Come nasce una notizia da prima pagina: le parole di La Russa su Garofani al Var

A Direzione Nord il presidente del Senato ha riacceso il caso del consigliere di Mattarella. Ma se si analizzano con attenzione le sue parole, emerge un pensiero più articolato

Di Giorgio d'Enrico

Ignazio La Russa a Italia Direzione Nord

Milano

Come nasce una notizia da prima pagina: le parole di La Russa su Garofani al Var

Il 24 novembre, alla XXVII edizione di Italia Direzione Nord, Ignazio La Russa viene intervistato da Giancarla Rondinelli e Fabio Massa sul palco della Triennale Milano. Nel corso del dialogo arriva la domanda sul caso che riguarda Francesco Garofani, consigliere del Quirinale e segretario del Comitato supremo di Difesa.

È in quel momento che La Russa si esprime con parole che diventeranno immediatamente virali, raggiungendo le home page e le prime pagine dei giornali: "E' meglio che Garofani lasci l'incarico".

La newsletter Frontale ricostruisce con precisione l'episodio, riportando integralmente le parole del presidente del Senato. E dimostrando che il suo ragionamento è più articolato di come è stato tradotto sui media e prende di mira esclusivamente il consigliere, non il Presidente della Repubblica.

Che cosa ha detto La Russa: il virgolettato integrale (e il video)

«L’idea che mi sono fatto è di un consigliere, che in un ambiente di tifosi più che calcistico, quindi a ruota libera, non so se bevessero anche vino, e come si suol dire “in vino veritas”, si sia lasciato andare improvvidamente a tutta una serie di valutazioni sul governo e sulla Meloni. Certo che se a parlare è un consigliere del presidente della Repubblica, non si può addossare ciò che dice al presidente della Repubblica, ma una critica a questo consigliere è assolutamente legittima, specie se gli è stato chiesto di smentire, e lui anziché smentire ha detto che è vero, ma si trattava di chiacchiere tra amici. La colpa è di chi solleva il problema, non di chi forse inconsciamente esprime non il pensiero del presidente della Repubblica, ma i suoi personali desideri, che non sono degni di uno che fa il consigliere del presidente».

«Voglio esprimere piena solidarietà al presidente della Repubblica Mattarella che, sono certo, non ha nessuna responsabilità e sicuramente non condivide le idee del suo consigliere».

«Fosse stato uno di destra, oggi lo vedremmo appeso nei lampioni della città, o probabilmente cattolicamente crocifisso. Pensate che questo è il segretario del comitato di difesa, che è quello che si deve occupare della difesa nazionale. Ecco, io credo che almeno quel ruolo forse è meglio che lo lasci a qualcun altro».

Si capisce sin da subito, racconta Frontale, che la notizia circolerà molto, un po' estrapolata e un po' fraintesa. Perché dall’inizio dell’intervista il fil rouge è legato alla doppia morale destra-sinistra. Un argomento che La Russa esplora spesso per la serie: pensate se questo lo avessimo fatto noi di destra.

La precisazione della presidenza del Senato (che non è una smentita)

Nel giro di un’ora la presidenza del Senato fa una nota nella quale precisa. I giornali titoleranno che smentisce, ma in effetti non smentisce proprio niente. Chiude la vicenda non in contraddizione con quello che aveva detto prima. Ovvero che non spetta a lui far dimettere chicchessia, cosa che ovviamente era chiara anche prima. Rimane però valido tutto il resto del ragionamento, così riassumibile: ma se fosse stato un consigliere stretto della Meloni a complottare contro - che ne so - Elly Schlein, che cosa sarebbe successo?

In definitiva, su quel palco si è capito di La Russa una cosa già in effetti nota: dice quel che ha voglia di dire, quel che pensa e quel che crede. Può piacere o no, ma lui lo dice, con molti meno retropensieri di quel che può sembrare. E questo - a volte - genera situazioni imprevedibili.

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