Alpine e le donne in gara: storia e futuro al Goodwood Revival

Al Goodwood Revival, Alpine celebra i suoi 70 anni e il ruolo decisivo delle donne nel motorsport, dalle leggende del rally ai talenti della F1 Academy.

Di Ludovica Irace
Auto e Motori

Goodwood torna a vestirsi di storia e passione. Dal 12 al 14 settembre, il Revival farà rivivere non solo l’epopea delle corse d’altri tempi,

ma anche un capitolo fondamentale della cultura automobilistica: quello che unisce Alpine e il successo delle donne nel motorsport. La casa francese festeggia infatti i suoi 70 anni con una mostra speciale all’Earl’s Court Motor Show, dove le auto più iconiche della marca saranno protagoniste insieme a chi, al volante, ha scritto pagine indimenticabili.

L’omaggio non riguarda solo i motori, ma soprattutto le persone. Michèle Mouton, che con la Berlinette A110 ha iniziato la carriera che l’avrebbe consacrata come leggenda dei rally, sarà celebrata insieme a Marianne Hoepfner, pioniera che nel 1974 ha affrontato il Press On Regardless negli Stati Uniti. Accanto a loro, due figure simbolo di Le Mans: Marie-Claude Beaumont e Lella Lombardi, donne che hanno saputo portare l’A441 C Renault fino al cuore dell’endurance internazionale.

In quell’epoca il motorsport era un territorio dominato dagli uomini, ma Alpine ha avuto il coraggio di offrire un volante anche a chi non voleva restare spettatrice. Quelle scelte visionarie hanno lasciato un’eredità che oggi si rinnova con la F1 Academy e con l’Alpine Academy, incubatore di talenti femminili che vuole rendere naturale ciò che un tempo era straordinario. A Goodwood ci saranno due simboli di questo percorso: Nina Gademan, 21 anni, nuova promessa della monoposto, e Sukhmani Khera, tredicenne astro nascente del karting britannico. Due generazioni diverse ma unite da una passione che sembra non conoscere confini.

Accanto a loro, il volto manageriale e al tempo stesso sportivo di Alpine UK, Nicola Burnside. Direttrice del marchio sul mercato britannico, Burnside non ha mai rinunciato al richiamo della pista, correndo in circuiti leggendari come Silverstone, Le Mans e Nürburgring. La sua presenza a Goodwood ha il valore di un ponte ideale tra le pionieristiche sfide di ieri e le nuove opportunità di domani.

La mostra porterà al centro tre vetture che condensano l’essenza del marchio. La prima è la Berlinette A110 del 1973, auto che non solo regalò ad Alpine il primo titolo mondiale rally, ma che rimane ancora oggi sinonimo di agilità e leggerezza. Poi l’A441 C, prototipo nato per Le Mans nel 1975, con cui Beaumont e Lombardi hanno dimostrato che il talento non ha genere. Infine, il futuro: la nuova Alpine A390, fastback elettrica da 470 cavalli e tre motori, con autonomia da 555 km e un sistema di torque vectoring che la proietta tra le sportive a batteria più avanzate del mercato.

È difficile immaginare un palcoscenico più adatto di Goodwood per presentare questa transizione. Da un lato le auto che hanno scolpito l’identità di Alpine, dall’altro un modello che segna l’inizio di una nuova era. Il passato e il futuro si guardano negli occhi, con il Revival che diventa il luogo perfetto per raccontare come la passione possa sopravvivere al tempo, cambiando forma senza perdere intensità.

Per Nicola Burnside, la chiave di tutto è racchiusa nella capacità di Alpine di restare fedele ai propri valori. «Alpine è sempre stata sinonimo di leggerezza, agilità e competizione, oltre che superamento dei limiti e apertura di nuove prospettive. Al Goodwood Revival, siamo orgogliosi di celebrare 70 anni di DNA sportivo attraverso tre modelli che incarnano il nostro percorso: dall’A110 che ha conquistato le tappe del rally, all’A441 C di Le Mans, fino ad A390, che porta lo spirito della marca nell’era elettrica».

Dietro queste parole c’è la consapevolezza che la vera eredità non è fatta solo di titoli e vittorie, ma di esempi capaci di ispirare. Perché se oggi una giovane come Nina Gademan può sognare la Formula 1, o una ragazzina come Sukhmani Khera può immaginare di diventare professionista del karting, lo si deve anche a chi, cinquant’anni fa, ha avuto il coraggio di abbattere le barriere. Goodwood, con la sua atmosfera sospesa tra passato e presente, non poteva che essere il palcoscenico ideale per questo tributo.

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