Lega, Piscina: "Nessun pericolo di vannacizzazione. Il generale è un valore aggiunto, la nostra direzione non cambia"
Il capogruppo milanese della Lega interviene nel dibattito sulla presunta "vannacizzazione" del Carroccio: "Un caso mediatico, non politico. Abbiamo 40 anni di storia e non cambiamo direzione". L'intervista
Samuele Piscina
Lega, Piscina: "Nessun pericolo di vannacizzazione. Il generale è un valore aggiunto, la nostra direzione non cambia"
Per Samuele Piscina, consigliere comunale della Lega a Milano, non esiste alcun rischio di “vannaccizzazione” del Carroccio: “Le preoccupazioni di Fontana sono altre, riguardano i lombardi, non certo la presenza di Vannacci". Il generale, spiega, "è un valore aggiunto, non una minaccia", e la polemica sarebbe «più un caso mediatico che politico».
Sull’identità della Lega, Piscina ribadisce la linea della continuità: nessuna frattura interna, ma una sintesi che parte dai territori e trova coesione a livello federale. “La Lega ha 40 anni di storia e non cambia direzione”, precisa. Piscina sottolinea che il contributo di Vannacci è quello di intercettare nuovi mondi, ma senza stravolgimenti: "Abbiamo un leader nazionale che è Salvini e i nostri leader territoriali come Romeo e Fontana. La direzione è chiara e non cambierà". L’INTERVISTA DI AFFARITALIANI.IT MILANO.
Consigliere Piscina, il presidente Fontana ha detto chiaramente “col cavolo che ci vannacizziamo”. Le preoccupazioni del governatore sono concrete? C’è davvero il rischio di una “vannaccizzazione” della Lega?
Non penso che Fontana sia minimamente preoccupato. Le preoccupazioni del presidente sono ben altre: riguardano i lombardi e i cittadini milanesi, non certo la presenza di Vannacci. Le vere priorità sono le politiche da portare avanti per migliorare la vita quotidiana delle persone: dare più soldi in busta paga, garantire servizi efficienti, rendere più vivibili le nostre città. Vannacci non può essere motivo di preoccupazione. Al contrario, rappresenta un valore aggiunto. Matteo Salvini è stato lungimirante nel volerlo all’interno della Lega e nel candidarlo alle elezioni europee. Si sta creando un “caso” che in realtà non esiste: è più un tema mediatico che politico. Ha fatto una battuta infelice, subito stigmatizzata, ma la questione finisce lì. Noi siamo al fianco del presidente Fontana e allo stesso tempo felici di avere Vannacci come parlamentare europeo e vicesegretario federale.
Pragmaticamente, cosa significherebbe davvero “vannaccizzarsi”? Gli italiani sembrano apprezzare il generale.
Io credo che la cosiddetta “vannaccizzazione” non esista. È un’etichetta costruita più dai giornalisti che dalla realtà dei fatti. Vannacci è un militante della Lega, un parlamentare che contribuisce con le sue competenze specifiche, soprattutto nel campo della difesa e della sicurezza, ma la Lega rimane la stessa. Ci sono ovviamente temi che lui conosce meglio, grazie alla sua esperienza militare, e altri che sono più nelle corde dei nostri governatori, che vivono quotidianamente i territori. La sintesi si fa a livello nazionale e la linea resta unica. La Lega ha un’identità precisa che non cambia in base a un singolo esponente.
Fontana ha parlato di “valori da difendere”. A cosa si riferiva, secondo lei? E ci sono punti sui quali la Lega e Vannacci non sono allineati?
Non ci sono approcci differenti all’interno del partito. La Lega è una, con le sue articolazioni territoriali: la Lega Lombarda, la Liga Veneta, quella piemontese, laziale o calabrese. Ognuna segue le proprie linee locali, ma poi si fa sintesi a livello federale. Il cuore della nostra politica è sempre stato il decentramento amministrativo, che oggi stiamo concretizzando con il ministro Calderoli. Non ci sono fratture interne, ma semplicemente contributi diversi che convergono in una linea comune. Fontana parlava proprio di questo: difendere i valori identitari e territoriali che caratterizzano la Lega dalla sua nascita.
Sul tema lo stesso Vannacci ha replicato, in un’intervista a Mowmag, con: “Evviva Fontana ed evviva tutti i leghisti. Facciamo una Lega sempre più grande, più forte e più influente. Ognuno porti il meglio di sé all’interno della Lega”. Secondo lei era sarcasmo o una dichiarazione genuina?
Una dichiarazione genuina. Vannacci ha sempre mostrato rispetto per il partito e per i suoi rappresentanti. Non esiste nessuna spaccatura. Anzi, la coesione è totale. Ripeto: i giornali tendono a montare il caso, ma all’interno della Lega non c’è alcun problema. Vannacci è un politico capace, con competenze importanti, ma non è “la nuova Lega”. Con il massimo rispetto, è un dirigente come tanti altri che contribuisce alla crescita del movimento. La Lega non cambia direzione a seconda della presenza o meno di un singolo esponente.
La Lega ha attraversato varie fasi: con Bossi l’indipendentismo, poi il federalismo istituzionale, oggi la trasformazione in partito nazionale con Salvini. Vannacci sarà il volto di una nuova evoluzione?
Attenzione: spesso si commette un errore nel raccontare la storia della Lega. Bossi, agli inizi, non era indipendentista ma nazionalista, convinto della necessità di un Paese unito con regioni forti e autonome. Solo in un secondo momento la Lega assunse un’impostazione più indipendentista. Oggi siamo tornati a una fase nazionale, ma senza rinunciare alla nostra anima: quella dell’autonomia dei territori. È il pilastro della nostra politica. In questo senso, Vannacci porta il contributo di una persona esterna alla politica che ha intercettato una parte importante dell’elettorato. Il grande valore aggiunto è questo: saper parlare a mondi che magari non conoscevano direttamente la Lega. Ma il partito resta quello di sempre, con un leader nazionale che è Matteo Salvini e con i nostri leader territoriali come Massimiliano Romeo e Attilio Fontana. Non c’è alcuna “rivoluzione Vannacci”: la Lega è la stessa da 40 anni, con una direzione chiara che non cambierà.
Quindi, in prospettiva, che cosa devono aspettarsi gli elettori? Gli elettori lo apprezzano, Vannacci vorrà rivendicare una presenza più massiccia nelle liste?
Gli elettori devono aspettarsi continuità. La forza della Lega è quella di essere davvero un partito territoriale: le liste per le elezioni vengono decise sul territorio, non calate dall’alto. Questo ci distingue da tanti altri movimenti. È quindi impensabile che un singolo esponente possa imporre linee diverse o pretendere spazi particolari. Le persone valide vengono candidate, e poi sono i cittadini a scegliere con le preferenze. È sempre stato così e continuerà a esserlo. Vannacci fa parte di questo percorso, ma non rappresenta un cambio di rotta. La Lega è la stessa di ieri e sarà la stessa anche domani, con la sua identità forte e radicata nei territori.