Pierre Mantoux, fra tradizione familiare e visione globale: l’eleganza Made in Italy che conquista nuovi mercati
La direttrice commerciale e marketing Chiara Ferraris, quarta generazione della famiglia alla guida di Pierre Mantoux, racconta le strategie di crescita del brand tra espansione internazionale, innovazione digitale e valorizzazione del DNA artigianale Mad
Pierre Mantoux, fra tradizione familiare e visione globale. L’eleganza Made in Italy che conquista nuovi mercati
Nel panorama della moda italiana, pochi marchi possono vantare una storia così lunga e coerente come Pierre Mantoux. Fondata nel 1932, l’azienda ha attraversato quasi un secolo di evoluzioni, tendenze e sfide, senza mai perdere la propria identità: un equilibrio perfetto tra eleganza, innovazione e savoir-faire artigianale. Oggi, la quarta generazione della famiglia Ferraris guida il brand con una visione rinnovata, ma profondamente rispettosa delle sue origini. Al centro, un’idea chiara: valorizzare l’eredità del Made in Italy e coniugarla con le nuove tecnologie, i linguaggi digitali e le esigenze di una clientela globale sempre più esigente.
Abbiamo incontrato Chiara Ferraris, Direttrice Commerciale e Marketing e rappresentante della quarta generazione della proprietà, per parlare della crescita dell’e-commerce, dei mercati internazionali e delle prospettive future di un marchio che continua a incarnare l’eleganza senza tempo.
La crescita del canale online è stata sorprendente, con un +48% nell’ultimo semestre 2024. Quali strategie hanno contribuito a questo risultato e come intendete evolvere l’e-commerce nei prossimi anni?
«Il nostro e-commerce è nato durante l’era Covid, quindi è una realtà relativamente giovane rispetto ad altri operatori. Tuttavia, abbiamo registrato una crescita importante a doppia cifra, frutto di un lavoro mirato di ascolto e analisi. Siamo partiti da una domanda semplice: chi è la nostra cliente ideale e cosa si aspetta da Pierre Mantoux oggi? Abbiamo condotto survey, analisi comportamentali e ricerche di mercato che ci hanno aiutato a costruire un’offerta digitale su misura. Non è stato solo un passaggio tecnologico, ma un’evoluzione culturale. Oggi il nostro e-commerce non è più un canale di vendita accessorio, ma un’estensione naturale dell’esperienza del brand, un luogo dove il racconto del prodotto incontra la personalizzazione e il servizio.»
Pierre Mantoux è presente da oltre trent’anni in Giappone. Quali sono le chiavi del successo in un mercato così sofisticato e come differisce la vostra strategia asiatica da quella europea?
«Il Giappone è un mercato speciale, perché unisce un profondo rispetto per la tradizione a un gusto per la modernità. Il nostro successo lì nasce da un sodalizio di lunga data: collaboriamo con lo stesso partner commerciale da trent’anni, un’azienda familiare come la nostra, che ha tramandato conoscenze e valori alle generazioni successive. C’è una sintonia culturale e professionale che ci ha permesso di crescere insieme, mantenendo costante l’identità del marchio. Oggi siamo presenti nei principali department store come Nihombashi Mitsukoshi a Tokyo, e abbiamo da poco lanciato l’e-commerce dedicato al mercato giapponese. È un passo fondamentale per rafforzare la nostra presenza in Asia, dove stiamo guardando anche con interesse a Corea e Cina, mentre per gli Stati Uniti stiamo preparando un ingresso strategico nel medio termine.»
Il brand è impegnato nel promuovere il Made in Italy anche attraverso il consorzio ILB – Italian Lingerie & Beachwear. Come si traduce questo impegno in termini di sostenibilità e innovazione?
«Siamo convinti che l’unione faccia la forza. Il consorzio ILB nasce per valorizzare la filiera italiana della calzetteria, lingerie e beachwear, tutelando la qualità artigianale e l’innovazione sostenibile. Come marchi indipendenti, ci presentiamo sul mercato in modo compatto, con una voce unica che parla di eccellenza, tracciabilità e rispetto per il lavoro. Pierre Mantoux ha ottenuto un rating di 4,5 stelle per l’eccellenza dei propri prodotti: un riconoscimento che conferma la nostra coerenza tra etica produttiva e risultato estetico. La sostenibilità per noi non è solo una certificazione, ma un modo di pensare il prodotto: dalla scelta dei filati innovativi e riciclati, fino ai processi produttivi ottimizzati per ridurre gli sprechi.»
Avete recentemente rinnovato la flagship store di Milano e ampliato la presenza in boutique selezionate. Quanto è importante oggi l’esperienza fisica per un marchio come Pierre Mantoux?
«Fondamentale. L’online e l’offline devono viaggiare insieme. L’esperienza fisica permette un contatto diretto con la cliente, un dialogo vero e immediato. Le nostre boutique, da Rinascente Milano a Roma Via del Tritone, passando per la nuova apertura in COIN Excelsior, rappresentano luoghi d’incontro dove il prodotto prende vita. Attraverso le nostre consulenti di vendita raccogliamo feedback preziosi: capire come le persone vivono il capo, cosa cercano, quali sensazioni provano. Queste informazioni sono per noi la base per migliorare collezioni e servizi. Il negozio oggi è un laboratorio di relazione, non solo di vendita.»
Un’ultima domanda più personale: quali sono i suoi obiettivi per il futuro, sia per l’azienda che per la sua crescita professionale?
«Credo che la chiave del successo stia nel saper interpretare il DNA dell’azienda e tradurlo in prodotti contemporanei, capaci di parlare al pubblico di oggi senza perdere autenticità. È un equilibrio delicato: mantenere vivi i valori fondanti e, allo stesso tempo, essere innovativi. Noi abbiamo la fortuna di essere un’azienda familiare: questo significa custodire una tradizione che si rinnova giorno dopo giorno. La nostra sfida è quella di trasformare la storicità in una forza contemporanea. Penso spesso a ciò che ha fatto Virginie Viard per Chanel: ha reinterpretato il DNA della maison in chiave moderna, senza mai snaturarlo. Ecco, per noi è la stessa sfida: far evolvere l’identità Pierre Mantoux restando fedeli al suo spirito originario, quello di un’eleganza senza tempo.»
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