Paralisi urbanistica a Milano: il Comune punta su tre fronti per sbloccare i cantieri

Dalla revoca della SCIA all’ipotesi di un “Salva Milano”, fino al dialogo con la magistratura: così Palazzo Marino punta a rilanciare l’edilizia pubblica e privata dopo mesi di blocchi e inchieste

di Giorgio d'Enrico
Milano

Il Comune di Milano lavora a un piano in tre fasi per sbloccare i cantieri fermi tra inchieste e sequestri. Si valutano revoche di autorizzazioni, un tavolo con la Prefettura e una legge nazionale per i casi critici. L’obiettivo: dare risposte a famiglie e imprese, riportando in moto lo sviluppo urbanistico della città.

Paralisi urbanistica a Milano: il Comune punta su tre fronti per sbloccare i cantieri

Il Comune di Milano si prepara a rilanciare il settore urbanistico, oggi ostaggio di inchieste giudiziarie e cantieri bloccati. L’amministrazione Sala sta lavorando a un piano in tre mosse per sbloccare l’impasse che da mesi rallenta lo sviluppo della città. Tra sequestri, inchieste e incertezza normativa, sono centinaia le famiglie e le imprese bloccate. Palazzo Marino intende rispondere con un approccio modulare e tempestivo: tre strategie calibrate sui diversi livelli di criticità, dai progetti mai avviati agli immobili sotto indagine, fino ai cantieri sequestrati dalla magistratura.

Settembre decisivo per Sala: sul tavolo anche San Siro e il nuovo assessore

Mentre agosto sarà dedicato all’analisi tecnica, settembre rappresenterà un mese chiave per l’urbanistica milanese. Sul tavolo di Sala, oltre alla nuova strategia edilizia, anche dossier pesanti come San Siro e la nomina del successore dell’ex assessore Giancarlo Tancredi. Si valuta anche l’affiancamento di un superconsulente esterno. Intanto prende forma un tavolo interistituzionale da proporre al Prefetto, con la partecipazione del comitato “Famiglie sospese”, in rappresentanza degli acquirenti rimasti senza casa.

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Prima mossa: revoca della SCIA per sbloccare i progetti mai partiti

Per i cantieri mai decollati, la strada più rapida sembra essere la revoca della SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività). L’ipotesi è far ripartire l’iter autorizzativo chiedendo ai costruttori di presentare nuovi piani attuativi aggiornati. Una soluzione che potrebbe generare tensioni con gli operatori privati, come segnala Filippo Borsellino, portavoce del Comitato: molti costruttori sostengono di aver agito in conformità alle direttive comunali, poi però finite sotto la lente della Procura.

Legge nazionale per gli immobili sotto inchiesta: torna il tema “Salva Milano”

Per gli edifici già completati e abitati ma finiti in mezzo a inchieste giudiziarie, la risposta non può essere solo locale. Serve una legge nazionale. Il Comune torna a spingere sul cosiddetto “Salva Milano”, un provvedimento pensato per tutelare le famiglie che vivono in immobili formalmente regolari ma giuridicamente sospesi. La proposta è ferma da mesi in Commissione Ambiente del Senato, ma la Giunta è pronta a fare pressing su Governo e Parlamento per accelerarne l’iter.

Cantieri sequestrati: la parola passa alla Procura

Il caso più spinoso resta quello dei cantieri sotto sequestro giudiziario. Dopo la revoca della SCIA e la nuova pianificazione, l’ultima parola spetta comunque alla magistratura. Un passaggio obbligato ma non automatico: occorre infatti un via libera della Giunta comunale prima che le imprese possano chiedere il dissequestro dei lavori. Secondo Borsellino, tuttavia, non è escluso che si apra un dialogo diretto tra amministrazione e Procura, anche sulla base di precedenti incoraggianti.

Il precedente anti-caporalato: un modello replicabile anche nell’edilizia?

Un esempio virtuoso arriva dal 2024, quando il Prefetto – su impulso del presidente del Tribunale Fabio Roia – attivò un tavolo contro il caporalato nella moda. Il modello, che ha visto alcune aziende riformare la propria gestione con l’avallo della magistratura, potrebbe diventare un precedente utile anche per il comparto edilizio. Il vero nodo, però, resta il fattore tempo: la politica e la società civile chiedono soluzioni rapide, ma i tempi della giustizia sono spesso incompatibili con le urgenze del territorio.

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