Tim, per Labriola anche la "grana" sindacati. E la Consob accende un faro

Dopo i crolli della scorsa settimana, ancora ko in Borsa: -5,4% a 0,236€, nuovo minimo storico. I sindacati attaccano il piano Labriola: avvia la demolizione

Economia
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Le sigle: nella società NetCo confluiranno fino a 30 mila addetti

Non ci sono solo le difficoltà finanziarie in Borsa di Tim che oggi, dopo la perdita della scorsa settimana del 30% della propria capitalizzazione di borsa, ha ridotto oggi, al termine di un sali e scendi da brividi (-10% in avvio seguito da un rimbalzo di oltre il 10% a metà seduta), il suo valore di un altro 5,4% (a 0,236 euro per azione), al nuovo minimo storico di 4,04 miliardi.


Il Ceo di Tim Pietro Labriola

Sulla strada del piano di rilancio di Pietro Labriola che ha chiesto pazienza per consentire alle nuove strategie di dispiegare i propri effetti e che prevede una separazione del business fra ServiceCo, in cui confluiranno tutte le attività commerciali verso imprese e clienti privati, in Italia e Brasile (Tim Brasil) e NetCo, dove finiranno invece rete fissa, rete internazionale (Sparkle) e le attività all’ingrosso, ci si mettono anche i sindacati che rappresentano i 50 mila dipendenti del gruppo: le sigle infatti si oppongono alla ristrutturazione e, visto il numero di addetti di un gruppo nel cui capitale è presente anche la controllata del Tesoro Cdp, le loro istanze finiranno giocoforza sul tavolo, oltre che del Mef e del Ministero dello Sviluppo, anche di Chigi. 

"Con la presentazione del piano di impresa i vertici del gruppo Tim hanno definitivamente scelto di imboccare la strada della demolizione del gruppo Sip-Telecom oggi Tim, erede dell'ex monopolista”, scrivono Slc Cgi, Fistel Cisl e Uilcom Uil in una nota di fuoco contro il nuovo piano di Labriola, più o meno fotocopia di quello verrebbe attuato da Kkr qualora gli americani prendessero il timone della compagnia. "Nella società NetCo - commentano le sigle - dovrebbero confluire l'asset di rete fissa, le attività di wholesale e la societa' Sparkle. Nella società dei servizi, di fatto ci saranno 28 milioni di clienti, a partire dal mercato dei grandi clienti Enterprise - Top e Business, Consumer - Retail e Small-Medium, la telefonia mobile, tutta la gestione e sviluppo del cloud, a partire dal progetto del cloud nazionale, l'IoT con i progetti di smart cities, la cybersecurity e Tim Brasil”.

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“Un iniziale spezzatino dove la società dei servizi, per come viene disegnata, si appresta a essere il veicolo attraverso il quale l'azionista di riferimento Vivendi mira a rientrare delle perdite finanziarie fino ad oggi accumulate”, chiosano attaccando il gruppo francese controllato dalla famiglia Bollorè, azionista con quasi il 24% del capitale. “Un'azienda del genere, focalizzata su queste linee di business - continuano - è particolarmente appetibile per i fondi di investimento e come base clienti per il mercato dei contenuti, campo nel quale Vivendì continua ad avere grandi interessi. Si presterebbe poi ad essere ulteriormente spezzettata perchè attuando la valorizzazione di alcune specifiche parti di essa (cloud, Iot, cybersecurity) si potrebbe realizzare, nel breve e medio periodo, ulteriori e interessanti profitti".

La società della rete, "a una prima lettura, appare del tutto svuotata dell’intelligenza, i servizi a valore aggiunto saranno realizzati da altri. Tra l'altro è un soggetto industriale incompiuto perchè sarebbe davvero folle pensare di avere nel Paese due società wholesale only la NetCo e Open Fiber". Il tutto si tradurrebbe in un pessimo segnale "di quello che potrebbe essere il modello di società della rete unica a controllo pubblico che pure viene molto attenzionata e sostenuta dalle forze politiche che abbiamo incontrato in queste settimane".

Si profila, quindi, una società della rete che, "sebbene potrebbe essere a controllo pubblico, non avrà prospettive di sviluppo e non risolve il problema del digital divide. Se i numeri che circolano in questi giorni sono veritieri, si parla di 25-30.000 persone che potrebbero transitarvi, un'azienda che entro il 2026 avrà finito la progettazione dell'infrastruttura di base per poi limitarsi a manutenerla non tranquillizza affatto il sindacato confederale e i lavoratori sotto il profilo della tenuta occupazionale e della qualità del lavoro che dovrà svolgere. Il tutto con il peso dell'ingente debito pregresso di Tim e di quanta parte ne verrà assegnato alla nuova società di rete”, concludono le sigle.

Intanto, mentre sul finire della prossima settimana dovrebbero essere consegnate al comitato ad hoc le conclusioni degli advisor Goldman Sachs e di Lion Tree in merito alla proposta Kkr, per poter essere esaminate dal Cda in una riunione a metà mese, la Consob ha acceso un faro sull'andamento del titolo, massima attenzione imposta dalle forti oscillazioni odierne del prezzo delle azioni a Piazza Affari.

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