Irpef ed effetto inflazione, il paradosso: "Con le nuove norme colpiti i redditi più bassi"

Il rapporto dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio

di redazione economia
Economia

Fisco, i rischi per i redditi bassi col combinato Irpef-inflazione. Il rapporto dell'Upb

L'Ufficio Parlamentare di Bilancio, nel suo rapporto annuale sulla situazione dei conti pubblici in Italia, mette in guardia sui rischi della nuova riforma del Fisco. L'attenzione del gruppo guidato dalla presidente Lilia Cavallari si concentra in particolare sull'Irpef in combinato con l'inflazione e quello che emerge dal rapporto è il rischio che a rimetterci - riporta Il Corriere della Sera - siano le persone con i redditi più bassi. L’effetto combinato dell’accorpamento delle aliquote Irpef e dell’inflazione, infatti, sta mangiando una parte consistente di reddito agli operai e agli impiegati. Se il loro reddito aumenta in linea con l’inflazione il contribuente viene spinto verso scaglioni Irpef più elevati, subendo un incremento dell’aliquota media senza aver beneficiato di alcun miglioramento economico reale.

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Quando invece - prosegue Il Corriere - il reddito nominale è stabile o cresce meno dell’inflazione, le aliquote non si riducono in considerazione della diminuita capacità contributiva, determinando un prelievo proporzionalmente più alto. Questo effetto, noto come "fiscal drag", sta diventando pesante. Secondo l’Upb la riforma fiscale attuale, con l’inflazione al 2%, sottrae 370 milioni di euro in più, rispetto al passato, ai redditi più bassi. Visto che le retribuzioni già non crescono e non riescono a compensare l’inflazione, l’effetto del fiscal drag "rischia di erodere in misura considerevole gli incrementi nominali delle retribuzioni, con potenziali ricadute negative sui consumi e la domanda interna".

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