ANBI: al Nord torna l'ombra della siccità, mentre al Sud la situazione migliora

Vincenzi (ANBI): "L’invito è a vigilare, ciascuno per le proprie competenze ma unitariamente, affinché si tragga lezione dalla recente esperienza"

di redazione green
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Osservatorio ANBI: al Nord di nuovo rischio siccità e si aggrava l'emergenza in Sardegna, mentre nel Meridione la situazione migliora

Mentre nel Meridione si possono intravedere segnali di ripresa nelle riserve d’acqua, nel Nord vi sono indizi che lasciano presagire una nuova crisi idrica, proprio laddove l'acqua era invece sovrabbondante. A lanciare l’alert è l’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, che segnala come prime avvisaglie arrivino dal Nord-Ovest e nello specifico dal Piemonte, dove l’autunno boreale (da settembre a novembre) è stato tra i più siccitosi degli scorsi 70 anni, con una media di -40% nella pioggia e le precipitazioni novembrine sono state del 68% inferiori alla media storica, con punte di -83% sulla fascia occidentale e di -78% su quella orientale. Il deficit a livello di bacino ha raggiunto anche -90% su residuo Po confluenza Dora Baltea, residuo Po confluenza Dora Riparia e Stura di Lanzo.

L’indice SPI (Standardized Precipitation Index) a 3 mesi evidenzia una situazione di siccità severa-estrema nel Torinese e nel Cuneese. Il valore complessivo delle riserve idriche regionali (invasi+Lago Maggiore+equivalente idrico nivale)  è attualmente del 30% inferiore alla media, soprattutto a causa delle scarse nevicate cadute finora in quota (indice SWE – Snow Water Equivalent: -50% a livello regionale, ma oltre -70% su Piemonte settentrionale ed occidentale). Questi deficit hanno influito negativamente  anche su portate fluviali che, a fine novembre, erano fino all’85% sotto la norma del periodo come nei casi dei fiumi Varaita, Polonghera, Palestro, Sesia, Tanaro e Farigliano. Deficitari ed in ulteriore calo continuano ad essere i flussi in diversi corsi d’acqua, tra cui Stura di Demonte, Stura di Lanzo e Toce (fonte: ARPA Piemonte).

Segnali negativi arrivano anche dalla Valle d’Aosta (a dicembre: -73% di pioggia), che nei precedenti mesi autunnali aveva potuto beneficiare di piogge abbondanti; la portata della Dora Baltea si mantiene esigua, registrando un deficit idrico fino al 30%, così come in riduzione sono i flussi del torrente Lys.

In Lombardia è la mancanza di apporti nivali consistenti (in questo periodo normalmente dovrebbero ammontare ad un indice SWE di circa 600 milioni di metri cubi)  a condizionare il bilancio idrico; nel complesso le riserve ora disponibili sono stimabili in mln mc.1554,5, cioè un valore inferiore di quasi il 30% alla media (fonte: ARPA Lombardia).  

Nella scorsa settimana caratterizzata da una generalizzata stabilità atmosferica e da temperature particolarmente miti (condizione, che si protrarrà almeno fino alla metà di dicembre), si sono ridotti i livelli idrometrici dei grandi laghi del Nord Italia, che però, fatta eccezione per il Lario, rimangono al di sopra dei valori tipici del periodo (Verbano: 81% di riempimento; Lario: 34,1%; Benaco: 77,1%; Sebino: 68,6%).

I flussi nel fiume Po risultano sostanzialmente stabili con leggeri incrementi nella sezione più a monte ed impercettibili riduzioni di portata nella frazione prossima al delta. Anche sul versante alpino orientale l’autunno è stato avaro di pioggia, ma i deficit pluviometrici, grazie soprattutto agli abbondanti apporti pluviali settembrini, risultano più contenuti.

Il Veneto si trova però a fare i conti con la scarsità di pioggia (-20%): a dicembre il deficit è stato finora del 37%, ma raggiunge -49% sul bacino del Piave e -42% su quello del Po; al 1° dicembre la risorsa nivale era stimabile mediamente in 27 milioni di metri cubi nella Regione. Scarse sono anche le portate dei fiumi, che questa settimana hanno subìto un ulteriore decremento: il deficit dell’Adige è del 30% e quello della Livenza del 37%, mentre superiori al 40% sono i disavanzi registrati da Bacchiglione (-41%), Muson dei Sassi (-46%), Brenta (-53%).

Al tempo della crisi climatica, ogni anno fa storia a sé, ma i dati indicano un trend simile, ma anticipato, rispetto a quanto registrammo due anni fa. Per ora l’invito è a vigilare, ciascuno per le proprie competenze ma unitariamente, affinché si tragga lezione dalla recente esperienza”, ha dichiarato Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e della Acque Irrigue (ANBI).

In Liguria decrescono i livelli idrometrici dei fiumi nei bacini di Levante; in crescita, invece, il torrente Argentina a Ponente. In Emilia-Romagna, dopo le ottime “performances” della settimana scorsa, tornano ad essere deficitari i flussi fluviali: nel Savio scorre solo il 14% della portata consueta, mentre per Taro e Reno il deficit idrico è -76%.

In calo sono anche i livelli idrometrici dei fiumi nelle Marche. Fa eccezione il Tronto, che registra un aumento di portata. Negli invasi, al netto dei periodici svuotamenti per  lavori di manutenzione, restano 37 milioni di metri cubi d’acqua. In Umbria, il mese di novembre ha registrato mediamente accumuli di pioggia di circa 90 millimetri con un deficit  di oltre il 30%. Cresce di 1 centimetro il livello idrometrico del lago Trasimeno, mentre sono in riduzione le portate dei fiumi Paglia e Topino.

Nel Lazio, il trend idrometrico è negativo sia per i fiumi che per i laghi vulcanici: solamente i bacini di Nemi e Bolsena vedono crescere di 1 centimetro le rispettive altezze idrometriche. In Campania, i flussi del fiume Garigliano sono i più bassi del recente quinquennio, discostandosi molto dai valori consueti di questo periodo.

"L’impressione è  che si stia rovesciando il pendolo idrico dell’Italia, che si conferma hotspot climatico nel Mediterraneo", commenta Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI. "Manutenzione straordinaria del territorio e nuove infrastrutture idrauliche devono essere il mantra un Paese, che deve contrastare, cercando di prevenirla, l’estremizzazione degli eventi meteo".

Le buone notizie arrivano dalla Basilicata, nei cui bacini sono affluiti, in una sola settimana, circa 17 milioni  di metri cubi d’acqua; l’incremento registrato nelle scorse 3 settimane ammonta ad oltre mln.mc.34. E’ ancora lontano il ritorno alla normalità ma, dopo ben due anni di grave siccità, sta riaffiorando un barlume di ottimismo per territori fortemente penalizzati dalla crisi climatica.  

Incrementi molto più contenuti sono quelli registrati negli invasi foggiani (sotto i 2 milioni di metri cubi in una settimana); anche qui la speranza è che ritorni la regolarità meteorologica, necessaria per produrre quelle eccellenze agricole, fondamentali per la cucina italiana e cui si è dovuto rinunciare a causa dell’esaurimento delle riserve idriche.

In Sicilia, si è bloccato il trend di crescita dei volumi invasati almeno fino alla seconda decade di novembre; le copiose piogge cadute negli ultimi giorni del mese dovrebbero però aver ristorato i territori dell’isola prima del ritorno del clima caldo e secco di inizio dicembre.

In Sardegna la situazione idrica è purtroppo in peggioramento: i mln. mc 638,34 d’acqua trattenuta nei bacini rappresentano appena il 35% dei volumi invasabili; particolarmente critica rimane la situazione in alcuni settori dell’isola, dove le riserve idriche sono da tempo esaurite o in via di esaurimento. A pagarne il prezzo non è più solo il comparto agricolo, stremato dalla perseverante siccità, ma anche i cittadini, cui viene ridotta l’erogazione dai rubinetti domestici: è quanto accade a Nord-Ovest, nei cui serbatoi rimangono meno di 10 milioni di metri cubi d’acqua, ma da monitorare con attenzione sono anche altri sistemi idrici in sofferenza come quello del Medio Flumendosa, Posada ed Alto Cixerri (fonte: Agenzia Regionale del distretto idrografico della Sardegna).

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