Auto UE: addio allo stop termico, sì a e-fuel e ibride dopo il 2035
La Commissione UE rivede i piani: stop all’obbligo del 100% elettrico, spazio a ibride e carburanti alternativi. In arrivo 1,8 miliardi per le batterie UE.
La Commissione Europea ha ufficialmente presentato oggi il nuovo Pacchetto Automobilistico, una manovra legislativa ed economica destinata a ridisegnare il futuro della mobilità nel Vecchio Continente.
L'annuncio segna un cambio di passo decisivo rispetto alle politiche precedenti: se l'obiettivo finale rimane la neutralità climatica entro il 2050, la strada per raggiungerla diventa ora più flessibile e attenta alle esigenze dell'industria.
Il settore auto, da decenni pilastro dell'economia europea e fonte di milioni di posti di lavoro, sta attraversando una trasformazione epocale. In risposta alle pressanti richieste dei produttori e alle mutate condizioni geopolitiche, Bruxelles ha scelto di adottare un approccio basato sul pragmatismo e sulla neutralità tecnologica. Come dichiarato dalla Presidente von der Leyen, l'obiettivo è coniugare "Innovazione, mobilità pulita e competitività", mantenendo l'Europa in prima linea nella transizione globale ma senza soffocare il tessuto produttivo sotto il peso di vincoli irrealizzabili.
Revisione degli standard CO2: non solo elettrico nel 2035
La novità più rilevante del pacchetto riguarda la revisione degli standard sulle emissioni di CO2 per auto e furgoni. Il dogma del "tutto elettrico" viene superato da una nuova flessibilità normativa. Dal 2035 in poi, le case automobilistiche dovranno rispettare un obiettivo di riduzione delle emissioni del 90% (e non più del 100% come inizialmente previsto).
Questa modifica apre uno scenario completamente nuovo: il restante 10% delle emissioni potrà essere compensato attraverso l'utilizzo di acciaio a basse emissioni di carbonio "Made in the Union", oppure tramite l'impiego di e-fuel e biocarburanti. In termini pratici, ciò significa che la tecnologia del motore a combustione non scomparirà del tutto. Veicoli ibridi plug-in (PHEV), range extender e ibridi lievi ("mild hybrid") potranno continuare a essere commercializzati e a svolgere un ruolo chiave anche dopo la fatidica data del 2035, affiancandosi ai veicoli completamente elettrici (EV) e a quelli a idrogeno. Questa apertura risponde alla necessità di garantire una transizione più morbida e diversificata, riducendo la dipendenza da un'unica soluzione tecnologica.
Flessibilità e incentivi per il 2030
Per sostenere i produttori nel breve-medio termine, la Commissione ha introdotto meccanismi di flessibilità anche per gli obiettivi intermedi del 2030. Viene istituito il sistema di "banking e prestiti" (banking and borrowing) per il triennio 2030-2032, permettendo alle aziende di gestire meglio i crediti di emissione.
Un'attenzione particolare è stata rivolta al segmento dei veicoli commerciali leggeri, dove l'elettrificazione procede più a rilento rispetto alle autovetture. L'obiettivo di riduzione della CO2 per i furgoni al 2030 è stato rivisto al ribasso, passando dal 50% al 40%. Inoltre, per incentivare la produzione locale di veicoli accessibili, sono previsti "super crediti" per le case che produrranno piccole auto elettriche all'interno dell'Unione Europea prima del 2035. Questa misura mira a stimolare l'offerta di modelli economici, cruciali per la diffusione di massa della mobilità elettrica.
Battery Booster: 1,8 miliardi per l'indipendenza strategica
Consapevole che la transizione ecologica non può prescindere dall'indipendenza tecnologica, la Commissione ha lanciato il programma Battery Booster. Con una dotazione di 1,8 miliardi di euro, l'iniziativa punta a creare una catena del valore della batteria interamente europea, riducendo la dipendenza dai fornitori asiatici dominanti.
Di questi fondi, ben 1,5 miliardi saranno destinati a prestiti senza interessi per i produttori europei di celle per batterie. L'obiettivo è duplice: migliorare la competitività dei costi del settore e assicurare catene di approvvigionamento resilienti e sostenibili. Si tratta di una mossa strategica per il "derisking", ovvero la riduzione dei rischi legati alle forniture esterne, garantendo che il cuore dei veicoli elettrici futuri sia "Made in the EU".
Meno burocrazia con l'Automotive Omnibus
Per recuperare competitività, l'Europa scommette anche sulla semplificazione amministrativa. Il nuovo strumento, denominato Automotive Omnibus, è progettato per alleggerire il carico burocratico che grava sui produttori. Le stime della Commissione prevedono che queste misure porteranno a un risparmio per le imprese di circa 706 milioni di euro all'anno.
Il piano prevede la riduzione della legislazione secondaria e la semplificazione dei test per l'omologazione di nuovi furgoni e camion passeggeri, senza però abbassare gli standard ambientali e di sicurezza. Viene inoltre introdotta una nuova categoria di veicoli: le "Small Affordable Cars" (auto elettriche fino a 4,2 metri di lunghezza). Questa classificazione permetterà agli Stati membri e ai comuni di creare incentivi mirati, favorendo la domanda di veicoli urbani a zero emissioni prodotti in Europa.
Flotte aziendali e trasparenza per i consumatori
Il pacchetto agisce non solo sull'offerta, ma anche sulla domanda. Un ruolo cruciale sarà giocato dai veicoli aziendali, per i quali vengono fissati obiettivi nazionali vincolanti. Le grandi aziende saranno tenute ad adottare quote crescenti di veicoli a zero e basse emissioni. Poiché le auto aziendali percorrono chilometraggi elevati e alimentano il mercato dell'usato dopo pochi anni, questa misura accelererà il rinnovo del parco circolante a beneficio di tutti i consumatori.
Infine, per garantire la massima trasparenza, la Commissione aggiornerà le norme sull'etichettatura delle auto, fornendo agli acquirenti informazioni complete e armonizzate sulle reali emissioni dei veicoli al momento dell'acquisto. Con queste misure, l'Europa cerca di tracciare una nuova rotta: ambiziosa negli obiettivi climatici, ma decisamente più realistica e industriale nei metodi per raggiungerli.