Osservatorio ANBI, torna il grande caldo: è allarme rosso nelle zone in crisi idrica

Vincenzi (ANBI): "I dati confermano come le attuali modalità di pioggia, conseguenza della crisi climatica, incidano più sul rischio idrogeologico che sulle disponibilità d’acqua"

di Redazione
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Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche: Sud Italia in sofferenza, torna l’anticiclone africano e crescono le criticità idriche

Gli effetti favorevoli dell’anticiclone delle Azzorre sull’Europa occidentale stanno gradualmente diminuendo. Dopo che la Penisola Iberica ha registrato temperature superiori ai 40°C, masse d’aria calda provenienti dal Sahara stanno ora raggiungendo l’Italia, determinando un nuovo incremento termico in molte zone, ben oltre le medie stagionali.

Il mese di giugno si è rivelato il più caldo mai registrato in diversi Paesi europei, Italia inclusa, con una temperatura media superiore di 3°C rispetto alla norma. La pausa dal caldo torrido che ne è seguita ha migliorato la vivibilità urbana e favorito un temporaneo raffreddamento delle acque del Mediterraneo, che si erano precedentemente discostate dai valori consueti, con anomalie superiori anche ai +5°C in alcune aree.

Nonostante ciò, permangono situazioni critiche sul fronte idrico in ampie aree del Centro Italia (con l’eccezione della Toscana), nel Mezzogiorno e nelle Isole. In molte di queste zone, dove le problematiche idriche erano già ben radicate, la situazione è peggiorata ulteriormente. A queste si affianca un aumento degli eventi meteorologici estremi: nel solo mese di luglio sono stati segnalati 318 fenomeni, tra trombe d’aria, intense precipitazioni e grandinate di notevole entità, secondo quanto rilevato dallo European Severe Weather Database. A fare il punto è l’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche.

I dati confermano come le attuali modalità di pioggia, conseguenza della crisi climatica, incidano più sul rischio idrogeologico che sulle disponibilità d’acqua” è il commento di Francesco Vincenzi, Presidente dell’ANBI (Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue).

Massimo Gargano, Direttore Generale dell’ANBI, aggiunge: “Da qui l’evidenza di dotare urgentemente il territorio di nuove infrastrutture idrauliche, tra cui bacini multifunzionali, capaci di trattenere le acque di pioggia, creando riserve e salvaguardando il territorio da eventi calamitosi. Noi stiamo operando in quella direzione con opere e progetti, ma serve un Piano nazionale di manutenzione del territorio con finanziamenti pluriennali e certi”.

Secondo le rilevazioni dell’Autorità del Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale, l’attuale anno idrologico si è dimostrato carente di precipitazioni, con un calo negli accumuli pluviometrici che ha toccato il -19% nel Lazio e il -14,6% in Umbria. La situazione più preoccupante, tuttavia, continua a riguardare il Sud Italia, dove la siccità prolungata e il ritorno dell’anticiclone africano fanno temere scenari ancor più critici rispetto a quelli già vissuti negli ultimi due anni. In Campania, ad esempio, le sorgenti di Cassano Irpino mostrano una riduzione di portata di ben 1100 litri al secondo, mentre la fonte di Sanità segna un deficit di 750 litri al secondo, secondo i dati dell’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale.

In Calabria è stata formalmente riconosciuta una condizione di severità idrica alta nelle province di Reggio Calabria e Crotone. In Puglia, alcune stazioni pluviometriche posizionate nel Salento – in particolare nella zona settentrionale – non hanno registrato piogge significative nei mesi di giugno e luglio, con valori che si attestano su zero o, al massimo, 2 mm. Gli invasi della Capitanata contengono solo 67,45 milioni di metri cubi, un valore inferiore di 1,11 milioni rispetto all’anno scorso. Inoltre, le previsioni indicano la provincia di Foggia come una delle aree più esposte al rialzo termico nei giorni a venire.

In Sardegna, il turismo ha amplificato i consumi idrici, contribuendo a una riduzione di 134,39 milioni di metri cubi nei bacini dell’isola nel solo mese di luglio. Sul versante occidentale, la zona della Nurra dispone appena del 12% delle riserve idriche autorizzate (13 milioni su un potenziale di 109 milioni di metri cubi), mentre nell’Alto Cixerri la disponibilità si è contratta addirittura al di sotto dell’11% (2 milioni su 19).

La Basilicata ha registrato un calo delle riserve d’acqua pari al 14,4% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, equivalente a una riduzione di oltre 31 milioni di metri cubi. Più a nord, in Abruzzo, la diga di Penne presenta un livello di invaso pari a 3,49 milioni di metri cubi: un dato superiore a quello dello scorso anno ma comunque inferiore dell’11% rispetto alla media degli ultimi otto anni.

Nel Lazio, i laghi “castellani” continuano a calare: in una sola settimana il livello idrometrico del lago di Nemi è sceso di altri 6 cm, mentre quello del lago Albano ha perso 4 cm. I fiumi Tevere e Aniene stanno mostrando flussi in diminuzione, mentre in Sabina il fiume Velino è tornato su valori nella norma. In Umbria, il lago Trasimeno ha recuperato 3 cm in una settimana ma resta molto distante sia dai valori medi (-77 cm) sia dalla soglia critica. L’invaso di Maroggia contiene attualmente 2,55 milioni di metri cubi e il fiume Topino mostra livelli in aumento.

Le precipitazioni di luglio hanno portato benefici temporanei lungo la costa settentrionale delle Marche, ma nel complesso i fiumi regionali – in particolare Potenza, Esino e Sentino – stanno registrando una contrazione delle portate. Gli invasi marchigiani restano comunque ben riforniti, con oltre 47 milioni di metri cubi, un valore che, a parte il 2023, è tra i più alti degli ultimi anni.

La Toscana, in controtendenza rispetto ad altre regioni del Centro Italia, ha beneficiato di un’annata idrologica particolarmente favorevole, con piogge superiori alla norma. Questo ha portato a un significativo incremento delle portate del fiume Arno, ora ben oltre la media degli ultimi vent’anni. In Liguria, invece, si osserva un aumento dei livelli idrometrici nei bacini orientali.

Il Nord Italia, in generale, ha beneficiato di un’abbondante disponibilità idrica, sebbene si siano registrate differenze tra i vari bacini e, in alcuni settori alpini, deficit nella neve accumulata. Il Veneto, ad esempio, ha ricevuto nel solo mese di luglio piogge superiori alla media del 52% a livello regionale, con punte notevoli nei bacini: +143% sulla Livenza, +96% tra Livenza e Piave, +79% sul Sile, +73% sul Piave. Anche i fiumi Adige, Bacchiglione e soprattutto il Brenta (con una portata del 76% superiore alla media) mostrano segnali positivi. Tuttavia, fatta eccezione per il lago di Garda, i grandi laghi del Nord presentano livelli in calo: il lago Maggiore è al 57,1% di riempimento, il Lario al 39,4%, il Benaco al 75% e il Sebino all’83,6%.

In Lombardia, le recenti precipitazioni hanno riportato le riserve idriche ai valori medi del periodo. In Piemonte, invece, si osserva una riduzione dei flussi nei fiumi Tanaro, Stura di Lanzo, Stura di Demonte e Toce. In Valle d’Aosta, il livello idrometrico della Dora Baltea è inferiore alla media e in diminuzione, mentre quello del torrente Lys rimane stabile. Il fiume Po mostra una riduzione della portata nel tratto compreso tra le sorgenti e Boretto (in Emilia), mentre nella sezione da Borgoforte al Delta si rileva un incremento dei flussi, che tornano vicini ai valori tipici per il periodo.

In Emilia-Romagna, la situazione è diversificata: il Savio, sebbene in calo, resta sopra la media, mentre le portate di Reno e Secchia sono in discesa – con il Reno che tocca minimi storici. In aumento, invece, i flussi dei fiumi Lamone e Santerno in Romagna. Le dighe piacentine di Mignano e Molato, infine, trattengono poco più di 3 milioni di metri cubi d’acqua, con un deficit del 75% rispetto allo stesso periodo del 2024.

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