Generali-Natixis, trattativa avanti fino a dicembre: ma senza la penale da 50 milioni la partita si fa più fragile
Se l’operazione dovesse andare in porto, nascerebbe un operatore globale nella gestione del risparmio con circa 1.900 miliardi di euro di masse
cade insegna Torre Generali
Generali e Natixis, trattativa lunga fino a dicembre: senza penale cresce il rischio di un NO dei Cda
L’alleanza tra Generali e Natixis resta appesa a un filo. Lo scorso 15 settembre le due società hanno firmato un addendum al Memorandum of Understanding, prorogando le trattative fino al 31 dicembre e ribadendo un punto cruciale: l’accordo definitivo potrà essere concluso solo se i rispettivi consigli di amministrazione daranno il via libera. Una formalizzazione che, lungi dall’essere un dettaglio tecnico, mette l’operazione in una posizione delicata e strategicamente instabile.
L’aggiornamento del MoU introduce inoltre due elementi chiave. Il primo è la cancellazione della break-up fee da 50 milioni di euro, la penale che sarebbe scattata in caso di interruzione delle trattative. La rimozione di questo vincolo riduce soprattutto i costi di una possibile rinuncia e aumenta la libertà di ciascuna parte, ma allo stesso tempo abbassa la barriera a fermare l’operazione.
Il secondo è la conferma che senza l’approvazione dei Cda, l’accordo non potrà mai concretizzarsi. Questo significa che la decisione finale non è più nelle mani dei soli negoziatori, ma degli organi di governance che devono valutare non solo la convenienza economica, ma anche gli effetti industriali, regolamentari e politici dell'operazione stessa.
Il rischio quindi non è solo teorico. D'altronde dopo il no di Mediobanca all’operazione su Banca Generali e le ultime mosse nel panorama del risiko bancario italiano. L’alleanza, se andasse in porto, creerebbe un operatore globale nella gestione del risparmio con circa 1.900 miliardi di masse, rafforzando la presenza di Generali nel wealth management europeo e dando a Natixis una leva importante per collaborare con un assicuratore di primo piano. Ma la posta in gioco è alta e i margini di manovra si sono ridotti: la proroga a fine anno serve a proseguire i negoziati, ma non cambia il fatto che l’esito è molto incerto.