Nuovi dubbi sul delitto di Garlasco. La genetista: “Sangue sui pedali e impronte poco rilevanti, perizia piena di zone grigie”

Marina Baldi solleva dubbi sulla prova chiave contro Stasi: tracce minime di sangue e impronta sul portasapone poco significativa

di Giorgio d'Enrico
Milano

Nuovi interrogativi sul delitto di Garlasco arrivano dalla genetista Marina Baldi, che mette in discussione la storica perizia del 2009. Al centro delle critiche, la traccia di sangue trovata sui pedali della bici e l’impronta di Alberto Stasi sul portasapone. Secondo l’esperta, le prove sarebbero deboli e oggi i metodi di analisi sarebbero molto più accurati.

Nuovi dubbi sul delitto di Garlasco. La genetista: “Sangue sui pedali e impronte poco rilevanti, perizia piena di zone grigie”

La genetista forense Marina Baldi, intervistata dalla giornalista Laura Placenti, ha acceso nuovi riflettori sul caso di Garlasco e sulla perizia del 2009 che contribuì alla condanna di Alberto Stasi per l’omicidio di Chiara Poggi. “Quella relazione – afferma Baldi – è costellata di zone grigie. In assenza di dati tecnici incontrovertibili, la vicenda giudiziaria di Stasi è stata inevitabilmente complessa”.

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Il sangue sui pedali della bicicletta

Una delle prove cardine dell’accusa fu il ritrovamento di tracce di sangue sui pedali della bicicletta di Stasi.
Ma per Baldi, la quantità era “irrisoria” e il DNA attribuibile a Chiara era presente in “bassa concentrazione”.
Questo, spiega l’esperta, apre scenari alternativi: “Tracce così esigue possono essere state trasferite accidentalmente, ad esempio tramite le scarpe, e il rischio di errore è elevato”.

L’impronta sul portasapone

Altro elemento discusso fu l’impronta di Stasi trovata su un portasapone nel bagno di casa Poggi.
Per la genetista, la sua presenza non è determinante: “Alberto frequentava quell’abitazione, quindi l’impronta perde gran parte della sua rilevanza. L’ipotesi che l’assassino si sia lavato le mani resta, ma è solo un’ipotesi”.

Tecniche scientifiche: ieri e oggi

Baldi sottolinea come, rispetto al 2009, le tecnologie forensi siano oggi più sensibili e affidabili, pur mantenendo regole simili. Secondo lei, alcune conclusioni della vecchia perizia potrebbero reggere, altre invece andrebbero riviste. La Procura, infatti, sta riesaminando il materiale con strumenti moderni per confrontare i risultati e colmare i vuoti lasciati dall’indagine originaria.

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