Osservatorio ANBI: crisi idrica fuori controllo, serve un piano straordinario

Vincenzi (ANBI): "Stiamo vivendo condizioni climatiche che si stanno consolidando, ma di cui non conosciamo pienamente le conseguenze nel tempo"

di Redazione
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ANBI segnala una nuova emergenza idrica: in calo le riserve d’acqua da Nord a Sud, torna il caldo record

Dopo una breve parentesi di “normalità meteo”, l’Italia è di nuovo stretta nella morsa del caldo estremo e della crisi idrica. A lanciare l’allarme è l’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, che registra un peggioramento diffuso della situazione in tutta la Penisola, dal Sud al Nord, con dati preoccupanti sulle riserve idriche e sulle temperature. Nei giorni scorsi, una temporanea ondata di maltempo ha riportato le temperature del Mediterraneo su valori storici, interrompendo, seppur brevemente, il dominio della “bolla africana”. Ma l’illusione è già finita: le previsioni annunciano un ritorno di temperature fino a 44°C in Sardegna e Sicilia, con il mare che raggiungerà i 30°C. Un caldo che mette a rischio agricoltura, ambiente e salute umana. “Stiamo vivendo condizioni climatiche che si stanno consolidando, ma di cui non conosciamo pienamente le conseguenze nel tempo”, dichiara Francesco Vincenzi, presidente ANBI. “Navighiamo a vista”.

In Puglia, la situazione è drammatica: in Capitanata non è nemmeno iniziata la stagione irrigua. L’invaso di Occhito contiene solo 66 milioni di metri cubi d’acqua, oltre 28 milioni in meno rispetto allo scorso anno. A Capaccio, i bacini sono all’11% della capacità. In Basilicata, gli invasi contengono 223 milioni di metri cubi, 33 milioni in meno del 2024. La diga di Monte Cotugno è al 43% del riempimento. In Sicilia, nonostante una situazione meno grave rispetto al 2024, i serbatoi sono ancora al 48% in meno della capacità invasabile. In Sardegna, la Nurra e l’Alto Cixerri toccano livelli di riempimento drammatici (15%), mentre sul versante tirrenico gli invasi superano il 90%.

In Abruzzo, il lago di Penne ha perso oltre 2,7 metri in due settimane, mentre a giugno il deficit pluviometrico ha toccato il -90% su coste e colline. In Lazio, i laghi Albano e Nemi continuano a scendere: Albano ha perso 70 cm dall’autunno. In Umbria, il lago Trasimeno è sceso a 1,5 metri sotto lo zero idrometrico. Anche nelle Marche, gli invasi restano fermi a 49 milioni di metri cubi. “In Centro Italia servono ormai interventi straordinari e immediati” avverte Massimo Gargano, direttore generale ANBI.

Anche il Nord non è immune: Valle d’Aosta e Piemonte registrano cali nelle portate dei fiumi, con la Dora Baltea al -51%. I grandi laghi sono quasi tutti sotto le medie: solo il Garda (Benaco) supera l’80% di riempimento, mentre il Lario è al 42%, il Maggiore al 68%, il Sebino al 72%. In Lombardia, le riserve idriche sono inferiori del 14,4% rispetto alla media, con un calo del 50% rispetto al 2024. In Veneto, forti nubifragi hanno temporaneamente aumentato le portate fluviali. Situazione altalenante anche in Emilia-Romagna: in calo i fiumi Savio, Reno, Enza; in crescita Secchia, Panaro, Trebbia. Il fiume Po, indicatore chiave dello stato idrico nazionale, è al 46% in meno rispetto alla norma nei pressi del Delta.

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