ANBI avvia il primo intervento sul Cavo Napoleonico: rimozione dei sedimenti e sicurezza idraulica al centro

Vincenzi (ANBI): "Il Cavo Napoleonico rischiava di perdere la sua originaria funzione di importante serbatoio, in un Paese dove almeno il 10% della capacità complessiva dei bacini è compromessa dalla mancata manutenzione"

di Redazione
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ANBI e Consorzio C.E.R. al lavoro sul Cavo Napoleonico: maxi operazione di dragaggio per proteggere territorio, agricoltura e risorse idriche

In Emilia-Romagna è in corso un intervento idraulico senza precedenti che segna un passaggio strategico nella gestione delle infrastrutture idriche nazionali. Per la prima volta si sta operando direttamente nell’alveo del Cavo Napoleonico per la rimozione dei sedimenti accumulati negli ultimi decenni. A comunicarlo è ANBI, l’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue, che evidenzia come l’obiettivo principale sia la riduzione del rischio idrogeologico e il recupero della piena funzionalità del canale.

L’intervento, finanziato con 8.572.000 euro attraverso il PNRR, vede una stretta collaborazione tra la Regione Emilia-Romagna e il Consorzio CER – Canale Emiliano Romagnolo, incaricato del primo stralcio dei lavori nel tratto maggiormente interessato dall'accumulo di materiali. Entro il 2026 saranno rimossi circa 230.000 metri cubi di sedimenti, depositatisi dagli anni Cinquanta ad oggi.

Secondo la direttrice generale del Consorzio CER, Raffaella Zucaro, la modalità operativa rappresenta un vero progetto pilota: “Si interviene mediante l’impiego di una draga aspirante refluente, collocata nell’alveo e che, tramite pompaggio, convoglia una miscela d’acqua e sedimenti all’interno di una tubazione per farla defluire direttamente nel fiume Po. Nessun intervento analogo era mai stato effettuato nel Cavo dalla sua realizzazione”.

Il Presidente di ANBI, Francesco Vincenzi, sottolinea il valore strategico dell’opera: “Il Cavo Napoleonico rischiava di perdere la sua originaria funzione di importante serbatoio, in un Paese dove almeno il 10% della capacità complessiva dei bacini è compromessa dalla mancata manutenzione. Di fronte all’incedere della crisi climatica è fondamentale efficientare l’esistente”.

Il Cavo Napoleonico, lungo 18 chilometri e largo 180 metri, svolge una doppia funzione idraulica cruciale: da un lato scolmatore delle piene del fiume Reno per le aree della bassa pianura bolognese, ferrarese e ravennate; dall’altro, con flusso invertito, canale di alimentazione del CER, che convoglia l’acqua del Po fino alla riviera romagnola per l’irrigazione e, nei periodi di scarsità idrica, anche per garantire l’alimentazione dell’impianto di potabilizzazione NIP2 di Ravenna. Il Presidente del Consorzio CER, Nicola Dalmonte, assicura che gli interventi saranno gestiti con attenzione per non compromettere l’attività irrigua: “Effettueremo i lavori in maniera il più possibile continuativa, evitando che incidano sull’importante attività d’irrigazione del Canale Emiliano Romagnolo”.

Infine, il Direttore Generale di ANBI, Massimo Gargano, ricorda come la manutenzione dell’esistente sia uno dei pilastri dell’adattamento climatico: “La prima opera idraulica di cui il Paese ha bisogno è la manutenzione delle infrastrutture esistenti. Il nostro Piano di Efficientamento del 2020 individua oltre 800 interventi per aumentare la resilienza dei territori. Con un investimento di circa 4,4 miliardi di euro si garantirebbero anche almeno 21.000 posti di lavoro”.

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