Selvaggia Lucarelli: "Vita senza social? Sempre scemi ma con più tempo libero"

La giornalista: "I dipendenti dai follower sono gli adulti, non i ragazzi. Sicuramente è fallito ogni tentativo di rendere i social un posto migliore"

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Lucarelli: "Si parla più dei cinghiali in città che degli insulti online"

Selvaggia Lucarelli e i social. La giornalista e scrittrice affronta il delicato tema di un possibile futuro senza più i vari Twiiter, Facebook, Instagram e Tik Tok. "Per me - dice Lucarelli a La Stampa - i social sono come il successo: non è che trasformino la gente, la smascherano. Hai più libertà di azione, più potere, più strumenti per rivelare più o meno maldestramente forza e debolezze e alla fine quello che sei in potenza viene fuori. Io ero una discreta contestatrice al liceo, sui social sono una palla demolitrice, dicono. Sono peggiorata perché mi rendo conto che ho rinunciato a parte della socialità, quella delle banali uscite a cena con gli amici. Sono migliorata perché essendo i social la nostra memoria storica, vedo quante volte ho cambiato idea sulle cose e tendo ad assolvere con più facilità l’incoerenza altrui".

"Non credo - prosegue Lucarelli a La Stampa - che i social siano al tramonto come dicono, ma sicuramente c’è una certa disillusione sul fatto che si possa fare qualcosa per renderli un posto migliore. Io mi dichiaro vinta rispetto ad alcune battaglie. Ad esempio i grandi dibattiti sull’odio online. La mia netta sensazione è che si stia metabolizzando un fatto, e cioè che abbiamo accettato l’idea che una certa quantità d’odio sopravviverà a qualunque censura o tentativo di educazione digitale. Se ci facciamo caso, l’hate speech è un tema che non appassiona più, ci sono più articoli sui cinghiali in città che sugli insulti online. La verità è che se siamo scemi, senza social rimaniamo degli scemi con più tempo a disposizione. Comunque - conclude Lucarelli - gli adulti sono dipendenti dai follower, non i ragazzi".

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