Istat, a novembre prezzi della produzione +1,0%. Reddito al Sud ai minimi, export frenato dal dollaro debole e dai dazi Usa

A sostenere l’economia contribuiscono investimenti legati al Pnrr, servizi e turismo, nonostante consumi deboli e costi energetici ancora alti

di Chiara Feleppa
Economia

Economia italiana in affanno, Istat: a novembre salgono i prezzi alla produzione, reddito al Sud resta basso e export frenato dal dollaro debole 

A novembre tornano a salire i prezzi alla produzione dell’industria su base mensile, ma il confronto annuo segna una lieve flessione. Secondo i dati diffusi dall’Istat, l’indice registra un aumento dell’1,0% rispetto a ottobre, mentre su base tendenziale cala dello 0,2%, in peggioramento rispetto al +0,1% rilevato nel mese precedente. La dinamica congiunturale è spiegata quasi interamente dal rialzo della componente energetica, in particolare dei prodotti petroliferi raffinati e dell’energia elettrica. Al netto dell’energia, infatti, l’incremento mensile dei prezzi alla produzione risulta decisamente più contenuto, pari a +0,3%. Anche la lieve diminuzione su base annua è riconducibile in larga misura all’andamento dei prezzi energetici, il cui calo tendenziale si accentua per effetto del confronto statistico con novembre 2024, quando il comparto aveva registrato aumenti più marcati.

Diverso l’andamento per il settore delle costruzioni. I prezzi alla produzione delle costruzioni per edifici residenziali e non residenziali crescono dello 0,3% su base mensile e del 2,1% su base annua, in accelerazione rispetto al +1,6% di ottobre. In aumento anche i prezzi delle costruzioni di strade e ferrovie, che segnano un +0,5% rispetto a ottobre e un +1,0% su base tendenziale (dal +0,4% del mese precedente).

I mercati

Entrando nel dettaglio dei mercati, sul fronte interno i prezzi alla produzione dell’industria aumentano dell’1,3% su base mensile, ma diminuiscono dello 0,3% su base annua, dopo il +0,2% registrato a ottobre. Escludendo la componente energetica, l’incremento congiunturale si ferma al +0,3%, mentre la crescita tendenziale mostra una lieve accelerazione, passando dal +0,7% al +1,0%. Sul mercato estero, invece, i prezzi crescono dello 0,3% su base mensile, sia nell’area euro sia in quella non euro, e aumentano complessivamente dello 0,6% su base annua. Nel dettaglio, l’area euro segna un +1,0%, mentre l’area non euro si attesta a +0,2%.

Tra le attività manifatturiere, gli aumenti tendenziali più consistenti sul mercato interno riguardano le altre industrie manifatturiere, comprese la riparazione e installazione di macchine e apparecchiature (+3,1%), i prodotti farmaceutici di base e i preparati farmaceutici (+2,8%) e la metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (+2,5%). Sul mercato estero, gli incrementi più marcati interessano i mezzi di trasporto (+6,4%) e le industrie alimentari, bevande e tabacco (+3,8%) nell’area euro, mentre nell’area non euro spicca ancora il comparto delle altre industrie manifatturiere, con un +7,0%.

Non mancano, infine, segnali di forte contrazione. Sul mercato estero si registrano ampi cali tendenziali per il comparto del coke e dei prodotti petroliferi raffinati, con una diminuzione dell’11,3% nell’area euro e del 5,9% in quella non euro. Sul mercato interno si amplia inoltre la flessione dei prezzi della fornitura di energia elettrica e gas, che scendono del 3,8% su base annua, dal -1,0% di ottobre.

Reddito sale, ma cresce divario al Sud

Una situazione resa ancora più complessa dal reddito imponibile delle famiglie, che nel 2024 cresce ma con un divario ampio. Secondo il report dell’Istat sui conti economici territoriali, il reddito disponibile pro capite al Sud sale a 17,8 mila euro, in aumento rispetto ai 17,2 mila euro del 2023, ma si conferma il più basso d’Italia. Il suo valore rimane infatti di poco inferiore al 70% di quello del Centro-Nord, dove raggiunge i 25,9 mila euro: una distanza che equivale a un differenziale di circa il 31%.

Il quadro territoriale mostra andamenti differenziati anche sul fronte della crescita economica. Nel 2024 il Pil in volume aumenta dello 0,7% a livello nazionale, ma l’incremento più marcato si registra nel Nord-ovest, con un +1%. Seguono il Centro, che cresce dello 0,8%, e il Mezzogiorno, in linea con la media nazionale a +0,7%. Più contenuta, invece, la crescita nel Nord-est, dove il Pil avanza appena dello 0,1%. Se sul reddito e sul prodotto interno lordo il Sud continua a scontare un ritardo strutturale, sul fronte del mercato del lavoro emergono segnali più dinamici. Nel Mezzogiorno, infatti, la crescita degli occupati nel 2024 è stata la più sostenuta del Paese, con un aumento del 2,2% rispetto al 2023, superiore alla media nazionale che si ferma a +1,6%.

Confindustria: "Quadro complesso, scricchiola la fiducia delle famiglie"

Il quadro congiunturale dell’economia italiana resta complesso e segnato da diverse criticità. A lanciare l’allarme è Confindustria, che nella Congiuntura flash di dicembre evidenzia un contesto in cui calano export e produzione industriale, mentre i consumi interni continuano a mostrarsi deboli e il costo dell’elettricità rimane elevato. Sul fronte del commercio estero, pesa in particolare l’andamento del cambio. Secondo gli industriali, il dollaro debole sull’euro, anche come effetto dei tagli dei tassi da parte della Federal Reserve, continua a frenare le esportazioni italiane nel quarto trimestre, aggravando un quadro già appesantito dall’impatto dei dazi statunitensi.

Segnali di fragilità arrivano anche dalla domanda interna. “Scricchiola di nuovo la fiducia delle famiglie”, osserva Confindustria, con ricadute negative sulle aspettative di consumo. Un elemento che contribuisce a mantenere sotto pressione l’attività industriale, che fatica a recuperare slancio dopo mesi di rallentamento. Non mancano tuttavia alcuni fattori di sostegno alla crescita. A giocare a favore sono gli investimenti, sostenuti in larga parte dalle risorse del Pnrr, la tenuta del comparto dei servizi, trainato soprattutto dal turismo straniero, e il calo del prezzo del petrolio, che contribuisce ad attenuare i costi energetici, pur in un contesto in cui l’elettricità resta ancora cara.

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