Belve, Fagnani: "Ho visto un Fedez libero. Salvini? Lacrime autentiche"

Francesca Fagnani: "Dà la sensazione di essere in una fase di recupero del se stesso delle origini"

di Redazione Mediatech
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Francesca Fagnani
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Belve, Fagnani: "Ho visto un Fedez libero. Salvini? Lacrime autentiche"

Francesca Fagnani parla di Fedez, che ha appena intervistato, facendolo anche piangere: «Ho visto un Fedez libero, con una grande autonomia di pensiero. Dà la sensazione di essere in una fase di recupero del se stesso delle origini, sembra in un momento di libertà psicologica molto forte - spiega in un'intervista a Oggi - E la libertà, quando la ritrovi, è sempre inebriante». E aveva fatto piangere in diretta anche Matteo Salvini: «Erano lacrime autentiche. Succede spesso su quella domanda finale: “Se potesse riportare in vita qualcuno e dirgli qualcosa chi sarebbe e cosa gli direbbe?”. È una domanda che faccio sempre perché me lo sono chiesta io per prima».

A quella domanda lei risponderebbe di voler rivedere sua mamma, mancata nel 2015: «Lei e zia Lella, la tata che prima ha cresciuto lei e per un po’ anche me. A zia Lella vorrei chiedere scusa per certe crudeli stupidaggini che si fanno da bambini. A mia mamma vorrei poter dire che la amo. Non gliel’ho detto abbastanza. E vorrei scusarmi per il tempo non dedicato; quando sei giovane non ci pensi

Francesca Fagnani, spiega Oggi, si dice infastidita per le domande sulla sua relazione con Enrico Mentana e parla per la prima volta del suo primo libro, «Mala», in libreria dal 30 aprile. «È sulla criminalità romana. A Roma ci sono figure che comandano la città da 40 anni. Come Michele Senese, al vertice di un cartello del narcotraffico in cui sono cresciute figure importantissime. O come Ciccio D’Agati, da decenni referente di Cosa Nostra a Roma. Nel libro cerco di ricostruire l’organigramma di questo cartello», dice a Oggi, e ricostruisce anche gli esordi della sua carriera, con Giovanni Minoli e Michele Santoro. «A parte il tacco, che è un abito di scena, non c’è differenze tra la “me” di “Belve” e quella delle inchieste sulla criminalità. Il giornalismo prende rivoli diversi che in comune hanno il metodo. Mi approccio allo studio dei personaggi che intervisto con la stessa cura con cui studio gli atti di un processo».

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