Museo del Fumetto di Milano, Bona: "Ecco perchè si è rischiata la chiusura. Ora dialogo sereno con il Comune"

La nota di Luigi Bona, presidente della Fondazione Fossati che gestisce il Museo del Fumetto di Milano. Il nodo della fideiussione impraticabile, la questione del bar, l'intimazione della Direzione Cultura ed il dialogo con l'assessore Sacchi

di redazione

Museo del Fumetto

Milano

Museo del Fumetto di Milano, Bona: "Ecco perchè si è rischiata la chiusura. Ora dialogo sereno con il Comune"

L'apertura di un efficace canale di dialogo tra l'assessore alla Cultura Tommaso Sacchi e la Fondazione Franco Fossati sembra stare scongiurando il rischio di una chiusura per il Museo del Fumetto di viale Campania. Appaiono superate le incomprensioni degli scorsi mesi, culminate nella giornata di mobilitazione del 15 giugno, per quello che rischiava di essere l'ultimo giorno di apertura dello Spazio Wow. Qualche scoria delle tensioni passate resta ancora in circolo, con ricostruzioni in parte divergenti su quello che è stato il percorso che ha portato molto vicini alla chiusura. Ma ora le parti sono al lavoro in modo congiunto per trovare una soluzione soddisfacente. La conferma alle considerazioni che l'assessore Sacchi ha espresso su Affaritaliani.it nella serata di mercoledì 18 giugno giunge dalla nota pervenutaci da Luigi Bona, presidente della Fondazione Franco Fossati. Ecco le sue parole.

Bona (Fondazione Franco Fossati): "Così si è arrivati al rischio di chiusura. E sul bar..."

La Fondazione Franco Fossati ribadisce che l’impegno dell’assessore Sacchi nell’aprire un dialogo con l’avvocatura è stato assolutamente risolutivo, benché avviato  lo scorso aprile, a seguito della campagna stampa sulla scadenza della concessione. Il museo ha ricevuto intimazione a lasciare i locali entro il 15 giugno e, solo successivamente a questa, una proposta diversa per consentire di restare fino al bando. Quello che però chiede la Fondazione è che dopo 14 anni di ammirata e più volte elogiata attività culturale si possa parlare di inserimento del museo nel tessuto culturale milanese invece che solo di canoni d’affitto.
Tuttavia ci preme precisare alcuni aspetti.

Il Comune ci aveva inizialmente chiesto di attivare una fideiussione per far fronte alla risoluzione del debito: una via impraticabile dal momento che la Banca chiedeva almeno la garanzia che per alcuni anni il museo sarebbe rimasto nei locali assegnati. Un serpente che si morde la coda: il Comune chiedeva fideiussione per restare e la Banca chiedeva garanzia di restare per poter concedere la fideiussione.

Solo a seguito della pubblicazione di articoli seguìta al nostro comunicato stampa sulla fine della concessione lo scorso 1° aprile, l’assessore Sacchi in pochi giorni è riuscito a organizzare un tavolo con l’Avvocatura del Comune e i funzionari preposti alla Cultura. A seguito di questo incontro, l’Avvocatura ha proposto al nostro avvocato di attivare una soluzione concordata per l’estinzione del debito. Tale soluzione è stata da noi immediatamente accolta, elaborata e, per la nostra parte, conclusa. Attualmente la pratica è in attesa di essere recepita dal Comune.

Mentre tutto ciò si svolgeva serenamente e tutto lasciava pensare a un decorso positivo, in data 4 giugno, a seguito di un sopralluogo della Polizia Municipale, è arrivata l’intimazione da parte della Direzione Cultura a lasciare liberi i locali entro e non oltre il 15 giugno.
Solo dopo la diffusione del nostro comunicato stampa con questa comunicazione e l’annuncio della conseguente chiusura del museo, la stessa Direzione Cultura ci comunicava che possiamo invece rimanere all’interno dello spazio fino all’assegnazione del bando, ovviamente a fronte del pagamento delle quote d’affitto del periodo di permanenza.

Una nota sul bar, che è la nostra unica vera area commerciale (facoltativa) consentita dalla convenzione - mentre il piccolo bookshop è parte dell’area culturale: l’affitto di 3.375 euro mensili (+iva) copre circa il 10% del nostro bilancio, come il Comune sa benissimo.
Un’altra nota, che però sarebbe lunga e molto ripetitiva, riguarderebbe le numerose problematicità strutturali dello stabile, mai portate a soluzione da parte del Comune responsabile della struttura, spesso rivelatesi costose per nostri interventi in emergenza e con danni importanti a opere e materiali conservati. Ma questo è un altro discorso.
Ora i dialoghi sono aperti e sereni e speriamo che si possa trovare la quadra a una situazione tanto complessa.

Luigi Bona
presidente Fondazione Franco Fossati

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