"Basta copiare lo Champagne": l'appello di Cyril Brun, enologo di Ferrari

"Quello che funziona in Francia non è detto sia utile in Italia", spiega l'esperto

di Redazione Food
Tags:
champagnecyril brunferrarivino
Food

Cyril Brun, nuovo enologo di Ferrari: "Io non devo produrre uno Champagne piuttosto usare la mia conoscenza della Champagne e metterla al servizio del territorio per un'identità ancora più netta"

"Si deve evitare il copia e incolla con lo Champagne. Qui ci sono identità diverse, quello che funziona in Francia non è detto che sia utile qui", questa è l'opinione di Cyril Brun, nuovo enologo di Ferrari, su ciò che manca al Metodo Classico Italiano. "Io non devo produrre uno Champagne,  - continua l'esperto in una lunga intervista a Gambero Rosso - piuttosto usare la mia conoscenza della Champagne e metterla al servizio del territorio per un'identità ancora più netta. Mi hanno assunto perché volevano visione esterna ed esperienza internazionale per dare quel qualcosa in più".

Leggi anche: Renzo Rosso punta sul vino d'alta gamma: focus su Montalcino e Borgogna

Per Brun il Trentodoc prodotto da Ferrari non ha "un’identità globale, le differenze sono troppo grandi per avere una traccia comune" ma se facciamo un paragone con lo Champagne e "vediamo ph e acidità non siamo cosi distanti ma il risultato è diverso". "La regola numero uno per me è non guardare i numeri,  - spiega l'enologo  - il vino si fa con il bicchiere in mano. Del Trentodoc mi affascina la possibilità giocare con le diverse altitudini, una cosa che non esiste nella Champagne. Parliamo di Montagne de Reims, ma è uno scherzo. Qui c’è una diversità profonda in base all’altezza più che in in base al sottosuolo. Molto più di quanto sia stato ancora esplorato".

Leggi anche: Il vino rosso perde spazio anche sui social. I bianchi invece spopolano

Detto questo, Brun tra i tutti i prodotti di Ferrari apprezza in particolare La Riserva Lunelli, descritto come raffinato ed equilibrato, oltre che" l'unico che non ho cambiato. È esattamente come deve essere". Sulle differenze tra gli enologi francesi e italiani invece afferma con un sorriso: "I francesi sono arroganti, pensano di sapere tutto su tutto. Penso che in Italia il pubblico e i consumatori siano più aperti. Sì, sono più propensi a cambiare la propria mentalità".