La7, Mentana: “Contratto scade il 31 dicembre 2024". Le parole su Nove, Rai, Amadeus...

"Lavorerei molto volentieri in una rete televisiva con Amadeus, ma non mi immagino una Rai povera senza di lui"

di Redazione Mediatech
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La7, Mentana: “Contratto scade il 31 dicembre 2024".

Il nome di Enrico Mentana (oltre a quello di Giovanni Floris e delle stelle dei talk di La7) è stato molto caldo dopo le parole di Fiorello a Viva Rai2 di mercoledì 17 aprile. Dal quartier generale di Warner Bros Discovery secondo quanto appreso da Affaritaliani.it nelle scorse ore è trapelata la smentita alla trattatativa del polo giornalistico di La7.

E nel breve periodo (prossima stagione autunnale) le indiscrezioni fanno pensare a una squadra per lo più già fatta con una strategia votata a programmi di enternainment più che di approfondimento politico (talk show). Sul medio lungo si vedrà.

Intanto il direttore del tg di La7 e protagonista di tante epiche maratone tv spiega: «Non ho difficoltà a dire che il mio contratto scade il 31 dicembre del 2024. Quindici giorni dopo compio 70 anni, cosa mi metto a fare?», le parole di Enrico Mentana a La Stampa.

Ne fa un problema di anagrafe? «Per carità, solo i cattolici per il matrimonio dicono che non si cambia mai, ma ho fatto nascere il Tg5, rinascere il Tg La7 che Piroso aveva già avviato molto bene, ho condotto due telegiornali molto improntati su di me».

Stanco? «No, ma me ne sono sempre andato quando non c'erano le condizioni per lavorare bene. È successo alla Rai nel '92 e a Mediaset nel 2009. Erano vigilie cruciali: la prima un anno prima di Tangentopoli, la seconda due anni prima della fine dell'era Berlusconi. Non è un caso: quando le cose in un'azienda filano sei libero, quando non filano più e ti accorgi che non puoi fare, te ne vai», spiega Enrico Mentana a La Stampa.

Mentana sulla campagna acquisti del Nove e sulla Rai.

Sulla campagna acquisti del Nove: «In tre quattro anni ha portato Crozza, Fazio e Amadeus. Non mi pare la rivoluzione d'ottobre». È solo mercato? «È mercato e lo dobbiamo vivere laicamente». Non può esserci anche una questione di clima ostile, di ingerenze esagerate? «Se uno se ne va dalla Rai quando comanda il centrosinistra si dice in un modo, quando comanda la destra si dice in un altro. Lavorerei molto volentieri in una rete televisiva con Amadeus, ma non mi immagino una Rai povera senza di lui», spiega Enrico Mentana a La Stampa.