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Economia
Rivoluzione green e fidejussione coinvolgendo Cdp, ecco come salvare l'ex Ilva
Adolfo Urso, Giancarlo Giorgetti e Lucia Morselli

Rivoluzione green e fidejussione coinvolgendo Cdp, salvare l'ex Ilva si può

L'articolo Ex-Ilva, Gozzi: "Tutta colpa dell'Europa, ormai l'azienda è insolvente" mi ha veramente pungolato. Attualmente, l'Ilva è ritenuta una continua e costante fonte di inquinamento ambientale a causa dell'emissione di CO2 ed anche per l'obsolescenza degli attuali forni a carbone. Per essere abbastanza sintetici il Presidente di Federacciai Antonio Gozzi ha imputato buona parte dei problemi: al defilarsi di Mittal e agli incentivi della Ue in fase di eliminazione

Come non essere concordi? Il suggerimento del Presidente Gozzi di trasformare il debito di 680 milioni di euro in capitale non è un'idea peregrina, anzi… Però necessita di un sostegno nella ristrutturazione degli impianti di produzione decarbonizzandoli e sostituendoli con “forni ad arco” (FEA ossia un forno elettrico), mettendo dei filtri in quelle parti di scarico del CO2 per poi stoccarli. Ed ora passiamo ad analizzare una possibile soluzione.

L'Ilva per poter produrre l'acciaio necessita di energia elettrica che dovrebbe essere prodotta da fonti rinnovabili oppure se l'esperimento è riuscito a costruire come a Dalmine: nell’impianto di Dalmine sarà installato un elettrolizzatore da circa 20 MW per produrre idrogeno e ossigeno. L’idrogeno verde, così prodotto, sarà introdotto e in alcuni processi produttivi in sostituzione del gas naturale. È questo l’obiettivo dell’accordo sottoscritto da Tenaris, Edison e Snam.

Acciaieria "a idrogeno": parte la sperimentazione | HESE Ci sono anche altre aziende italiane che possono installare impianti a idrogeno e posso garantire che non sono costosi circa 15 milioni di euro per 20 MW. In alternativa si potrebbe installare a terra, piuttosto che in mare, un rigassificatore per far funzionare a metano gli altiforni (in Francia ed in Spagna esistono tali impianti a terra).

Rapporto Costi/benefici: attualmente i dipendenti dell'ILVA sono circa 10.000 e con l'indotto raddoppiano, ad una media di 1.500 euro al mese x 13 mesi x 20.000 persone = 390 milioni ai quali aggiungiamo altri 390 milioni di contributi oltre naturalmente a tutto quello che riguarda la vita quotidiana, poi se le cose non dovessero andare bene diventerebbero tutti costi a carico dello Stato e quindi della comunità.

Per non fare una lezione di economia e per essere un po' modesti, si potrebbe pensare di coinvolgere la Cassa Depositi e Prestiti oltre alle banche per tale intervento, il quale potrebbe essere finanziato attraverso il leasing (una diluizione finanziaria fino a 15 anni).

Ovviamente servirebbe un aumento di capitale, ma si potrebbe sopperire a tutte queste forme di finanziamento diretto ed indiretto con una semplice fidejoussione. Scusate la sinteticità. A questo punto bisognerebbe scegliere delle persone (e non i soliti “raccomandati”) che siano veramente in grado di gestire un'azienda di queste dimensioni e di questa delicatezza. Per ora mi limito a codesto modesto suggerimento, ma l'esposizione di una soluzione più articolata richiederebbe troppo spazio e non voglio tediare.

Comunque se il Governo, i sindacati e soprattutto le persone che lavorano in questa realtà si adoperassero in modo costruttivo e a lungo termine penso che sia possibile e fattibile raggiungere un doppio obiettivo: l'ammodernamento e la diminuzione dell'inquinamento.

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