Sicurezza a Milano, il Pd: “Il 90% della spesa è coperta dal Comune. Stato e Regione mettono solo 5 milioni”

Gli esponenti dem milanesi spiegano: Palazzo Marino investe oltre 57 milioni nel 2026 mentre i trasferimenti statali e regionali restano marginali

di Giorgio d'Enrico
Esercito in Stazione Centrale a Milano (LaPresse)
Milano

Sicurezza a Milano, il Pd: “Il 90% della spesa è coperta dal Comune. Stato e Regione mettono solo 5 milioni”

Nel biennio appena trascorso gli investimenti per la sicurezza urbana a Milano sono aumentati di circa il 30%, e il 90% della spesa complessiva è sostenuta direttamente dal Comune. Lo hanno spiegato la senatrice Simona Flavia Malpezzi, la deputata Lia Quartapelle, Beatrice Uguccioni (capogruppo Pd in Consiglio comunale), il presidente della Commissione Sicurezza Michele Albiani e il segretario metropolitano Alessandro Capelli, intervenuti in conferenza stampa il 5 dicembre per illustrare le politiche adottate da Palazzo Marino.

Per il 2026 il Comune ha messo a bilancio 57,5 milioni di euro: 44,4 milioni di spesa corrente e 13,1 milioni di investimenti. “I finanziamenti statali e regionali sono modesti e invariati. In totale, sono meno di 5 milioni”, sottolineano gli esponenti dem. I trasferimenti dallo Stato ammontano complessivamente a 3,9 milioni di euro, mentre dalla Regione arrivano 725mila euro tra spesa corrente e conto capitale.

Sul fronte del personale, dal 2021 a novembre 2025 il potenziamento della Polizia locale ha portato a 392 nuove unità tra agenti e ufficiali, per un totale di 1.060 assunzioni in quattro anni. L’organico attuale è di 3.152 operatori, con l’obiettivo di arrivare a 3.350 nella primavera 2027.

A livello operativo, il Comune ha sviluppato più linee di intervento: maggiore presenza della polizia di prossimità nei quartieri con pattuglie anche serali e notturne; riorganizzazione delle sedi; aggiornamento della Centrale operativa di via Beccaria; potenziamento della videosorveglianza e delle tecnologie per il rilievo delle infrazioni. Parallelamente sono stati introdotti programmi educativi rivolti ai giovani – dalla sicurezza stradale al contrasto del cyberbullismo – oltre a corsi dedicati alle donne e iniziative per gli anziani contro truffe e scippi. Aggiornato anche il Piano comunale e le procedure operative.

Sul versante legislativo, il Pd ha depositato due proposte di legge. La prima, a firma Serracchiani, Gianassi, Di Biase e Lacarra, punta a “colmare un vuoto normativo sulla vendita di armi – comprese quelle da taglio – ai minori” e introduce tre assi di intervento: il nuovo reato di vendita di armi ai minori, con arresto fino a tre anni e ammenda da 1.000 a 10.000 euro; la responsabilità amministrativa degli enti per le mancate misure di controllo da parte delle aziende; moduli formativi obbligatori nelle scuole sull’uso consapevole delle armi e sulla legalità.

Il secondo intervento normativo, il ddl Verini, è orientato al rafforzamento dei controlli sulle armi da fuoco: accertamenti psico-fisici più rigorosi per il rilascio e il rinnovo del porto d’armi tramite collegi medici Asl; comunicazioni più tempestive sulla compravendita; maggiore tracciabilità tramite sistemi informatici e formazione del personale delle forze dell’ordine. “Le due iniziative, lette insieme, costruiscono una filiera di prevenzione che va dal controllo sul mercato legale alla riduzione della disponibilità illecita”, spiegano gli esponenti del Pd. 

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