Mantide di Parabiago, così nel bar fu architettata la morte del compagno: "Cerchiamo un tossico o un marocchino"

In Corte d'assise il processo per la morte di Fabio Ravasio. Ascoltato uno dei figli minori di Adilma, accusata di aver orchestrato l'omicidio con altri sette imputati. L'amante soggiogato: "Credevo a tutto quello che mi diceva"

di redazione

Adilma Pereira Carneiro

Milano

Omicidio Ravasio, il figlio di Adilma accusa Ferretti: “Parlava di trovare un killer”

Nuovo colpo di scena nel processo in Corte d’Assise per la morte di Fabio Ravasio, il commerciante di Parabiago travolto e ucciso da un’auto nell’agosto 2024. Durante l’ultima udienza, è stato ascoltato in modalità protetta uno dei figli minori di Adilma, la cinquantenne brasiliana accusata di aver orchestrato l’omicidio insieme ad altri sette imputati.

Come riferisce Varese News, il bambino, collegato in videoconferenza da una stanza separata, ha raccontato di aver sentito Massimo Ferretti – barista e amante della madre – parlare nel suo locale con un’altra persona della possibilità di assoldare qualcuno disposto a uccidere. “Cercava un tossico o un marocchino”, avrebbe detto Ferretti. Solo dopo, ha spiegato il minore, avrebbe capito che l’obiettivo era proprio Fabio Ravasio, che lui considerava come un padre. La testimonianza smentisce una precedente versione che il bambino aveva raccontato a un amico. Non è emerso, però, se avesse mai riferito quanto sentito alla madre, né quale fosse stata la sua eventuale reazione.

Il racconto del ragazzo ha ricalcato anche alcune confidenze ricevute da Adilma: Ferretti era innamorato di lei, Ravasio era geloso, e tra i due uomini esisteva una forte tensione. Un quadro emotivo ribadito in aula dallo stesso Ferretti, che ha descritto un contesto dominato dalla gelosia e dalla manipolazione.

L'amante soggiogato da Adilma: "Credevo a tutto quello che mi diceva"

Secondo la sua versione, sarebbe stata Adilma a ideare l’omicidio, sostenendo che Ravasio fosse un “pedofilo, un infame, un gay”. “Credevo a tutto – ha detto Ferretti – perché ero confuso, guardavo solo lei”. Il barista ha aggiunto che la donna gli parlava spesso di una polizza sulla vita intestata alla vittima, e che lo incitava con insistenza a partecipare al piano.

Ferretti ha inoltre dichiarato che Adilma aveva chiesto aiuto ad almeno tre o quattro persone, tra Milano e hinterland, per trovare un sicario. Avrebbe persino indicato Antonio De Simone come possibile intermediario, anche se quest’ultimo avrebbe rifiutato. Anche Fabio Lavezzo si sarebbe attivato per cercare un killer, e secondo Ferretti, anche Ariane – una delle figlie maggiori di Adilma – era a conoscenza del piano: “Mi disse di cercare tra gli zingari di Magenta”.

Tensione tra l'amante e la figlia di Adilma: "Sei un infame bugiardo"

La tensione in aula è esplosa proprio quando Ariane, presente tra il pubblico, ha urlato contro Ferretti: “Sei un infame di m…, bugiardo. Mettetegli la macchina della verità”. La donna è stata immediatamente allontanata dalla polizia giudiziaria.

Nel corso dell’udienza, l’avvocata Alberta ha rinnovato la richiesta di una perizia psichiatrica per Igor Benedito, sostenendo – sulla base di una consulenza di parte – che al momento dei fatti la sua capacità di intendere e volere fosse “scemata”. Infine, un altro testimone, Oliva, ha spiegato in aula i motivi per cui si trovava a casa di Adilma nei giorni successivi all’omicidio.

LEGGI TUTTE LE NOTIZIE DELLA SEZIONE MILANO

Tags:
adilmafabio ravasiomantide parabiago