Francia, Lecornu è già il passato: dimissioni rassegnate dopo soli 27 giorni. "Non c'erano le condizioni per restare primo ministro"
Solo ieri sera erano stati scelti i 18 ministri. L'accusa: "Non c'è rottura col precedente esecutivo"
Francia nel caos, il premier Lecornu si è dimesso
Sebastien Lecornu ha rassegnato le dimissioni al presidente francese Emmanuel Macron, che le ha accettate. Lo fa sapere l'Eliseo. Nominato il 9 settembre, Lecornu era stato oggetto di critiche da parte dell'opposizione e della destra dopo aver svelato domenica sera parte della composizione del suo governo. Martedì avrebbe dovuto pronunciare la sua dichiarazione di politica generale all'Assemblea. Lasciando Matignon (la sede del governo, ndr,) 27 giorni dopo la sua nomina, scrive Le Figaro, Lecornu diventa il primo ministro con il mandato più breve della storia. Dopo l'annuncio delle dimissioni del premier francese Sébastien Lecornu, Jordan Bardella (RN) chiede che il presidente Emmanuel Macron sciolga l'Assemblea Nazionale.
A meno di ventiquattr’ore dalla sua nascita, il nuovo governo del premier francese Sébastien Lecornu appare già sull’orlo della crisi, riaccendendo lo spettro dell’instabilità politica in un momento delicato per le finanze pubbliche del Paese. Terzo esecutivo in un anno e quinto dall’inizio della presidenza Macron, il governo Lecornu – composto da 18 ministri, in gran parte già in carica nel precedente – è atteso oggi pomeriggio all’Eliseo per il primo Consiglio dei ministri. Ma le tensioni interne e le critiche esterne mettono già a rischio la sua sopravvivenza. Il ministro dell’Interno Bruno Retailleau, appena riconfermato, ha denunciato un esecutivo che “non riflette la rottura promessa”, e ha convocato una riunione d’emergenza del suo partito, i Republicains.
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Diversi dirigenti della maggioranza presidenziale temono una possibile uscita della destra dal governo, che potrebbe compromettere la dichiarazione di politica generale di Lecornu prevista domani all’Assemblea nazionale. Ma le polemiche non si placano: “riciclo”, “provocazione”, “negazione della democrazia”, sono alcuni dei termini usati dalle opposizioni per definire una squadra giudicata “senza slancio e senza rinnovamento”. Dodici dei diciotto ministri erano già nel precedente esecutivo, tra cui Jean-Noel Barrot agli Esteri e Gerald Darmanin alla Giustizia.
La nomina più discussa è quella di Bruno Le Maire, storico ministro dell’Economia dal 2017 al 2024, che assume ora la guida del ministero delle Forze armate, mentre Roland Lescure diventa nuovo titolare dell’Economia e delle Finanze, incaricato di presentare un bilancio 2026 credibile in un Paese gravato da una debolezza record: 3.300 miliardi di euro di debito, pari al 115% del Pil.