Qatargate, filone milanese verso l’archiviazione: da Bruxelles non sono arrivate prove di riciclaggio da parte della Equality di Panzeri

La Procura non vede elementi per sostenere l’accusa legata alla società di Panzeri. Anche la rogatoria in Turchia è rimasta senza risposta

di Giorgio d'Enrico
Milano

Qatargate, filone milanese verso l’archiviazione: da Bruxelles non sono arrivate prove di riciclaggio da parte della Equality di Panzeri

Milano sembra pronta a mettere un punto, almeno sul fronte giudiziario che era rimasto aperto in Italia. Il filone tricolore del Qatargate, quello che ruotava attorno a Equality Consultancy, società dell'ex eurodeputato Antonio Panzeri, va infatti verso l’archiviazione: secondo la Procura, non ci sono elementi solidi per sostenere l’ipotesi di riciclaggio legata all’attività della società. 

Equality Consultancy e i “pochi e scarsi atti” arrivati dal Belgio

Gli atti, secondo quanto ricostruisce il Corriere, erano stati trasmessi a Milano dal giudice istruttore di Bruxelles Michel Claise e dal procuratore federale Raphaël Malagnini a fine gennaio 2023. A riceverli il procuratore Marcello Viola e i pm Fabio De Pasquale e Cecilia Vassena. Il sospetto iniziale era che Equality, con sede a Opera, potesse essere stata utilizzata per far sparire parte delle presunte tangenti che, secondo i magistrati belgi, sarebbero state destinate a influenzare l’attività del Parlamento europeo. 

Il nodo dei 275mila euro: per Panzeri denaro legale

Nel fascicolo si parla di 275mila euro arrivati a Equality da Inghilterra e Turchia. Dai riscontri e dalle dichiarazioni di Antonio Panzeri e Francesco Giorgi, la linea difensiva è netta: si sarebbe trattato di denaro “legale”. In particolare, emergono 75mila euro riconducibili ad Hakan Camuz, avvocato turco con base a Londra ed ex consigliere del presidente Erdogan, e altri 200mila euro provenienti da una ditta turca nel 2018, quando Panzeri era ancora eurodeputato di Articolo uno. 

La rogatoria in Turchia rimasta senza risposta

I pm milanesi non avrebbero potuto approfondire ulteriormente perché la rogatoria inviata in Turchia non ha ottenuto risposta. Hanno però interrogato Camuz in Inghilterra: l’avvocato avrebbe spiegato di essersi rivolto a Giorgi dopo che gli era stato indicato come una persona influente, capace di aiutarlo a ottenere finanziamenti europei, mai arrivati. Nella stessa ricostruzione, Camuz definisce Giorgi un "gran lobbista", un’espressione che riporta il caso alle origini: da questione di lobby trasformata dagli inquirenti in una vicenda di corruzione che, sul piano processuale, non risulta ancora provata. 

Monica Bellini, il mandato europeo e la consegna negata

Nel capitolo italiano rientra anche la posizione della commercialista della famiglia Panzeri Monica Bellini, finita per un giorno a San Vittore e poi due settimane ai domiciliari in esecuzione di un mandato d’arresto europeo. I giudici milanesi, dopo aver chiesto ulteriore documentazione al Belgio senza ottenerla, negarono la consegna ritenendo la richiesta "assai vaga". Bellini risulta indagata insieme a Panzeri, Giorgi, Eva Kaili e numerose altre persone nell’inchiesta belga, che a tre anni dall’avvio viene descritta come ancora lontana da una conclusione. 

Ora De Pasquale e Vassena chiedono alla gip Angela Minerva di archiviare l’inchiesta su Equality, dopo che ad aprile 2024 era già arrivata l’archiviazione per un altro filone: quello sui 50mila euro che, secondo quanto verbalizzato da Panzeri, sarebbero stati consegnati nel 2018 dal Qatar all’assistente di Susanna Camusso per la campagna alla presidenza del sindacato mondiale dei lavoratori; l’ex segretaria generale della Cgil era stata indagata per corruzione e poi prosciolta.

Il voto dell'Eurocamera sulla rimozione dell'immunità per le dem Moretti e Gualmini

Sul piano politico, intanto, a Bruxelles il caso continua a produrre scosse: è atteso un voto dell’Eurocamera sulla rimozione dell’immunità per le eurodeputate Pd Alessandra Moretti ed Elisabetta Gualmini, richiesta dagli inquirenti belgi su elementi che vengono descritti come di dubbia certezza, con orientamenti diversi in commissione. Dopo il fermo di un poliziotto accusato di aver passato informazioni ai giornalisti prima degli arresti di dicembre 2022, l’eurodeputato Pd Sandro Ruotolo ha chiesto "una riflessione seria e responsabile" sugli "interrogativi gravi sulle modalità con cui è stata condotta l’indagine", per il rischio di "compromettere lo Stato di diritto e la credibilità stessa delle istituzioni europee". 

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