Milano, Capelli (Pd): "Centrosinistra largo e plurale per una città più accessibile"
Il segretario del Pd milanese Alessandro Capelli: "Rimpasto? Il Pd si è mosso sempre alla luce del sole. Nessun veto di Schlein verso Azione. Urbanistica, avanti con Scavuzzo". L'intervista
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Milano, Capelli (Pd): "Centrosinistra largo e plurale per una città più accessibile"
Milano "ha vinto la grande sfida dell’internazionalizzazione" ma adesso è fondamentale costruire una città "che sia accessibile per tutte e tutti" e per farlo "c'è bisogno di un centrosinistra largo e plurale" afferma il segretario del Pd Milano Metropolitana, Alessandro Capelli, convinto che la responsabilità del partito sia quella di "lavorare per tenere insieme e in equilibrio una coalizione politica ma anche sociale, dalla sinistra ambientalista al mondo moderato".
Per quanto riguarda l'eventuale rimpasto di giunta, "noi abbiamo sempre detto che era importante rivendicare senza celebrare e cambiare senza demolire" sottolinea Capelli, che ricorda gli sforzi fatti sulla sicurezza: "Noi abbiamo mantenuto le proposte di campagna elettorale mentre la destra lascia soli i sindaci". E comunque "sul rimpasto il Pd si è mosso sempre alla luce del sole, facendo proposte per allargare la coalizione" aggiunge l'esponente dem, che rispedisce al mittente le ricostruzioni sui veti nazionali nei confronti di Azione: "Dalla segreteria Elly Schlein non c'è stato nessun intervento nella discussione milanese". L'INTERVISTA DI AFFARITALIANI.IT/MILANO
Capelli, come si rilancia l'azione della giunta e del Comune nei prossimi 15 mesi in vista del 2027?
Si continua sulla strada intrapresa qualche mese fa. Rivendicare quanto fatto di importante in 14 anni, riconoscere quello che bisogna cambiare, tenere al centro i bisogni delle persone e il loro futuro. Nei prossimi quindici mesi dobbiamo mettere ancora la politica al centro, concentrando l’azione amministrativa su alcune grandi priorità per la città: la casa, i servizi diffusi, la sicurezza urbana, la sicurezza stradale, il welfare e lo sport di base. Noi siamo stati i primi a dire che era fondamentale pensare a un progetto Milano per il futuro e non semplicemente celebrare uno statico modello Milano.
E quindi?
Analizziamo tutto quello che è successo dal 2011 a oggi: Milano ha vinto la grande sfida dell’internazionalizzazione. Abbiamo portato Milano fuori da quella 'cappa' di provincialismo. L'abbiamo fatta diventare una città europea che ha ritrovato il suo Dna più profondo, quello dell'apertura al mondo e della vocazione solidale. Oggi, però, la grande sfida che abbiamo davanti è fare in modo che la città sia accessibile per tutte e tutti.
Per farlo quanto è importante rafforzare la coalizione in tutte le sue componenti?
Questa sfida chiede un centrosinistra largo e plurale. La nostra responsabilità, come Pd, è quella di lavorare per tenere insieme e in equilibrio una coalizione politica ma anche sociale, che sappia parlare a mondi diversi, che si sappia rivolgere a tutta la città, dalla sinistra ambientalista al mondo moderato, dai movimenti sociali e a chi è sceso nelle piazze per chiedere pace e diritti al voto di opinione di tutta la città e anche a chi oggi crede meno alla politica.
Calenda parla di veti nazionali del Pd verso Azione, a cui anche il sindaco Sala dovrebbe 'rispondere'. Vuole replicare?
Anzitutto, come detto, non c'è stato nessun intervento diretto o indiretto della segreteria nazionale Elly Schlein nella discussione milanese su eventuali rimpasto: tanto più è assolutamente priva di fondamento l'idea che sia arrivato alcun veto. A Milano e sullo scenario nazionale il Pd è testardamente unitario: lo siamo stati nelle elezioni regionali di questi giorni (in Puglia e veneto siamo stati alleati ad Azione) e lo siamo a Milano. È stato il Pd che negli ultimi mesi si è sempre impegnato perché tutti i passaggi decisivi partissero da confronti di coalizione, ragionando sulle esigenze della città e sulle azioni amministrative e non sui posti.
Azione insiste soprattutto sulla sicurezza. Riassegnare le deleghe può bastare?
La sicurezza è un tema che la giunta ha seguito con grande attenzione. In questi anni il Comune ha lavorato seriamente, specialmente sul fronte della Polizia locale, aumentando il personale e la presenza su strada. Noi abbiamo mantenuto le proposte di campagna elettorale. Chi lancia accuse ma poi non mantiene la parola data è la destra che anche in quest’ultima manovra lascia soli i sindaci, non stanziando neanche un euro per la sicurezza e la coesione sociale. Noi abbiamo dato la nostra disponibilità a discutere la riassegnazione delle deleghe sulla sicurezza a un assessore perché pensiamo che possa rafforzare il rapporto giornaliero tra municipi, territori e Comando dei vigili. Voglio anche dire che per noi la sicurezza si regge su tre pilastri.
Ossia?
Il presidio territoriale delle Forze dell'ordine, la coesione sociale e la prevenzione nelle scuole contro il bullismo e le violenze. Il governo sta indebolendo tutti questi aspetti. Se avremo un nuovo assessore, il suo compito non sarà sopperire a una mancanza di lavoro pregresso, ma anche ricordare ogni giorno al ministro Piantedosi che deve cominciare a fare la sua parte e ad assumersi le sue responsabilità.
La discontinuità passa anche da volti nuovi in giunta?
Sul rimpasto il Pd si è mosso sempre alla luce del sole, facendo proposte per allargare la coalizione e lavorando in ogni caso per di riorganizzare alcune deleghe proprio in funzione di una velocizzazione dell’azione amministrativa. Noi abbiamo sempre detto che era importante rivendicare senza celebrare e cambiare senza demolire. I nomi contano, ma contano di più i risultati. E se guardiamo gli ultimi mesi sarebbe miope non scorgere nuovi segnali. Penso ad esempio al nuovo piano del welfare presentato da Lamberto Bertolè, con 1 miliardo e 200 milioni investiti per il welfare in 4 anni. Penso al piano casa nella sua nuova versione che ha recepito molte delle indicazioni del Pd e del nostro presidente di Commissione Federico Bottelli. E penso alla scelta, che chiedevamo da tempo, di investire affinché la piscina Argelati fosse riqualificata con investimenti pubblici. E poi l'urbanistica e l’azzeramento delle case popolari sfitte di proprietà comunale che sta andando avanti e che termineremo nel 2027.
Sull'urbanistica è giusto continuare con la vicesindaca Anna Scavuzzo?
Sì. Pensiamo che Anna Scavuzzo abbia lavorato molto bene fin dai primi passi. L'ultima delibera sull’urbanistica è stata riconosciuta come un segnale di svolta anche dalle sponde più critiche e raccoglie in modo importante un lungo lavoro fatto anche del pd. Allo stesso tempo, il percorso finale su San Siro è stata molto importante perché in un mese ha riportato al centro la regia pubblica su un tema complesso e divisivo. La scelta che abbiamo assunto ha il consenso della maggioranza dei milanesi come ha confermato anche un sondaggio che abbiamo commissionato di recente, che ha mostrato l'approvazione del nostro elettorato. In questo momento l’assessorato sta lavorando nella direzione giusta e serve che la vicesindaca continui a operare in sinergia con il gruppo consiliare e il partito. Perché se c'è un'altra cosa importante successa negli ultimi mesi è rafforzamento del rapporto tra giunta e Consiglio, anche grazie al lavoro della capogruppo Beatrice Uguccioni.
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