Giustizia per i militari ammalati: svolta storica dal Consiglio di Stato
Il Consiglio di Stato ha riconosciuto la presunzione della causa di servizio per coloro che si sono ammalati in seguito all’esposizione a fattori nocivi durante missioni operative o in poligoni di tiro
Giustizia per i militari ammalati: svolta storica dal Consiglio di Stato
Una decisione attesa da anni segna una pagina di giustizia per i militari italiani: l’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato ha riconosciuto la presunzione della causa di servizio per coloro che si sono ammalati in seguito all’esposizione a fattori nocivi durante missioni operative o in poligoni di tiro. Un pronunciamento di portata storica, destinato a cambiare radicalmente l’approccio ai casi di militari colpiti da gravi patologie — spesso tumori o malattie multifattoriali — dopo anni di servizio in ambienti a rischio.
Una battaglia di civiltà
Fino ad oggi, chi si ammalava in servizio era costretto a dimostrare con prove scientifiche quasi impossibili il nesso causale tra la malattia e l’attività svolta. Un onere “diabolico”, come lo definiscono gli stessi giudici amministrativi, aggravato dal fatto che per anni il Ministero della Difesa ha diffuso dati rassicuranti sulla salubrità dei teatri operativi esteri e dei poligoni nazionali. Il risultato è stato un sistema iniquo, dove molti militari — e le loro famiglie — hanno visto negato il diritto al riconoscimento della causa di servizio nonostante l’evidenza delle esposizioni a fattori tossici.
Negli anni, la giurisprudenza amministrativa ha oscillato tra orientamenti opposti: da un lato, chi riteneva dovesse presumersi una pericolosità ambientale nei contesti di missione; dall’altro, chi continuava a pretendere la prova piena del nesso causale, spesso con perizie inconcludenti o contraddittorie.
Il ruolo dell’Associazione Vittime del Dovere
In questo quadro, l’Associazione Vittime del Dovere ha svolto un ruolo decisivo, raccogliendo le istanze di centinaia di militari e familiari che si sono rivolti all’organizzazione per ottenere giustizia.
Proprio su impulso dell’Avv. Andrea Bava, legale di fiducia dell’Associazione, è stata elaborata una linea interpretativa innovativa fondata sull’articolo 603 del D.Lgs. 66/2010 (Codice dell’Ordinamento Militare). Questa norma, troppo a lungo trascurata, prevede che per i militari che abbiano contratto infermità “dopo esposizione in poligoni di tiro, luoghi di stoccaggio di munizionamento o teatri operativi all’estero” lo Stato riconosca specifici benefici economici “ai fini del riconoscimento della causa di servizio”. Una base normativa chiara, finalmente valorizzata dalla giurisprudenza.
La decisione dell’Adunanza Plenaria
Accogliendo questa impostazione, l’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato ha sancito un principio fondamentale: “Nei casi di esposizione a fattori di rischio riconosciuti in contesti militari, il nesso di causalità deve essere presunto, salvo prova contraria da parte dell’Amministrazione,” spiega l’Avv. Andrea Bava, sottolineando che “si tratta di un’inversione dell’onere della prova che pone fine a un’ingiustizia durata troppo a lungo.” Una rivoluzione giuridica che cambia l’impianto stesso delle procedure: non è più il militare a dover dimostrare la causa di servizio, ma l’Amministrazione a dover eventualmente dimostrare l’assenza di nesso causale.
Un precedente destinato a fare storia
“È una vittoria di civiltà e di giustizia,” aggiunge Bava, “che restituisce dignità a chi ha servito lo Stato in condizioni di rischio e troppo spesso è stato dimenticato.” Il pronunciamento apre la strada a centinaia di riconoscimenti e rappresenta un punto di svolta per l’intero ordinamento. Una decisione che non riguarda solo il diritto, ma anche l’etica e la memoria: lo Stato che riconosce i propri servitori feriti non solo nel corpo, ma nella fiducia.
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