Trump, a un anno dalla sua elezione i problemi si moltiplicano: tra dazi, Mamdani, shutdown e tensioni internazionali
Gli americani sono sempre più delusi dalle sue politiche: il segnale di New York non va sottovalutato
Discorso Donald Trump Assemblea Nazioni Unite
Trump, prime vere difficoltà che si sommano: gli americani cominciano a mollarlo a un anno dall'elezione
Un anno fa gli Stati Uniti hanno scelto Donald Trump, la sua vittoria alle presidenziali è stata netta. Democratici sconfitti e stravolgimento totale dell'agenda Biden. Dodici mesi dopo, il Paese appare forse irriconoscibile e al tempo stesso perfettamente se stesso, ma alla luce dei risultati della tornata elettorale di ieri, con la vittoria dei democratici ovunque, dalla Virginia al New Jersey, da Detroit a New York, incluso il feudo repubblicano del Mississippi, appare chiaro che esiste ancora una resistenza civile e che gli americani siano delusi. Il primo sindaco musulmano di New York, il socialista democratico Zohran Mamdani, ha vinto rovesciando lo schema di partito: non ha impostato la campagna contro Trump, ma si è occupato dei newyorkesi e dei problemi di tutti i giorni. E questo è stato molto apprezzato.
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Poi c'è il capitolo relativo alla guerra commerciale lanciata da Trump che ha alimentato la corsa al rialzo, eppure anche in questo caso i segnali non sono tutti negativi: Wall Street continua a crescere, i titoli di S&P 500 hanno raggiunto una quotazione record a ottobre, recuperando le perdite accumulate dopo l’annuncio del “Liberation Day”, ad aprile, quando Trump impose i dazi americani al mondo. Ma preoccupano le tensioni, sempre più crescenti, a livello internazionale. Anche se la tregua a Gaza, che per il momento regge, porta indubbiamente la sua firma. Ma le minacce al vicino Venezuela non fanno dormire sonni tranquilli gli americani.
Come se non bastasse, c'è anche lo shutdown più lungo della storia degli Stati Uniti. Un problema molto sentito nel Paese, visto che sta bloccando parecchi servizi essenziali. L’occupazione si è fermata in estate, trascinando verso il basso l’industria, l’energia e il settore minerario. Nel frattempo Trump ha scavalcato il Congresso firmando più di 400 ordini esecutivi, più di qualsiasi suo predecessore, incluso se stesso. I giudici hanno cercato di limitare la sua azione, mettendo in dubbio la legalità dei suoi provvedimenti. La Corte Suprema è chiamata adesso a decidere se i dazi imposti senza passare dal Congresso dovranno restare o no. Ma Trump è stato chiaro, lanciando un avvertimento ai sei giudici conservatori sui nove della Corte: se i dazi verranno tolti, l”America è finita”.