solide. L'ipotesi di una nuova amministrazione straordinaria è sul tavolo, e il futuro occupazionale di centinaia di lavoratori è in bilico.

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Il socio privato Arcelor Mittal (62%) e il socio pubblico Invitalia (38%) non hanno ancora trovato un accordo, complicando la situazione. Le proposte di Arcelor Mittal per l'acquisizione degli impianti Ilva sono state respinte, generando tensioni. Nel frattempo, la gestione dell'azienda è in sospeso, con un'assemblea che potrebbe decidere il destino dell'industria siderurgica. Arcelor Mittal ha presentato una proposta di finanziamento soci per fronteggiare le esigenze di cassa urgente e un aumento di capitale successivo. Tuttavia, Invitalia ha bocciato questa proposta, sollevando questioni sulle condizioni e la governance dell'azienda. I sindacati metalmeccanici chiedono un cambio di gestione e un intervento urgente del governo per garantire la continuità produttiva e occupazionale.

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Il governo è chiamato a intervenire per evitare la liquidazione dell'ex Ilva. La conversione del prestito obbligazionario da 680 milioni potrebbe portare Invitalia al 62%, anticipando gli accordi contrattuali. Successivamente, un aumento di capitale da 320 milioni potrebbe essere necessario per far fronte alle esigenze immediate, seguito da un secondo aumento più consistente di 750 milioni. Tuttavia, il governo deve operare con prudenza, considerando che l'iniezione di fondi pubblici potrebbe essere solo un rimedio temporaneo. Il 22 dicembre si prospetta come una data cruciale, dove il governo potrebbe dover prendere decisioni fondamentali per salvare l'industria siderurgica e evitare il peggio. L'azienda, nel frattempo, deve resistere e cercare di mantenere attiva la produzione, anche se i parchi minerari sono quasi vuoti, complicando la situazione. Il futuro di Acciaierie d'Italia è avvolto dall'incertezza, con decisioni cruciali da prendere. Il governo, gli azionisti e i sindacati sono chiamati a collaborare per evitare la liquidazione e trovare soluzioni sostenibili per garantire la continuità produttiva e la tutela dell'occupazione. La strada è ancora lunga, e il tempo stringe.