"Ucraina, altro che pace: al massimo ci sarà un cessate il fuoco. Poi tregua con il confine demilitarizzato modello Corea"

Parla Arduino Paniccia, esperto militare e di geopolitica

Di Alberto Maggi
Esteri

"La questione più gravosa di cui parla Trump è la solita affermazione di Putin che non un centimetro conquistato sarà restituito"


"L'immagine più iconica, più retrò ma anche più immediata del nuovo rapporto fra le due potenze (Russia e Stati Uniti, ndr) è stata quella di Putin e Trump nella berlina che lasciava l'aeroporto militare. E' l'essenza sintetica del nuovo corso dopo aver mollato tutti i trattati, gli accordi e le negoziazioni degli ultimi trent'anni: Russia e Usa hanno ricominciato nel momento più difficile a trattare, a parlarsi". Arduino Paniccia, presidente della Scuola di guerra economica e competizione internazionale di Venezia (Asce), analizza in un'intervista ad Affaritaliani il vertice in Alaska di Ferragosto tra Donald Trump e Vladimir Putin e ciò che potrà accadere ora tra Russia e Ucraina e nei rapporti diplomatici internazionali.

"Per il momento non c'è un vincitore. Putin ha comunque estremo bisogno del cavo di salvataggio lanciato da Trump e il presidente Usa cerca la prima reale affermazione a livello globale dopo fiumi di vuote promesse. Possiamo dire quasi senza tema di smentita che dopo le visite a Mosca il massimo sarà un cessate il fuoco di fatto, ma già un buon risultato dopo quasi quattro anni di lunga guerra. La più vicina per durata, lunghezza e ferocia alla Prima Guerra Mondiale", spiega lo stratega militare.

"Ma il fatto che nella berlina ci fosse Trump e non Xi (il presidente cinese, ndr), l'alleato imprescindibile, la dice lunga sulla inedita ragnatela artica e baltica che sta tessendo in tre punti Trump: la nuova frontiera europea. Quindi la sicurezza, la quale sarà pagata da noi europei e dovrà comprendere le garanzie che portino Zelensky ad accettare per il momento fumosi scambi di territori, la nuova difesa industriale europea. E il rapporto con l'alleato Usa, molto più attento ad ogni dollaro e molto più infido", sottolinea Paniccia.

Che poi nella sua analisi aggiunge: "Ma di retrò non ci sarà solo l'immagine dei sorrisi tesi e stereotipati né il sedile posteriore della berlina. Ma la spartizione, bisogna finirla con questa storia: non è la nuova Yalta che resterà lì per anni cementata e ibernata. Va trovata un'area mineraria internazionale da offrire a Zelensky, le centinaia di miliardi per la ricostruzione, un'edizione speciale della Nato che riconosca e salvi il valore e l'onore dei valorosi combattenti ucraini. E Zaluzhny è il generale più amato è sempre dietro le quinte a Kiev. Tregua congelata alla coreana, quindi, foto retrò ma nuovi business pronti a spostarsi nelle nuove spiagge crateri di Gaza. Ma gli uomini devono almeno per il momento accettare questo chiederà Trump, perfino a Zelensky. Con lui le firme hanno il sapore della conclusione di una trattativa e non di sconfitta", sottolinea ancora Paniccia.

"In questo momento la questione più gravosa di cui parla Trump è la solita affermazione di Putin che non un centimetro conquistato sarà restituito. Quindi, anche dopo gli incontri con Zelensky e l'Europa alla Casa Bianca, il risultato migliore che ci possiamo aspettare a breve è un cessate il fuoco di fatto e una nuova linea demilitarizzata di confine. Una tregua parziale che corre il rischio come in Corea e come in altre situazioni nel mondo di restare poi il vero confine", conclude il presidente della Scuola di guerra economica e competizione internazionale di Venezia (Asce).

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