Cosa c'è dietro l'invasione russa dell'Ucraina? Putin spiegato dai giapponesi

Come si ferma il conflitto. Sul The Japan News la spettacolare intervista al professor Ikuo Kameyama, esperto di cultura russa mentre i media Occidentali...

di Antonio Amorosi
Esteri
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I media si focalizzano sulla cronaca ma non mostrano le motivazioni dietro la guerra. Ecco perché: la cultura “eurasiatica” diffusa in Russia


Cosa c'è dietro l'invasione russa dell'Ucraina? Non tutti i media del mondo ripetono che questo è un attacco all’Europa e non tutti trattano l’assalto russo come i mezzi dell’intrattenimento a cui ci siamo abituati in Occidente. L'atteggiamento dei media giapponesi ne è un esempio: c’è la massima condanna verso Putin ma si cerca di capirne davvero le ragioni, al fine di diffondere tra le masse la consapevolezza di come si debba evitare l’escalation e un inasprimento del conflitto.

Non seguono i clichè del circo mediatico che ha sempre il “mostro” di turno da linciare e contro cui inscenare un melodramma: prima c’erano i No Vax, ora è il turno dei russi, chissà domani a chi tocca. La società dello spettacolo non ha una presa totale sulle élite giapponesi. E il contesto intellettuale nipponico è ancora di alto profilo e molto rispettato nei mezzi di comunicazione.
Ne è un esempio l’intervista di oggi di Lo Yomiuri Shimbun, a cura di dello scrittore Ryoichi Matsumoto, al professor di letteratura russa Ikuo Kameyama, presidente dell'Università di Studi Esteri di Nagoya sul prestigioso quotidiano The Japan News. Ikuo Kameyama, pur profondo conoscitore della cultura russa, nel 2014 intervistò l'ex leader sovietico Mikhail Gorbaciov e rimase sorpreso dalle parole dell’ex leader sulla Crimea.


Cosa c'è dietro l'invasione russa dell'Ucraina? Putin umiliato nel 2014

All’attacco fatto all’Ucraina il primo ricordo che è venuto in mente al professor Kameyama è stata l'ultima giornata delle Olimpiadi di Sochi 2014. Quel giorno stava partecipando alla cerimonia di chiusura proprio come il presidente Vladimir Putin, quando si verificarono disordini politici in Ucraina e il governo filo-russo crollò, con il presidente ucraino Viktor Yanukovich costretto a fuggire da Kiev.
“Putin deve essersi sentito umiliato da quanto accaduto, perdendo la faccia in un momento in cui la Russia era di nuovo al centro della scena, quando avrebbe dovuto mostrare al mondo che la sua nazione era tornata (post Unione Sovietica, ndr)”, spiega Kameyama. C’è’ l’identità russa e l'orgoglio personale di Putin nell'ultima invasione in Ucraina, non solo l'identità della Russia come nazione che si oppone all'espansione verso Est dell'Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico.

Bisogna capire la Russia per comprendere le mosse di Putin e l'Occidente non sembra in grado di farlo. Occorre considerare l'avvento nella cultura di massa russa del neo-Eurasiatismo: quella cultura nata in contrapposizione alla cultura sovietica, tanto che oggi in Russia è idea diffusa tanto tra la classe intellettuale quanto tra la gente comune, che la civiltà russa non sia né europea né asiatica, ma per l'appunto "eurasiatica".
Con la fine dell'Unione Sovietica, Putin ha usato il neo-eurasiatismo come base di una nuova identità nazionale. La Russia è sola in questo percorso. “Questa posizione, che cerca di ricostruire una sfera di civiltà centrata sulla Russia, conclude che Russia e Ucraina, che appartenevano entrambe all'ex Unione Sovietica, sono ‘paesi fratelli’ inseparabili e che la Russia non accetterà mai l'adesione dell'Ucraina alla NATO”, racconta Kameyama.

La cultura euro-asiatica come base russa. Gorbaciov e la giustificazione dell’occupazione della Crimea


Anche l'ex presidente sovietico Gorbaciov incontrato a Mosca, alla fine del 2014, legittimò la scelta di Putin di occupare la Crimea nell'Ucraina meridionale, sorprendentemente agli occhi di Kameyama. Gorbaciov nell’incontro-intervista aggiunse: “Mi dispiace che non abbiamo preso un impegno scritto sull'espansione verso Est della NATO". 

La forzatura americana di spingere l'Ucraina verso l'Europa e la NATO è vissuta come una palese insidia per Putin e per l'identità nazionale russa. Per quanto la società post Unione Sovietica sia stata trasformata da un'ondata di globalismo e di consumismo e lo stile occidentale si sia amalgamato con quello russo occorre ricordare che fin dai tempi antichi i russi credono che la libertà individuale possa essere mantenuta solo se la società nel suo insieme è stabile. Un’idea dell’individualità particolare e che ben si iscrive nel credo del neo-Eurasiatismo. In relazione a quest’idea il professor Kameyama cita lo scrittore Dostoevskij e i suoi paradossi sulla natura ambigua dell’uomo ma ancora di più il substrato istintivo che pone la cultura russa del neo-Eurasiatismo in contrasto con il globalismo: la perdita dell’ordine nei rapporti tradizionali può portare a un disordine sociale incontrollabile, soprattutto nella società russa.
Bisogna in questo senso capire che per Putin perdere l'Ucraina, a cui la storia russa è indissolubilmente legata tra conflitti violenti e cammini comuni, significa portare l'identità russa al collasso così come alla crisi per la sua stessa base ideologia e politica.

Nessun cittadino russo che ha ricevuto il racconto delle esperienze strazianti della seconda guerra mondiale ha accolto in queste ore favorevolmente l'invasione dell’Ucraina. Non c'è stato entusiasmo nella società russa, sebbene Putin abbia affermato che l'obiettivo era salvare i connazionali in Ucraina. Ma non c’è neanche un’opposizione perché le idee diffuse nella società sono quelle del neo-Eurasiatismo.
Il problema fondamentale è che il mondo Occidentale continua a non capire la cultura russa e cosa c’è dietro il comportamento di Putin. In più mette in piedi una narrazione che non esiste. 


Conclude così il professor Kameyama: “Poiché la situazione attuale è direttamente correlata alla visione del mondo della Russia, è difficile per il mondo esterno rivolgersi alla Russia per risolvere le questioni. È mia sincera speranza che la Russia si allontani da idee vecchie e superate e mostri un atteggiamento di riconciliazione nei confronti dell'Ucraina e del mondo”. Parola lapidarie che danno il polso della nostra impreparazione e del caos che il conflitto Ucraino può scatenare.

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