Mediobanca, dialogo complicato Nagel-Milleri. Una chimera la lista condivisa

I rischi del mancato accordo tra il cda di Piazzetta Cuccia e il principale azionista del gruppo. La Bce potrebbe non gradire

di Redazione Economia
Alberto Nagel Francesco Milleri
Economia

Mediobanca, tutti i rischi del mancato accordo e la data limite che si avvicina

Il 28 ottobre, giorno dell'Assemblea di Mediobanca, si avvicina ogni giorno di più ma non c'è accordo tra le parti. Il cda di Piazzetta Cuccia e il suo principale azionista Delfin che fa riferimento alla famiglia Del Vecchio non riescono a trovare la quadra. Un dialogo tra sordi. Nelle intenzioni - si legge su Repubblica - la lista del cda va presentata entro il 15 settembre e i lavori per la sua formazione sono iniziati la primavera scorsa. Ma non pare ci siano stati avanzamenti concreti per arrivare a una lista condivisa. Il cda avrebbe proposto a Delfin una collaborazione basata su due prerequisiti: che smetta di fare l’azionista attivista e che condivida il piano triennale. Solo se ci fosse un impegno (non si sa in che forma) a rispettare questi due punti allora si potrebbe cominciare a parlare di numero di consiglieri che potrebbero essere riservati al primo socio.

Da parte sua la finanziaria guidata da Francesco Milleri - prosegue Repubblica - nega di aver fatto l’attivista avendo sempre votato a favore di tutte le delibere (a parte alcune sulle remunerazioni), e sta attendendo una proposta da parte del cda per un pacchetto di consiglieri che non dovrebbe essere inferiore a 5, con la possibilità di indicare un presidente che vada bene a entrambe le parti. Sembra dunque difficile pensare che entro il 15 settembre tutto si metta a posto.

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E allora cosa può succedere? La strada più probabile, a questo punto, è che venga presentata una lista del cda per la maggioranza e Delfin presenti una lista di minoranza “qualificata”, cioé lunga, non limitata ai soli 3 nomi su 15 che spettano agli azionisti di minoranza (ad Assogestioni, se presenta una lista, spetta di diritto un consigliere). Potrebbe essere questa una situazione avallata dalla Bce? La banca centrale autorizzò la Delfin a salire dal 10 al 20% a patto che si comportasse come un investitore finanziario, senza ambire al controllo della banca.

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