Torna il Fringe Milano Off International Festival: teatro e arti performative tra inclusività e trasversalità
Dal 2 al 12 ottobre a Milano la settima edizione della rassegna. Francesca Vitale: "Programma densissimo e spettacoli gratuiti in spazi inusuali della città per un festival inclusivo, trasversale e pan-tematico". L'intervista
Fringe Milano Off International Festival: teatro e arti performative tra inclusività e trasversalità
Torna a Milano dal 2 al 12 ottobre 2025 Fringe Milano Off International Festival. Questa è la settima edizione del festival del teatro Off e delle arti performative, che è ormai un appuntamento consolidato nel panorama culturale della città, atteso da un pubblico sempre più attento e fidelizzato. Arriveranno dall’Italia e dall’estero ben 59 compagnie con 62 spettacoli per 244 repliche, ospitate in 19 spazi distribuiti su tutto il territorio cittadino. Un programma fitto e intenso, preceduto, dal 15 settembre, da tantissimi appuntamenti ed eventi gratuiti della sezione Free Fringe. Abbiamo incontrato Francesca Vitale, che con Renato Lombardo nel 2016 ha fondato il festival di cui è direttrice artistica, e le abbiamo rivolto alcune domande per avere qualche anticipazione. L'INTERVISTA
Quest'anno è notevolmente cresciuta l’identità internazionale del festival: la rete con i Fringe del mondo che avete creato negli anni ha dato i suoi frutti?
Ha dato molti frutti, ma è stato un percorso lungo nel tempo. Il nostro primo accordo lo abbiamo fatto sin dalla nascita con il Fringe di Avignone, poi siamo entrati nel World Fringe Network, e ora siamo partner dei Fringe di New York, Hollywood, Praga, Istanbul, Stoccolma, Reykjavik, Salonicco, Denver, Lagos, Scarborough e Nuova Delhi. Quest’anno alcuni artisti ospitati nel nostro Fringe nella scorsa edizione hanno vinto importanti premi dati dagli operatori esteri e si sono esibiti nei loro festival: Annalisa Limardi con “No” all’Hollywood Fringe, Michele Puleio con “Blasé” al Prague Festival, e gli spettacoli “Carte Mute” e “Boxeur” sono stati ospitati a Avignone e sempre “Carte Mute” e “Dentifricio” dei BumBumFritz a Stoccolma, dove questi ultimi hanno conquistato il premio “Rule Breaker “. Ovviamente anche noi scegliamo e ospitiamo spettacoli dei festival nostri partner e quest’anno arriveranno artisti premiati a Praga, a Denver, ad Avignone; interessante segnalare che la compagnia Grand Guignol de Milan, quest’anno presente al Fringe con “I racconti del Boudoir”, è appena tornata vincitrice dal Fringe di Edimburgo e ha vinto il premio del pubblico e della critica a Praga.
L’anno prossimo ci saranno le Olimpiadi invernali Milano Cortina, voi avete dedicato una sezione del Free Fringe (eventi gratuiti) allo sport. Perché è importante l'incontro dello sport con lo spettacolo o viceversa?
È venuto spontaneo pensare di dare un piccolo contributo dedicato allo sport, e così abbiamo ideato una mini rassegna intitolata “Fringe e Sport”, inserita in un progetto più ampio che abbiamo chiamato “Le 3S”, ovvero Sport, Scuola e Spettacolo. Attraverso sei spettacoli che raccontano storie esemplari come quelle di Andre Agassi, icona del tennis o di Trudy Ederle, la prima donna ad attraversare la Manica, “Fringe e Sport”, inserita nell’ambito di Cultural Olympiad di Milano Cortina 2026, vuole creare un dialogo tra arte performativa e cultura sportiva, valorizzando entrambe come strumenti di crescita e coesione. Oltre al programma sportivo, con il contributo di Fondazione AEM, il patrocinio della Fondazione internazionale Panathlon e della Fondazione Sportcity, il progetto “Le 3S”, che gode del patrocinio e contributo di Fondazione di Comunità Milano, comprende il format, giunto alla sua terza edizione, d “Lo studente in giuria”, che consiste nella formazione di 300 studenti di scuole e università milanesi che saranno poi valutatori degli spettacoli e assegneranno loro dei riconoscimenti e una borsa di studio.
Si sente molto la necessità di portare il teatro nelle periferie e fuori dai luoghi più abituali. L'apporto concreto del vostro Fringe su questo è ampiamente riconosciuto: ce ne parla?
A Milano il Fringe è ospitato da spazi situati nei posti più svariati, come showroom, scuole e teatri cosiddetti “off”. Siamo presenti in tutti i Municipi e lo siamo anche con molti progetti gratuiti per la città, collaterali al Fringe e che abbiamo infatti denominato “Free Fringe”. Un programma densissimo di eventi in 26 location che possiamo attuare anche grazie al contributo, per il quarto anno consecutivo, di Milano è viva, il progetto promosso dal Ministero della Cultura e dal Comune di Milano per valorizzare lo spettacolo dal vivo nelle periferie. Anche il nostro Village e punto di ritrovo per tutti, dalle compagnie agli operatori al pubblico, è in un luogo inusuale: al Mercato Isola.
Il Fringe è sempre in dialogo con luoghi di cultura della città. Anche quest’anno?
Quest’anno ancora di più. Oltre a proseguire la collaborazione con il Piccolo Teatro, che ospita due Focus (uno sullo sport e l’altro sui Fringe Festival) e sceglie uno spettacolo da inserire nel suo palinsesto, abbiamo iniziato una collaborazione con il Museo Bagatti Valsecchi e con lo IULM, partner di una serie di nuove iniziative. Altra novità di quest’anno è “Bibliofringe”, in collaborazione con la Direzione Cultura – Area Biblioteche, che prevede spettacoli, letture e laboratori all’interno di 7 biblioteche del sistema milanese, con oltre 10 eventi gratuiti in 6 quartieri.
Il calendario degli spettacoli in concorso mette al centro la pluralità delle voci. Tra tutte però spicca in particolare quella delle donne. Cosa vi ha guidato nella scelta?
Il Festival, come sempre diciamo, è inclusivo, trasversale e pan-tematico. Cerca di intercettare diversi pubblici e accoglie tutte le tematiche proposte dagli artisti senza restrizioni. Lo scorso anno con dieci avvocate del Foro di Milano abbiamo chiuso il Festival con un reading dedicato a figure di donne che hanno fatto la storia e che hanno vissuto in difesa dei diritti umani. Oggi più che mai, e i recenti fatti di cronaca lo rendono ancora più impellente, è necessario dare voce alle donne. Tra gli spettacoli in concorso partecipano diverse giovani attrici che parlano di cambiamento, rinnovamento e consapevolezza del femminile. Qualche esempio? Mi chiamavo Tina, che ricostruisce la vita leggendaria di una donna, Tina Modotti, che ha voluto scrivere la propria storia, L’altro ieri dedicato a Franca Viola, colei che rifiutò per prima il matrimonio riparatore, Marta tra le stelle che parla della precarietà di un’aspirante attrice. Mi piace anche ricordare che l’ Associazione La Memoria del Teatro, che gestisce Fringe Italia OFF, il network che unisce i Fringe di Milano e Catania, ha un direttivo e socie….solo donne.
Ci ha appena spiegato di quanto il Fringe sia “inclusivo, trasversale e pan- tematico”, ma anche lei lo è? Ci racconta il suo percorso?
Ho avviato un percorso parallelo, apparentemente stravagante. Dopo la scuola mi sono iscritta all'Accademia di Arte Drammatica del Teatro Stabile nella mia città, Catania. Sono divento attrice, ho scritto spettacoli e ho insegnati discipline di teatro. Però, la mia famiglia tradizionalista attendeva la laurea. La presi in Giurisprudenza, come mio padre, e presto mi specializzai in Diritto dello Spettacolo. Cosi ho incrociato due vocazioni. Ai festival mi sono avvicinata circa venti anni fa, perché frequentavo, come frequento tuttora, il Fringe Festival di Avignone. E da passiva spettatrice sono divenuta attiva organizzatrice. Oggi con Fringe Italia ho realizzato il mio sogno.
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