Lombardia e Veneto, fine di due imperi

Le due grandi regioni del Nord alle prese con la fine di cicli politici lunghi 15 anni. Tra tensioni e litigi. Ma prima il grande appuntamento delle Olimpiadi Milano-Cortina 2026

di Fabio Massa

Luca Zaia e Attilio Fontana

Milano

Lombardia e Veneto, fine di due imperi 

Le due grandi regioni del Nord, quelle che si contendono i primi posti nelle classifiche della sanità migliore del Paese, hanno un destino comune: la fine di un ciclo di 15 anni. Il Veneto ci arriva prima, con il Doge Luca Zaia che ha concluso la sua avventura in mezzo al guado dei rapporti burrascosi tra Lega e Fratelli d’Italia. Ma la Lombardia seguirà a ruota, dopo le esperienze di Maroni e del doppio Fontana.

Le due grandi regioni del Nord cambieranno trazione, in ogni caso. L’accordo, firmato e sottoscritto da Matteo Salvini, è che la Lombardia verrà guidata da un candidato espressione del partito più votato nell’anno precedente. Fdi pregusta già la vittoria. E la Lega Lombarda ribolle, con Massimiliano Romeo che rincula fortemente, mentre Attilio Fontana continua a soffrire. In Veneto invece il presidente quasi sicuramente sarà Alberto Stefani, leghista. Ma a Fdi toccheranno tutti gli assessorati pesanti, e vice governatrice dovrebbe essere Valeria Mantovan. Stefani, 32 anni, avrà comunque un bel daffare a tenere a bada gli appetiti dei Fratelli, che in Lombardia intanto stanno alzando ormai da mesi la tensione in maggioranza a un livello che mai si era visto negli ultimi trent’anni. La motivazione è anche semplice, e molti esponenti di Fdi lo dicono chiaro: quando eravamo un partito “piccolo” siamo stati umiliati più e più volte. E dunque adesso vogliamo la nostra parte.

Intanto però ci sono i territori, le persone, le aziende. Che sono di fronte al cambio epocale. Come da titolo della prima edizione Direzione Nord Est tenutasi lunedì 20 ottobre a Padova, l’inizio di “una nuova era”. E di fronte alle ere nuove c’è timore, e spavento. Ma anche opportunità.

Il Veneto, la Lombardia e le Olimpiadi di Milano Cortina

Dicevo all’inizio che sono molte le cose che accomunano la Lombardia e il Veneto. Tra queste ci sono le Olimpiadi Milano Cortina. La storia, quella vera, racconta che vennero conquistate da Fontana e Zaia, che ci misero le fideiussioni regionali perché il governo centrale - ai tempi - era negativo nei confronti dei grandi eventi. Incredibilmente invece di avere uno Stato che conquistava possibilità per i territori, erano i territori a farlo per lo Stato. Ed è ancora più incredibile che questa storia non venga raccontata allo sfinimento dalla Lombardia e dal Veneto: un caso perfetto di marketing politico all’incontrario, dove un punto di forza non viene minimamente valorizzato. C’è solo Fontana, che lo ripete nei vari convegni, ma i partiti sembrano afoni. Amen.

Sempre sulle Olimpiadi, è interessante notare che - esattamente come fu con Expo - centinaia di pezzi giornalistici sono stati dedicati al fatto che le varie infrastrutture non sarebbero venute pronte, e in particolare la pista del bob. Poi però quando uno come Fabio Massimo Saldini, commissario della Simico (la società che presiede alla realizzazione delle varie opere), ce la fa, nessuno (o pochissimi) gliene rendono merito. Anche qui, grandi servitori dello Stato a cui nessuno dice grazie.

 

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