Corvetto, Bassi (Lega): "Periferie dimenticate. Chi governa il Municipio alzi la voce con Palazzo Marino"

Il capogruppo della Lega al Municipio 4: "Il centrodestra rilanci sul decentramento e sia credibile sulla sicurezza: meno slogan e più concretezza"

di Nicolò Rubeis

Paolo Guido Bassi, capogruppo della Lega al Municipio 4

Milano

Paolo Guido Bassi, capogruppo della Lega al Municipio 4, denuncia l’abbandono del Corvetto e delle periferie milanesi. Critiche al centrosinistra locale, accusato di non farsi sentire con Palazzo Marino. Per il centrodestra, avverte, sarà decisivo dimostrare credibilità sulla sicurezza e rilanciare il decentramento. L'intervista

Corvetto, Bassi (Lega): "Periferie dimenticate. Chi governa il Municipio alzi la voce con Palazzo Marino"

"Si è parlato tanto di periferie e disagio sociale, poi però è finito tutto nel dimenticatoio" afferma Paolo Guido Bassi, capogruppo della Lega al Municipio 4 di Milano, dopo gli ultimi episodi di cronaca al Corvetto. Secondo l'esponente del Carroccio "servono interventi strutturali per invertire il trend. E i colleghi del centrosinistra che governano il Municipio dovrebbero alzare di più la voce". In vista delle prossime comunali, per il centrodestra sarà fondamentale "essere credibili" sulla sicurezza e sulle periferie: "Servono meno slogan e più concretezza"

Bassi, al Corvetto, dopo i tanti discorsi dei mesi passati, come è la situazione?

Quando ci sono fatti eclatanti di cronaca si accende l'attenzione sul Corvetto. Penso per esempio alla vicenda di Ramy, che non è stata un fulmine a ciel sereno. Un episodio drammatico, con una vittima, ma già prima c'erano furti, scippi, violenze e anche manifestazioni di rabbia, cortei e cassonetti bruciati. Forse, oltre ai proclami, non si è riflettuto abbastanza su quello che era successo. Si è parlato tanto di disagio sociale e di periferie. Poi, però, è finito tutto nel dimenticatoio. 

Quali sono i problemi principali del quartiere?

Non ci sono degli interventi strutturali che riescano a dare impulso per invertire in qualche modo il trend. I volti dei quartieri cambiano quando si innescano dei circoli virtuosi positivi. Non che non ci siano stati dei tentativi, ma non è stato sufficiente. Le strade sono cambiate e gli esercizi commerciali sono tutti in mano agli stranieri. Non è questione di razzismo o di intolleranza, ma le persone che ci vivono poi vanno a passare il tempo da un'altra parte. Se vai alle funzioni nella Chiesa di San Michele Arcangelo e Santa Rita vedi tanti italiani. Poi esci e sembra che ci siano solo stranieri, ma non è così. I residenti, in qualche modo, sono come espulsi. Su questo varrebbe la pena fare dei ragionamenti. 

Il ruolo del Municipio dovrebbe essere diverso?

Quello che dico sempre è che i miei colleghi del centrosinistra che governano il Municipio dovrebbero alzare di più la voce. Io, prima di essere capogruppo, ho fatto il presidente del Municipio e visto che il sindaco era di un colore politico diverso non sono mai stato favorito. Loro, invece, che sono tutti allineati con Palazzo Marino, dovrebbero farsi sentire. Per esempio, trovo folle che l'attuale amministrazione stia lavorando da due anni per spostare delle panchine in piazza Angilberto II. Se non riescono a fare nemmeno una cosa del genere vuol dire che c'è qualcosa che non va. 

Va data più agibilità alle realtà che operano nel quartiere?

Le associazioni non mancano così anche come le iniziative, penso per esempio ai patti di collaborazione promossi dall'amministrazione. Il problema è che non funzionano bene. Manca la restituzione, il risultato. Spesso le cose vengono presentate come una novità, poi nessuno va a controllare se c'è un ritorno. Sicuramente la buona volontà non manca, ma le risposte che sono state date sono morte lì. Se fai una sperimentazione, poi devi anche vedere come sta andando e se non funziona devi avere l'umiltà di cambiare. 

Per il centrodestra sarà fondamentale elaborare un programma credibile sulle periferie?

Sì, direi che è fondamentale essere credibili. Servono meno slogan e più concretezza. Le persone non vanno più a votare, anche in periferia. Se non siamo concreti, rischiamo che gli abitanti dei quartieri più difficili ci guardino come i soliti che vanno lì per fare delle promesse ma poi rimane tutto uguale. Se come centrodestra rialzassimo la bandiera del decentramento proponendo un modello più funzionale, potremmo avere una freccia in più nel nostro arco. Ci sono tutta una serie di domande inevase, non solo al Corvetto, che potrebbero trovare delle risposte. Palazzo Marino è lontano dal Gratosoglio o dal Cimitero Maggiore. Un Municipio, invece, può essere più vicino ai problemi e alle loro soluzioni, non solo geograficamente ma anche in termini di attenzione. 

 

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