Tim, Labriola fa la pulizia di bilancio. Attese svalutazioni per 4 miliardi

La compagnia telefonica frena la caduta in borsa dopo una giornata sulle montagne russe

di Marco Scotti
Economia
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Il cda di Tim chiamato ad approvare i conti del 2021 e il nuovo piano industriale

Il crollo di ieri in Borsa, con azioni in calo di 9 punti percentuali aveva fatto preoccupare oltre misura per Tim. L’associazione dei piccoli azionisti, Asati, aveva inviato una missiva alla Consob ritenendo che ci fosse stata una fuga di notizie alla vigilia del cda dell’azienda per presentare i conti. Consiglio di amministrazione che ha il compito principale di definire tre punti: il primo è la risposta a Kkr, il secondo è relativo alla scissione tra una netco e una newco, il terzo è la rete unica.

Partiamo dall’offerta degli americani: voci insistenti sostengono che al momento il piano di Labriola sia di non dare seguito all’iniziativa degli americani o, quantomeno, di non sciogliere subito i dubbi. Il valore attribuito alle azioni da parte del fondo è di 0,505, ben lontano da quanto iscritto a bilancio di Vivendi, che lo ha per una quota intorno agli 0,8. A queste condizioni, non conviene vendere. Ma il problema è che nel frattempo, l’azienda è tornata a una quotazione lontanissima dagli 11 miliardi degli americani: alla fine della sessione di oggi siamo poco sopra i 7 miliardi.

Dunque che fare? Secondo fonti accreditate, se Kkr non può far salire il prezzo dell’opa intorno a 0,7-0,8 euro per azione, con una valutazione dell’azienda di oltre 14 miliardi, la situazione più conveniente potrebbe essere un investimento nella Netco, l’azienda al cui interno dovrebbero essere conferiti non solo la rete secondaria, quella primaria e quella interurbana, ma anche le centrali, i punti “pop”, i data center e l’azienda Sparkle, che ha una valutazione superiore al miliardo.

Il secondo punto sostanziale è capire come operare la scissione tra netco e serviceco. Prima di tutto, come riferisce Repubblica, tra il calo dei ricavi e l’accantonamento per Dazn, Tim potrebbe ritrovarsi a dover portare avanti una pulizia di bilancio da circa 4 miliardi.

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Urge quindi fare qualcosa, anche se gli analisti concordano sul fatto che il futuro di Tim potrebbe non essere così complesso. L’ultimo giudizio in ordine di tempo, quello di Jefferies, parla di un giudizio “buy” e un target price a 0,44 euro per azione, ben lontano sia dai livelli attuali, sia dall’offerta di Kkr. Per alcuni, compresi i piccoli azionisti, sarebbe importante non procedere a una vendita delle torri di Inwit, la cui valutazione sarebbe intorno a 1,4 miliardi ma che rappresentano un asset strategico per l’azienda.

“Sul calo del 9% di ieri – spiegano ad Affari Italiani da Asati – riteniamo che vi sia stata una fuga di notizie e chiediamo alla Consob e alla procura di intervenire per tutelare l’azienda”. Infine, per quanto concerne la rete unica, è previsto per domani un consiglio di amministrazione di Cdp, che è azionista di Tim con il 9,9% e di Open Fiber con il 60% per cercare di raggiungere un accordo su questo asset. Da notare come a breve scadranno i bandi del Pnrr per la banda larga per 5 miliardi complessivi, e mai come ora è urgente capire la divisione dei ruoli.

Fonti accreditate ritengono che l’unico modo per far funzionare la partnership con Open Fiber sarebbe quello che passa da un accordo vincolante sugli investimenti sia per quanto concerne le aree grigie che quelle bianche in modo da non duplicarli, ma da fare in modo che dove Tim ha più infrastrutture sia essa stessa a operare, dove invece ne ha meno si passi la mano direttamente a Open Fiber.

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