Tumore al seno, standardizzare la VAE in Italia: proposte e impegni dal convegno promosso da BD
La Vacuum-Assisted Excision come alternativa alla chirurgia: esperienze a confronto tra Regioni italiane e Regno Unito.
Tumore al seno, standardizzare la VAE in Italia: proposte e impegni dal convegno promosso da BD
Fotografare lo stato della conoscenza e del ricorso alla VAE (Vacuum-Assisted Excision) in Italia, analizzare le differenze nei Percorsi Diagnostico Terapeutico Assistenziali (PDTA) tra le diverse regioni e raccogliere spunti e proposte operative sono stati gli obiettivi della tavola rotonda che, presso lo Sheraton Milan San Siro, ha riunito radiologi, chirurghi, rappresentanti delle associazioni di pazienti e accademici. L’incontro, parte dell’Italian Women’s Health S.O.N.A.R. Summit on Navigating Advanced Radiology promosso da BD, ha permesso di confrontare esperienze e modelli organizzativi internazionali e territoriali, offrendo un’occasione di dialogo qualificato e costruttivo. Durante i lavori sono stati inoltre presentati i risultati preliminari della ricerca condotta dalla SDA Bocconi School of Management che hanno evidenziato i vantaggi economici e le preferenze delle pazienti rispetto alla VAE, fornendo strumenti di rilievo per decisori nazionali e regionali, aziende sanitarie e team multidisciplinari impegnati sul campo.
VAE come vera alternativa terapeutica
Il dibattito ha messo in luce come la VAE non sia soltanto una tecnica diagnostica, ma una reale alternativa terapeutica, sempre più richiesta dalle donne. Clinici, accademici e rappresentanti delle associazioni hanno sottolineato il valore della VAE in termini di efficacia, sicurezza e sostenibilità, ribadendo la necessità di percorsi condivisi e multidisciplinari che possano renderla uno standard anche in Italia, seguendo l’esempio del Regno Unito. Il messaggio emerso dal Summit è chiaro: integrare la VAE nei percorsi di cura significa migliorare la qualità di vita delle pazienti, ridurre gli interventi chirurgici non necessari e rendere più efficiente l’intero sistema sanitario. Da questa occasione di confronto sono scaturite non solo riflessioni, ma anche proposte e impegni concreti.
I relatori della tavola rotonda “VAE - Non solo diagnosi e trattamento: le alternative possibili e la preferenza delle donne”
A prendere parte all’iniziativa sono stati: Gianfranco Scaperrotta Direttore S.S. di Diagnostica Senologica dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, Nisha Sharma Direttrice del Programma di Screening Mammario per Leeds e Wakefield – UK, Secondo Folli Direttore S.C. Chirurgia Generale Oncologica 3, Senologia dell’Istituto dei Tumori di Milano e Presidente dell’Associazione Nazionale Italiana Senologi Chirurghi, Francesca Caumo Direttrice dell’U.O.C. Radiologia Senologica dell’Istituto Oncologico Veneto di Padova e Vicepresidente/Consigliere SIRM – Società Italiana di Radiologia Medica e Interventistica, Francesca Catalano Direttrice dell’unità operativa complessa multidisciplinare di Senologia dell’azienda ospedaliera Cannizzaro di Catania, Valeria Romeo Ref. U.O.S.D. Rad. Materno-Infantile dell’A.O.U. Federico II di Napoli, Loredana Pau Vicepresidente e Coordinatrice rete associativa Europa Donna Italia, Adele Patrini Presidente del Centro Ascolto Operate al Seno - CAOS e Carla Rognoni - SDA Bocconi School of Management.
Proposte concrete per la standardizzazione della VAE in Italia
Nel corso del dibattito Gianfranco Scaperrotta (Istituto Nazionale dei Tumori) ha sottolineato come oggi la VAE in Italia sia di fatto un «percorso a persona», dipendente dalla convinzione del singolo chirurgo e dall’organizzazione del centro, evidenziando l’assenza di una metodologia condivisa nazionale. Ha ribadito che senza il coinvolgimento attivo della chirurgia, la VAE rischia di restare confinata a pochi poli di eccellenza. In questa prospettiva ha proposto di partire dai centri di riferimento, creando reti regionali di trasferimento di competenze per consolidare know-how, sicurezza e qualità prima di un’estensione territoriale capillare.
A questo quadro si è collegata Nisha Sharma (Direttrice del Programma di Screening Mammario per Leeds e Wakefield – UK ) che richiamando l’esperienza britannica — dove il rischio di sovratrattamento ha portato alla definizione di linee guida nazionali e a un approccio strutturalmente multidisciplinare — ha mostrato come indicatori di performance, investimenti in formazione e coinvolgimento delle pazienti abbiano reso la VAE un’alternativa riconosciuta alla chirurgia. Ha quindi proposto di costituire anche in Italia un gruppo di lavoro nazionale con key opinion leader, società scientifiche e associazioni, in grado di raccogliere dati coordinati, produrre raccomandazioni condivise e guidare un’evoluzione culturale e organizzativa simile a quella britannica.
Secondo Folli (Presidente dell’Associazione Nazionale Italiana Senologi Chirurghi) ha posto l’accento sulle lesioni B3, oggi spesso trattate chirurgicamente, mostrando come la VAE sia in grado di ottenere lo stesso risultato diagnostico in modo meno invasivo, liberando risorse operatorie. Ha insistito sul valore sociale e organizzativo della metodica e proposto la creazione di centri regionali di riferimento per la VAE, utili a garantire massa critica, qualità dei risultati e omogeneità di pratica su tutto il territorio.
Un ulteriore tassello è arrivato da Francesca Caumo (Istituto Oncologico Veneto e Vicepresidente/Consigliere SIRM) che ha ribadito la necessità che il radiologo senologo assuma un ruolo sempre più interventista, sottolineando l’importanza di regole condivise, strumenti adeguati, standard tecnici e capacità manuale per evitare variabilità di esecuzione. Ha proposto di investire su percorsi formativi pratici e su un coinvolgimento dei radiologi anche nei tavoli organizzativi, affinché dati, tecnologie e percorsi vengano costruiti in chiave di sostenibilità clinica, sociale ed economica.
A portare la prospettiva territoriale è stata Francesca Catalano (Azienda ospedaliera Cannizzaro di Catania) che ha ricordato come la VAE sia stata da poco inserita nel nuovo PDTA regionale siciliano e come la sua introduzione richieda investimenti, formazione e coinvolgimento delle direzioni aziendali, evidenziando il beneficio sulla riduzione delle liste d’attesa e sul miglior uso delle sale operatorie. Ha proposto di coinvolgere formalmente gli assessorati regionali, individuando referenti istituzionali dedicati a comprendere e tradurre i vantaggi economici e organizzativi della metodica, come avvenuto per le breast unit.
In continuità con questa prospettiva si è espressa Valeria Romeo (A.O.U. Federico II di Napoli) che dall’esperienza campana ha evidenziato segnali di apertura verso la radiologia, legati alla necessità di concentrare le sale operatorie sulle patologie maligne e di condividere linee guida costruite con un approccio realmente multidisciplinare. Ha proposto la creazione di gruppi regionali di scambio di competenze, accelerando una diffusione uniforme delle pratiche cliniche e puntando su tecnologie diagnostiche innovative.
Lo studio condotto da SDA Bocconi ha visto la collaborazione attiva di Europa Donna Italia che con la sua vicepresidente, Loredana Pau, ha illustrato come, nonostante la complessità del tema, ci sia stata un’alta partecipazione al questionario da parte delle donne interpellate. I risultati hanno rafforzato la consapevolezza sull’importanza dell’informazione come base per un percorso terapeutico consapevole nelle breast unit. Pau ha ricordato il ruolo fondamentale delle associazioni nella redazione dei PDTA e nella tutela dell’accesso ai servizi che dovrebbe rappresentare lo standard. Ha proposto di declinare i processi a livello regionale, superando logiche a silos, con tavoli di professionisti qualificati per raccogliere e diffondere best practice replicabili a livello nazionale.
Su un piano più culturale e sociale è intervenuta Adele Patrini (Presidente C.A.O.S.) che ha posto l’accento sulla sostenibilità sociale, sulla necessità di una comunicazione chiara e sul passaggio da un welfare state a una welfare community, in cui la cittadinanza partecipi alla promozione della salute. Ha proposto di fondare linee guida su ricerca e comparazione, e di utilizzare circular regionali come strumenti di diffusione e replicazione di modelli di eccellenza.
Infine Carla Rognoni (SDA Bocconi) ha ricondotto il tema sul piano dell’evidenza, presentando dati preliminari che mostrano la riduzione dei costi e i benefici organizzativi della VAE, che libera sale operatorie e migliora gli outcome,. Ha proposto di predisporre dossier tecnico-economici per le sedi decisionali aziendali e regionali, seguendo modelli come quello toscano che integra la qualità della vita nelle valutazioni economiche.