Doppia Curva, Palmeri: "A un passo dalla verità cambiano l'imputazione: un orrore per non ammettere l'errore"

Il consigliere regionale e comunale di Milano replica con durezza alla decisione della Procura: “Mi amareggia essere ancora costretto a chiedere giustizia”. Il processo torna alle indagini preliminari

di Giorgio d'Enrico
Manfredi Palmeri
Milano

Doppia Curva, Palmeri: "A un passo dalla verità cambiano l'imputazione: un orrore per non ammettere l'errore"

"Per un incomprensibile accanimento, mi amareggia essere ancora costretto a richiedere giustizia, sacrificando nel frattempo ulteriore parte della mia vita". Così il consigliere regionale lombardo e comunale milanese Manfredi Palmeri ha commentato in una nota la decisione del pubblico ministero Paolo Storari, che ha modificato l’imputazione da corruzione tra privati a corruzione di persona incaricata di pubblico servizio nell'ambito dell'inchiesta Doppia Curva.

"Dopo oltre un anno di rispettosa attesa, in cui sono stato io a chiedere di essere giudicato dal Tribunale per accertare rapidamente i fatti reali – scrive Palmeri – si era finalmente arrivati in poco tempo a un passo dalla verità, che confermava onestà e correttezza nel mio ruolo privato professionale". Il consigliere sottolinea come la stessa Procura avesse escluso “ogni implicazione negativa” nel suo ruolo pubblico, ribadendo che la vicenda “non c’entra nulla con la mia attività di consigliere”.

Il cambio d’imputazione e il ritorno alle indagini

Il processo a carico di Palmeri, nell’ambito dell’inchiesta “Doppia Curva”, si è fermato dopo la decisione del pm Storari di riformulare le accuse. La seconda sezione del Tribunale di Milano, presieduta da Giuseppe Cernuto, ha infatti stabilito che il nuovo capo d’imputazione rappresenta “fatti nuovi” e ha disposto la restituzione degli atti alla Procura, facendo tornare il procedimento alla fase delle indagini preliminari.

Palmeri, nella sua qualità di componente del consiglio direttivo di M-I Stadio (società concessionaria per la gestione e l’uso dello stadio Meazza), non è più accusato di concorso in corruzione tra privati, ma di corruzione di persona incaricata di pubblico servizio nell’esercizio delle sue funzioni.

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“Le società calcistiche non sono organi della pubblica amministrazione”

"Chiuso questo processo, in cui l’accusa formulata si è dissolta, se ne vorrebbe aprire un altro sugli stessi fatti già accertati", prosegue Palmeri, che critica duramente la nuova impostazione dell’inchiesta. "Si vuole inventare che i club calcistici siano 'organi indiretti della pubblica amministrazione', solo perché utilizzano lo stadio! Confondendo una concessione di un bene pubblico che c’è con quella di un servizio pubblico che non c’è".

Secondo Palmeri, questa ricostruzione “aberrante” servirebbe “a coprire l’errata e infondata ipotesi che da parte mia sia stato commesso un reato”, ma avrebbe conseguenze “devastanti” non solo per lui, “ma anche per Inter, Milan e M-I Stadio, sul passato e forse anche sulla vendita dello stadio”.

Palmeri: “Accusa infondata, lo dimostrerò in ogni sede”

Il consigliere conclude la sua nota ribadendo fiducia nella giustizia: "Sono convinto che la nuova ipotesi di indagine sia priva di fondamento, come sarà dimostrato in ogni sede e come ben sa chi conosce me e i fatti". L’inchiesta, condotta dalla Squadra Mobile e dalla Guardia di Finanza di Milano, ipotizza che Palmeri abbia ricevuto dal titolare del locale Kiss&Fly, Gherardo Zaccagni, un quadro dell’artista Liu Bolin del valore di circa 11mila euro, oltre a presunti vantaggi economici e sostegni elettorali in vista delle regionali del 2023. Con la nuova contestazione, il procedimento riparte da zero, ma le polemiche – e le ombre sul caso – restano tutt’altro che chiuse.

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