Musei e sostenibilità: la sfida che ridefinisce il ruolo delle istituzioni culturali

Strutture energivore, flussi turistici da governare, responsabilità educative da assumere: il settore museale si interroga sul proprio futuro nella transizione ecologica

di Roberto Servio
Milano

Musei e sostenibilità: la sfida che ridefinisce il ruolo delle istituzioni culturali

"Ci troviamo in un momento cruciale, a due passi dagli obiettivi dell'Agenda 2030, e tuttavia ancora immersi in un insieme complesso di aspetti che rendono difficile posizionarsi". Maddalena d'Alfonso, architetto e ricercatrice specializzata in museografia, inquadra così la sfida che attende il settore museale. È lei la curatrice del convegno internazionale "I Musei nella Sostenibilità", che si è tenuto  alla Fondazione Luigi Rovati di Milano, organizzato da Display & Design ETS con ICOM-ICAMT. Una giornata di confronto che ha riunito esperti italiani e internazionali attorno a una domanda centrale: quale ruolo possono giocare le istituzioni culturali nella transizione verso un mondo più sostenibile?

Per d'Alfonso, occuparsi di questi temi è fondamentale per restituire al museo la sua funzione ispirazionale. "Il museo è un luogo materiale e immateriale in cui si conservano identità individuali e collettive, memorie sociali e appartenenze", spiega. "Permette di riconnettersi a forme diverse di affettività: dalle emozioni universali a quelle individuali, dai vissuti legati a personaggi e luoghi del passato a esperienze contemporanee che coinvolgono comunità con cui ci sentiamo più o meno prossimi". 

I principi della sostenibilità diventano così strumenti per guidare i processi decisionali, rendendo più consapevoli delle ricadute che ogni scelta comporta. Una sostenibilità intesa non solo in senso ambientale, ma anche economico e sociale. Del resto, votare alla sostenibilità un luogo che racconta la storia passata significa conferirgli un valore attivo, trasformando i beni conservati — siano essi storici, architettonici o artistici — da testimonianze di ciò che è stato a protagonisti del presente.

Le sfide dei musei: la questione energetica, l'overtourism, il rapporto con la comunità

Il convegno ha affrontato gli aspetti più problematici che il settore si trova a gestire: dalla questione energetica — i musei sono strutture energivore, paragonabili per consumi a piccole città — alle criticità dell'overtourism, fino ai temi della partecipazione e della co-creazione, essenziali per costruire legami autentici con le comunità. Un approccio che Patrizia Asproni, presidente della Fondazione Museo Marino Marini, traduce in termini strategici: "Siamo di fronte a un passaggio di stato, da un modello statico-conservativo a uno dinamico-trasformativo". I musei non sono più solo luoghi che conservano ed esibiscono il patrimonio, ma servizi culturali rivolti alle comunità, "vettori di sviluppo territoriale e di innovazione sociale", hub che interagiscono con territori e cittadinanza.

Marco Edoardo Minoja, direttore generale della Fondazione Torino Musei, porta la prospettiva di chi gestisce quotidianamente questa complessità: "Sostenibilità museale significa rendere i musei compatibili con le loro funzioni e costruire un rapporto vitale con le comunità cittadine. Bisogna partire dai bisogni della cittadinanza". Un equilibrio da ricercare ogni giorno: "Ogni anno dobbiamo chiudere un bilancio, rendendo tutto sostenibile economicamente ed efficace culturalmente. È un match quotidiano".

Ma attenzione all'approccio, avverte Guido Guerzoni, economista della cultura: "La sostenibilità non è un'etichetta che si appiccia a cose fatte o a decisioni già prese. È un framework intellettuale e processuale che va considerato sin dal primo passo". Una criticità che si riflette nelle carenze organizzative: molti musei non dispongono nemmeno di un facility manager e ignorano in larga misura i temi impiantistici.

Le esperienze internazionali presentate al convegno confermano che la strada è percorribile. Jean Hilgersom, consulente museale olandese con oltre trent'anni di esperienza e presidente del supervisory board di KiCulture, sta accompagnando l'ampliamento del Kröller-Müller Museum con un'attenzione rigorosa agli aspetti tecnologici e climatici. In Francia, l'architetto Philippe Chiambaretta progetta il Centre Pompidou Francilien a Massy, che aprirà nel 2026: un edificio da 30.000 metri quadrati con una facciata in "béton géologique" pensata per garantire prestazioni termiche eccezionali. Un "bâtiment coffre-fort" che coniuga conservazione delle opere e minimizzazione dell'impatto ambientale.

La scelta della Fondazione Luigi Rovati come sede del convegno non è stata casuale. Progettata da Mario Cucinella Architects, incarna quella tensione virtuosa tra conservazione e innovazione: il recupero di un palazzo storico si coniuga con spazi ipogei che evocano strutture geologiche naturali, riducendo l'impatto energetico.

C'è però una dimensione ulteriore che emerge dal dibattito: i musei non possono essere pensati come isole virtuose in un contesto urbano indifferente. La vera sfida è integrarli in un percorso culturale complessivo che costruisca la sostenibilità della città nel suo insieme. Un museo che riduce i propri consumi energetici ma resta scollegato dal tessuto urbano circostante produce un impatto limitato. Al contrario, quando le istituzioni culturali diventano nodi di una rete più ampia — dialogando con la mobilità pubblica, gli spazi verdi, i sistemi di governance territoriale — possono fungere da catalizzatori di un cambiamento che coinvolge l'intera comunità. In questa prospettiva, il museo sostenibile non è solo quello che consuma meno, ma quello che contribuisce a rendere più sostenibile la città che lo ospita.

La sfida ora è rendere sistemiche le buone pratiche, trasformare le esperienze virtuose in standard condivisi. I musei hanno le competenze, la credibilità e la visibilità per guidare il cambiamento. 

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