Costo della vita e della casa a Milano, Tajani: "La tassazione è il grande assente nel dibattito"

La senatrice Pd Cristina Tajani interviene nel dibattito avviato da Maran e proseguito da Sala: "Bonus per chi lavora a Milano? Mi convince di più la spinta alla contrattazione aziendale e territoriale". L'intervista

di Nicolo Rubeis

Cristina Tajani Pd

Milano

Costo della vita e della casa a Milano, Tajani: "La tassazione è il grande assente nel dibattito"

Il tema degli stipendi continua ad animare un dibattito tutto milanese. Dopo la proposta di un salario minimo cittadino di Pierfrancesco Maran, anche il sindaco Beppe Sala ha rilanciato l'idea di un bonus per chi lavora dove il costo della vita è più alto. "Intanto, io penso che queste riflessioni, a Milano e in altre grandi città, vadano collegate alla questione della casa e dell'abitare" spiega la senatrice Pd Cristina Tajani, già assessore al Lavoro del Comune di Milano. "Tutte i pareri sono utili al dibattito. A me convince di più la spinta alla contrattazione sia aziendale sia territoriale" prosegue Tajani, sottolineando, però, che questi ragionamenti "non possono prescindere da interventi sul fisco. La tassazione è il grande assente del dibattito milanese". Anche perché "fin quando la rendita immobiliare pagherà meno tasse del lavoro, il problema non verrà risolto". L'intervista di Affaritaliani.it Milano

Tajani, si torna a parlare di stipendi differenziati. 

Le varie proposte di salario minimo territoriale hanno tutte il merito di alimentare il dibattito sulla questione degli stipendi che è urgente. Rispetto all'idea di un salario minimo volontario ho il dubbio che sia insufficiente. Si tratta di una proposta che ha degli elementi di fascinazione ma che è lontana dal risolvere il problema del costo della vita e dell'adeguatezza dei salari. Mi convince molto di più la spinta e l'incentivazione alla contrattazione sia aziendale sia territoriale. Ho letto con molta soddisfazione che il Comune si appresta a rinnovare il contratto integrativo decentrato. L'ultimo rinnovo lo firmai io quando ero in giunta nel dicembre 2019. Il fatto che il sindaco abbia annunciato che presto verrà rinnovato il contratto integrativo e rivisto il salario accessorio è un qualcosa che va nella direzione giusta. E poi servirebbero intese territoriali sul welfare. 

Su questo argomento in Europa c'è un modello di riferimento?

Io penso che il tema del costo della vita a Milano o in altre città vada affrontato in primo luogo rispetto alla questione dell'abitare e degli affitti. Il contributo del costo della casa sui salari milanesi è sicuramente di gran lunga più oneroso e alto rispetto ad altre zone di Italia, probabilmente quello è il vero nodo. Su questo tema altre città possono rappresentare un riferimento suggestivo. Come Vienna che ha un modello di edilizia pubblica super esteso, o Barcellona che addirittura ha effettuato i primi espropri di immobili da destinare a uso abitativo. Credo che Milano debba trovare la propria strada e il proprio modus operandi, questo però non può prescindere da un ragionamento più complessivo anche su temi fiscali.

Ci spieghi meglio. 

Fin quando la rendita immobiliare pagherà meno tasse del lavoro il problema non verrà risolto. Oggi abbiamo la cedolare secca sugli affitti che propone una tassazione al 20-21 %  e un'aliquota media di Irpef sulle persone che lavorano di gran lunga superiore. La competizione tra rendita immobiliare, lavoro e anche profitti, va tutta a vantaggio della rendita e provoca distorsioni enormi. Leggevo qualche giorno fa uno studio recente fatto da una società di grandi patrimoni in cui si evidenziava come il numero dei super ricchi sia aumentato del 24%. Questi nuovi cittadini portano un tema di aumento del costo e dei valori immobiliari non compensato da una tassazione adeguata. Ma questo argomento mi sembra assente dal dibattito. 

Sala, da sindaco, si rivolge ai suoi cittadini parlando di un bonus. Che ne pensa?

Il dibattito ci sta tutto. Forse il bonus non è lo strumento tecnicamente più adatto, ma è comprensibile che gli amministratori territoriali si interroghino su come risolvere i problemi. Una buona carta che il Comune può giocare è quella del salario accessorio del contratto integrativo, si parla di 14mila lavoratori. A livello nazionale, buona parte delle organizzazioni sindacali come Cgil e Uil sono favorevoli a un salario minimo. Un salario minimo volontario a cui le aziende, ipoteticamente, potrebbero aderire, rischia di non avere la forza della legge e anche togliere ruolo alla contrattazione collettiva che credo vada incentivata a livello territoriale.

Pensa che le aziende milanesi siano sensibili a questo argomento?

Le tantissime aziende che fanno fatica a trovare dipendenti da assumere dimostrano che il problema c'è e riguarda non soltanto una questione di equità ma anche di efficienza. Se il territorio non riesce a trovare lavoratori perché quest'ultimi non ce la fanno a sostenere il costo della vita, il pericolo è perdere competitività. Molte aziende hanno una certa sensibilità verso la questione. Ma se non si mette mano anche alla leva fiscale gli stipendi potranno aumentare di qualche centinaia di euro ma non saranno in grado di battere l'inflazione. 

 

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