Data center, Milano e la Lombardia hanno ambizioni europee. Ma i consumi sono colossali

La Lombardia è già ampiamente l'hub italiano dei data center ma continua il boom di investimenti. La rigenerazione degli ex complessi industriali del Milanese ed il nodo energetico

Di Giorgio d'Enrico
Milano

Data center, Milano e la Lombardia hanno ambizioni europee. Ma i consumi sono colossali

Chi attraversa le zone industriali di Settala, Vignate, Cornaredo o Pregnana Milanese difficilmente immaginerebbe che proprio lì si stia ridisegnando la mappa strategica della digital economy italiana. Dietro capannoni anonimi, recinzioni di cantiere e piazzali che fino a pochi anni fa ospitavano fabbriche dismesse sta prendendo forma una nuova infrastruttura nazionale: il sistema dei data center. Ed è qui, nel cuore produttivo della Lombardia, che si sta addensando la più alta concentrazione di investimenti, progetti e pressioni infrastrutturali dell’intero Paese.

Secondo gli ultimi dati diffusi dal Sole 24 Ore e dall’Osservatorio Data Center del Politecnico di Milano, la regione guida ormai con un margine enorme lo sviluppo del settore: il 62% della potenza energetica installata in Italia è in Lombardia, pari a 317 MW IT, e 238 MW gravitano nell’area metropolitana di Milano, con un balzo del 34% in un solo anno. Per comprendere la portata del fenomeno basta guardare alla geografia europea: Milano ha superato i mercati emergenti di Madrid e dell’Est e viene ora considerata candidata naturale a entrare tra le grandi capitali europee dei data center, accanto a Francoforte, Londra, Amsterdam, Parigi e Dublino.

Il motore della crescita: hyperscaler, AI e un ecosistema che chiede spazio

A spingere la domanda non sono solo cloud ed e-commerce. È soprattutto l’intelligenza artificiale a cambiare velocità e morfologia del settore. La diffusione di nuovi modelli generativi richiede server ad altissima densità, soluzioni di raffreddamento a liquido e impianti progettati per sostenere carichi energetici molto superiori al passato. È un salto tecnologico che alimenta la corsa degli hyperscaler: AWS ha annunciato 1,2 miliardi di investimenti, mentre Microsoft, BlackRock e Nvidia hanno avviato un fondo da oltre 30 miliardi di dollari dedicato all’AI, con una quota destinata all’Italia.

Ma anche gli operatori nazionali si sono mossi: Aruba espande i propri campus, Tim prepara nuove infrastrutture, e intorno a Milano continua a crescere il numero di poli attivi o in fase di progettazione. Oggi gli impianti già presenti interessano realtà come Noviglio, Liscate, Vignate, Cornaredo, Settala, Bollate, Segrate, Melegnano, Zibido San Giacomo. In arrivo strutture su ex complessi industriali a Pregnana Milanese (ex Citroën, ex Olivetti, ex Iveco) e la sede del colosso CyrusOne a Segrate. A questi si aggiungono poli strategici come quello di Eni a Sannazzarro de’ Burgondi e Aruba a Ponte San Pietro. Nel complesso, le richieste presentate in Lombardia sono 150, pari al 63% del totale nazionale, un valore che non ha paragoni nel resto del Paese.

Il paradosso energetico: una domanda 38 volte all'intera potenza oggi installata in Italia

Il boom però ha aperto un fronte critico. Le richieste di connessione arrivate a Terna per alimentare nuovi data center ammontano a 19,7 GW, pari a 38 volte l’intera potenza oggi installata in Italia. Parte di questa cifra è speculativa, ma resta il nodo centrale: la rete non è progettata per gestire un aumento di carico simile in tempi così rapidi.

In Lombardia il problema è doppio. Da un lato, i consumi dei data center sono già oggi tra i più elevati del Paese; dall’altro, la produzione da rinnovabili è insufficiente rispetto ai fabbisogni. Il punto più controverso è il futuro “prezzo zonale” dell’energia. L’assessore al ramo, Massimo Sertori, l’ha definito “l’unica forma di federalismo che non posso accettare”: se il prezzo rifletterà i consumi effettivi delle zone, la Lombardia — che ospita impianti al servizio dell’intero Paese — rischia bollette più alte pur essendo l’area che regge la dorsale digitale nazionale. La regione stima che, delle domande ricevute, potrà soddisfarne solo il 10%, pari a 2-3 GW, contro gli 8 GW fissati dal Governo come obiettivo al 2030.

Fontana: “Servono regole certe, colmiamo un vuoto normativo”

Questa pressione ha portato la Regione a muoversi sul piano legislativo. A novembre la Giunta ha approvato un Progetto di Legge specifico sui data center, firmato dal presidente Attilio Fontana insieme agli assessori Sertori, Comazzi, Maione e Guidesi. L’obiettivo è fornire un quadro normativo unificato che oggi manca a livello sia nazionale sia regionale. La proposta punta a: coordinare le autorizzazioni con tempi certi; definire un trattamento urbanistico omogeneo; limitare consumo di suolo agricolo; favorire il riuso di aree industriali dismesse; ridurre le operazioni speculative; incentivare rinnovabili e tecnologie di raffreddamento alternative all’acqua; promuovere il riutilizzo del calore generato dai data center.

Il PdL, composto da 10 articoli, arriva dopo un confronto con ANCI, UPL, MASE e l’Osservatorio Data Center del Politecnico. Fontana e Sertori lo considerano uno strumento essenziale per prevenire conflitti territoriali e ambientali simili a quelli verificatisi in Nord Europa.

Una sfida decisiva: Lombardia hub europeo. Ma a quale prezzo?

Nel 2023 la filiera software italiana ha generato 62,8 miliardi di euro di fatturato. È un settore che vive di infrastrutture: senza data center adeguati, competitivi e distribuiti in modo equilibrato sul territorio, la crescita rischia di incepparsi.

La Lombardia è oggi in una posizione unica: ha investitori, progetti, capacità attrattiva e una collocazione geografica strategica. Ma i rischi sono evidenti: saturazione della rete, aumenti del costo dell’energia, pressione sul territorio, consumo di risorse idriche. L’occasione è storica, ma non garantita. La regione può diventare il cuore infrastrutturale europeo dell’economia dei dati — o trasformarsi in un collo di bottiglia costoso e difficile da gestire. La partita è appena iniziata, e si giocherà tutta qui: a Milano e nel suo hinterland, dove si sta costruendo — mattone dopo mattone, rack dopo rack — il futuro digitale del Paese.

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