Inchiesta hacker: due nuovi arresti per tentata estorsione con metodo mafioso nella vicenda Equalize-Sbraccia a Milano

Due cugini di Treviglio coinvolti nel tentativo di intimidire un imprenditore: legami con ambienti della 'ndrangheta e minacce su cantieri

di Ggiorgio d'Enrico
giustizia
Milano

Il gip di Milano ha ordinato l'arresto di Micheal e Nicholas Chiera nell'inchiesta Equalize-Sbraccia. I due sono accusati di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso per aver minacciato un imprenditore in una disputa da 35 milioni. Le indagini rivelano presunti legami con la cosca Barbaro di Platì.

Inchiesta hacker: due nuovi arresti per tentata estorsione con metodo mafioso nella vicenda Equalize-Sbraccia a Milano

L'inchiesta Equalize-Sbraccia si arricchisce di due nuovi arresti. Il gip di Milano Fabrizio Filice ha disposto la custodia cautelare in carcere per Micheal e Nicholas Chiera, rispettivamente di 40 e 30 anni, originari di Treviglio, in provincia di Bergamo.

Le accuse mosse ai due cugini sono pesanti: tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso nel contesto di un contenzioso milionario tra la Fenice spa dell’imprenditore Lorenzo Sbraccia e la G&G Costruzioni della famiglia Motterlini, per lavori in un cantiere milanese.

Un mediatore tra imprenditori, clan e minacce

L’inchiesta ipotizza che Sbraccia abbia richiesto a Equalize la gestione di un “mediatore” per risolvere la disputa da 35 milioni di euro. Secondo la ricostruzione della Procura, quel ruolo sarebbe stato affidato — per il tramite dell’ex poliziotto Carmine Gallo — ad Annunziatino Romeo, collaboratore di giustizia e figura chiave del processo ‘Ndrangheta stragista, già affiliato a spicchi rilevanti della criminalità organizzata calabrese.

Nel cuore dell'indagine emergono pressioni e intimidazioni: i due Chiera avrebbero incaricato un altro indagato, Fulvio Cilisto, di avvicinare Claudio Motterlini, minacciandolo con frasi del tipo: “Se non sblocchi i cantieri, ci sono dietro calabresi grossi che fanno problemi”.

Legami con la cosca Barbaro di Platì

Il riferimento ai cosiddetti “calabresi di Treviglio” — stando alle carte — non sarebbe casuale. Gli inquirenti ritengono si alluda alla cosca Barbaro di Platì, una delle più note famiglie di ‘ndrangheta operanti al nord.

Il gip sottolinea nella sua ordinanza di 99 pagine che i due cugini arrestati vantano “legami solidi e attuali con ambienti criminali” e hanno utilizzato “modalità tipicamente mafiose” per veicolare il messaggio. La minaccia era, secondo il giudice, un “avvertimento mafioso in piena regola”.

Proseguono gli interrogatori

Il giudice ha rifiutato le richieste di interrogatori preventivi e ha fissato per domani, venerdì 8 agosto, gli interrogatori di garanzia per i due Chiera. L’inchiesta — coordinata dal pm Francesco De Tommasi — si inserisce in un mosaico più ampio che coinvolge imprenditori, intermediari e presunti legami con la criminalità organizzata, gettando luce su un intreccio inquietante tra affari e mafie.

 

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