Garlasco, è già battaglia sulla perizia della consulente: il suo metodo mai utilizzato in Italia

Dopo le anticipazioni della consulente Denise Albani, l’inchiesta su Andrea Sempio entra nella fase decisiva: i nodi del metodo matematico-probabilistico e dell'ipotesi di concorso con Alberto Stasi

Di Giorgio d'Enrico
Milano

Garlasco, è già battaglia sulla perizia della consulente: il suo metodo mai utilizzato in Italia

Garlasco, la nuova fase dell’inchiesta riparte dalla mail in cui Denise Albani, biologa della Scientifica incaricata dal tribunale, comunica ai consulenti di essere "in fase di stesura della relazione" che sarà depositata il 5 dicembre. La perita ha già chiarito alla gip di Pavia, Daniela Garlaschelli, che non potrà mai affermare che "quell'indagato è Tizio", potendo al massimo delineare il contesto familiare compatibile con il profilo genetico analizzato. Le anticipazioni circolate finora consistono in pochi fogli di calcoli privi di valutazioni interpretative, ma un punto appare fermo: l’analisi biostatistica indica un’alta probabilità che il Dna trovato sotto le unghie di Chiara Poggi appartenga alla linea paterna della famiglia di Andrea Sempio.

Si preannuncia battaglia sul metodo della biologa, mai utilizzato in Italia

L’esame ha riguardato anche familiari e amici di Chiara Poggi, tra cui Marco Panzarasa, oltre ai medici legali Dario Ballardini ed Ernesto Ferrari, per escludere eventuali contaminazioni. Albani ha ribadito che il campione è "parziale, misto e degradato": non abbastanza però, a suo avviso, da impedire un’analisi scientificamente utilizzabile, come invece sostenne anni fa il perito Francesco De Stefano durante l’appello bis a carico di Alberto Stasi. Il metodo adottato — basato su strumenti matematici e probabilistici attraverso un software — potrebbe diventare uno dei punti di scontro: non risulta infatti essere stato utilizzato in Italia in precedenti indagini di questo tipo.

Verso l’udienza del 18 dicembre: lo scontro tra le parti

Le conclusioni di Albani potranno essere contestate già dall’udienza del 18 dicembre, e poi nel percorso giudiziario che potrebbe sfociare in un’eventuale udienza preliminare. Per ora, la Procura registra un risultato favorevole: una perita nominata dal tribunale conferma la probabilità indicata in passato dai consulenti della difesa di Stasi e dalla Procura di Pavia. Su questo dato i magistrati cercheranno di ricostruire l’intera trama del delitto e di chiarire perché il Dna di Sempio fosse sotto le unghie della vittima.

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Impronta, 3D, telefonate e alibi: gli altri elementi sul tavolo nell'indagine a carico di Sempio

La difesa e la parte civile insistono su una possibile contaminazione, ricordando che Sempio frequentava saltuariamente la villetta come amico del fratello di Chiara. Restano da approfondire l’impronta che gli viene attribuita sul muro della casa Poggi, l’eventuale revisione dell’orario della morte indicata dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo, gli esiti — secretati — dell’analisi 3D della scena del delitto, la rilettura delle telefonate “mute” alla villetta e la questione dello scontrino del parcheggio utilizzato da Sempio come alibi.

Il nodo dell'imputazione per concorso tra Stasi e Sempio

Resta aperto anche il nodo dell’imputazione per concorso tra Stasi e Sempio. Una formulazione contestata con durezza dall’ex procuratore Mario Venditti che, in un’intervista al TgLa7, ha parlato di "falso ideologico enorme". Venditti ricorda che la sentenza definitiva su Stasi afferma che l’omicidio fu commesso da una sola persona: per questo, sostiene, "è una cosa che non esiste da nessuna parte" e che il rispetto del giudicato resta un pilastro. 

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